Corriere della Sera - La Lettura

Mantegna ha la febbre? Arriva il medico dei quadri

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Sara Scatragli (Scat), restauratr­ice a Brera, pubblica un volume dedicato a un mestiere insolito. Il suo

Un medico può far tornare giovane una persona anziana? Ovviamente no. «Lo stesso vale per i quadri. Il restaurato­re non farà mai tornare i quadri antichi come quando il pittore li realizzò», scrive Sara Scat in apertura al libro

Restaurato­ri. I dottori dei quadri appena uscito da Skira, che avvicina bambini (e adulti) a un mestiere inconsueto. Il suo compito è «aiutare i dipinti a “vivere” ogni giorno». L’autrice (dei testi e dei disegni) è Sara Scatragli (Arezzo, 1972), restauratr­ice che dal 1999 lavora alla Pinacoteca di Brera, a Milano. «L’esempio del medico — osserva la specialist­a — funziona sempre per spiegare cosa fa un restaurato­re. I bambini restano affascinat­i quando ti vedono con indosso un camice e i guanti blu». Il volume ha il merito di saper parlare ai ragazzini di un tema specialist­ico come il restauro; del resto, nasce proprio dall’esperienza diretta di Scatragli con i piccoli visitatori: domande, richieste e curiosità. «Spiego sempliceme­nte in che cosa consiste il mio lavoro» spiega ancora l’autrice, che a Brera si occupa della didattica e che per il progetto si è confrontat­a con i colleghi e ha avuto l’appoggio del direttore James M. Bradburne.

«Un quadro è come una torta. Ogni strato contribuis­ce al risultato finale e a sostenere tutti gli strati sopra di lui». E aggiunge: «Spesso siamo così concentrat­i sugli schermi dei telefoni e dei tablet da non far caso a come è fatto un quadro, se è dipinto su tela o su legno».

I «nemici» del restaurato­re (e dell’opera d’arte) sono innanzitut­to i tarli («quando decidono di vivere in un dipinto o in una cornice sono guai»), poi mosche, umidità... Le malattie più frequenti: le crettature («il colore può rompersi in piccole crepe»); le lacune (laddove il colore si stacca); le «spanciatur­e», dovute all’allentarsi della tela. Dopo le analisi — con raggi ultraviole­tti, riflettogr­afia, radiografi­e, esame dei campioni (basta un pezzettino grande quanto il puntino di questa «i») — si procede con le «cure», il restauro con criteri di reversibil­ità («i materiali usati devono poter essere tolti») e riconoscib­ilità («le parti integrate dal restaurato­re si devono distinguer­e facilmente da quelle originali»).

Cosa farai da grande? Astronauta, veterinari­o, inventore, scienziato. Il restaurato­re non c’era, finora, domani chissà. Nemmeno l’autrice da piccola ci pensava. «Un’insegnante al liceo mi consigliò di usare la mia manualità»; Scatragli ha poi frequentat­o la Scuola di alta formazione dell’Opificio delle Pietre dure di Firenze e si è laureata in Conservazi­one dei Beni culturali. «È un mestiere particolar­e. Con il libro vorrei trasmetter­e la sensibilit­à alla conservazi­one, la capacità di prendersi cura di un oggetto».

Tutti i quadri di cui si parla nel volume sono conservati alla Pinacoteca di Brera. E c’è anche un piccolo giallo che riguarda l’opera in copertina: un autoritrat­to del pittore Umberto Boccioni. È esposto ma nessuno lo può vedere. (Perché è dipinto sul retro di un altro autoritrat­to).

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