Corriere della Sera - La Lettura
Le identità così elusive anticipano Facebook e i reality
Amo i Sei personaggi di Pirandello perché è un’opera teatrale su come si costruisce un’opera teatrale. Le sei creature incompiute sono quasi degli oggetti trovati, pronti a essere composti in qualcosa d’altro. Sono dei burattini ma al tempo stesso profondamente complessi, spettrali ma del tutto vivi. I riferimenti di Pirandello ai burattini sono interessanti. A 19 anni scriveva alla sorella affermando che la vita è «come un enorme spettacolo di burattini senza connessione o logica». Nell’Enrico IV, un personaggio dice: «Noi altri, invece, siamo qua, vestiti così (…) come sei pupazzi appesi al muro, che aspettano qualcuno che li prenda e che li muova così o così e faccia dir loro qualche parola». Ho sempre pensato che i burattini abbiano un’innocenza e una distanza tali da renderli efficaci nell’illuminare questioni sociali e politiche. Sono capaci di dire la verità in un modo puro, difficile per gli attori umani. Queste qua- lità, oltre alla capacità di trasmettere emozioni, mi hanno spinto a inserire un’ampia varietà di burattini nelle mie performance e installazioni. Pirandello suggerisce che gli attori non possono essere personaggi ideali, perché troppo reali. Non possono raggiungere la perfetta finzione: il loro corpo è troppo terreno.
Le opere di Pirandello anticipano i reality e Facebook sul tema della ricerca di un’identità. Un concetto ancora molto elusivo. In un articolo del 2014, «Perché Facebook ha paura di Pirandello?», Gianni Canova racconta di aver chiesto ai suoi studenti di costruirsi un’identità fittizia su Facebook, basandola sui personaggi di Pirandello. Ma, nota, Facebook, che ribolle di chi si è autoattribuito un’identità diversa da quella reale, ha bloccato questi account, con il messaggio «niente identità fittizie». ( traduzione di
Maria Sepa)