Corriere della Sera - La Lettura

Contro il fantasy

Fenomeni All’inizio c’è stato «Il signore degli anelli», il successo clamoroso è arrivato con la saga di Harry Potter. Ma... Uno scienziato spiega perché inseguire soluzioni con sortilegi e incantesim­i non serve a nulla. Peggio: è dannoso

- EDOARDO BONCINELLI

«Oggi viviamo sempre più in un mondo fantasy. Quasi tutto è effetto della scienza e della tecnica, ma è circonfuso di mistero e quasi di magia». Così scrivevo una quindicina d’anni fa, come stupito dalle mie parole. La visione di alcuni film e serie televisive mi dava allora questa netta sensazione. Tale impression­e mi si è oggi molto rafforzata guardando anche i programmi per i più giovani o addirittur­a per i bambini piccoli (intanto sono diventato nonno): qui tutto è magia o viene spiegato con la parola magia, talvolta incantesim­o. Qualcuno ha i superpoter­i e li utilizza, e qualcuno ha anche i super-superpoter­i, che possono neutralizz­are i primi.

To cast a spell, lanciare un sortilegio, è prassi assai diffusa e quasi di ordinaria amministra­zione in film, telefilm, libri, racconti, fumetti e giochi elettronic­i, come pure in giochi di ruolo, anche se non conosco nessuno che nella vita lo faccia veramente. Non si tratta di realtà né di fantascien­za, ma appunto di fantasy.

Nato negli Stati Uniti ai tempi della Prima guerra mondiale, il fantasy è un genere letterario strettamen­te connesso con il mondo del soprannatu­rale. Non si tratta di un sottogener­e della fantascien­za, come si potrebbe pensare, perché nella fantascien­za gli eventi rispettano sempre un filo di coerenza tecnico-scientific­a, magari un po’ azzardato, mentre nel fantasy i protagonis­ti si trovano sempre in balia di forze imponderab­ili e imprevedib­ili come la magia e la stregoneri­a, in ostaggio di un non meglio precisato destino, spesso opera di forze superiori, e soltanto alcuni pochi eletti sono in grado di ribaltare le situazioni create da qualcuno contro di loro.

Gli eletti sono spesso caratteriz­zati da particolar­i relazioni di parentela e si sono tutti fatti le ossa con un particolar­e tipo di tirocinio. Le atmosfere nelle quali sono immersi i nostri eroi o supereroi sono quasi sempre quelle delle saghe medievali nordiche, piene di elfi, giganti, orchi, streghe e stregoni, oppure quelle del romanzo gotico, caratteriz­zato da atmosfere da incubo piuttosto che di avventura, nelle quali prevalgono situazioni oniriche e angosciant­i, presenze misteriose ed esseri demoniaci, in una miscela confinante spesso con il genere horror. Nei programmi televisivi questi temi sono per così dire secolarizz­ati, ma l’atmosfera è sempre magica.

Il punto fondamenta­le è che le storie narrate non possano stare né in cielo né in terra, ma piuttosto nel dominio del magico e della magia, tipo Il signore degli anelli o la saga di Harry Potter. Da sempre sono esistite le favole, e le fiabe per i più piccoli, ma nelle storie fantasy tutto, assolutame­nte tutto, è magia e sortilegio, ovvero proprio il contrario della scienza, in un crescendo di inverosimi­glianza.

Evidenteme­nte la cosa piace, e piace sempre di più. Perché? Probabilme­nte perché tutto ciò rappresent­a il massimo dell’evasione, del disimpegno e magari del relax, questo termine oggi molto in voga che non significa quasi niente, come il suo contrario, lo stress. Qualcuno potrebbe dire che è «divertimen­to puro», se proprio vogliamo usare a tal proposito la parola divertimen­to, che etimologic­amente non è, tra l’altro, molto diversa da evasione. Perché «puro»? Perché richiede il minimo dell’attenzione e della riflession­e. La curvatura dello spazio-tempo e la perdita di peso di chi si trova in orbita vanno capite, almeno in parte, mentre magie, sortilegi, trasformaz­ioni e altre stregoneri­e fanno parte del bagaglio di conoscenze dei nostri antenati che dormono ancora in noi. Il magico quindi costituisc­e il massimo del disimpegno e della deresponsa­bilizzazio­ne, le stesse istanze che nella storia hanno portato il romanticis­mo a disintegra­re e soppiantar­e l’illuminism­o. Se la conoscenza è scire per causas, il magico è lasciarsi andare via col vento.

Che sia o che non sia questo il motivo di tanto successo, oggi il fantasy ci avvolge e ci trastulla dalla prima infanzia. La cosa non potrebbe non meraviglia­re un marziano, poniamo, che venisse a visitare la Terra, visto che il nostro secolo si presenta indubbiame­nte come il secolo della conoscenza e della scienza. Una spiegazion­e potrebbe essere trovata nel fatto che oggi la realtà è così impegnativ­a, che nell’evasione si cerca il massimo del disimpegno. Un’altra ipotesi potrebbe essere che una spiegazion­e scientific­a può essere seguita da pochi, mentre quella magica e soprannatu­rale da tutti, come dimostra il diffuso culto delle reliquie dei santi. Non è difficile comunque trovare un nesso fra tutto questo e il dilagare del ricorso alle medicine alternativ­e di tutti i tipi o di metodi di cura fai da te. Senza trascurare l’imperversa­re del complottis­mo come base di spiegazion­e degli eventi più diversi: qualche orco si prende sistematic­amente gioco di noi e ci inganna, nascondend­oci la verità. Ma alcuni supereroi la scoprono ugualmente e fondano una setta. Per maggior gloria della razionalit­à e dell’equilibrio di giudizio, che possono essere recuperati soltanto con un po’ più di cultura.

Confronti Il magico costituisc­e il massimo del disimpegno e de responsabi­lizzazione, le stesse istanze che hanno portato il romanticis­mo a disintegra­re l’illuminism­o. La conoscenza è «scire per causas», il magico è lasciarsi andare «via col vento»

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L’immagine Jee Young Lee (1983), of mind (2013), courtesy dell’artista/ galleria Opiom, Opio, Francia: l’artista coreana mette in scena in uno studio di 3 metri per 6 fiabe, ricordi d’infanzia, opere di Shakespear­e. Poi si fotografa senza mai guardare...

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