Corriere della Sera - La Lettura

Maestro Angela, dica: ma la Bella Otero?

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Le pagine più belle di queste memorie in vista dei novant’anni (è del 1928) di Piero Angela sono quelle che non ha scritto. Molto più spazio, per esempio, avrebbe meritato la storia di suo padre Carlo, uomo dell’Ottocento, neurologo, militante di Giustizia e Libertà, salvatore di ebrei (alcuni spacciati per pazienti della clinica per malattie mentali che dirigeva), verso il quale l’autore ha sempre provato un po’ di soggezione. Altre pagine molto belle che Angela non ha scritto sono quelle sulla vita quotidiana della Rai a partire da quando i tecnici portavano il camice bianco e le impiegate indossavan­o il grembiule nero con il colletto bianco. Dispiace che non lo abbia fatto e si sia limitato a un brevissimo trailer: «La storia minore della Rai è piena di aneddoti divertenti, ed è un peccato che nessuno li abbia raccolti». Le cose più belle e divertenti delle memorie riguardano la sua vita di inviato a Parigi e poi a Bruxelles per il telegiorna­le. Mi riferisco, per dirne una, al suo breve incontro con la Bella Otero, donna fatale al tramonto sopravviss­uta alla sua leggenda. E valeva qualche parola in più, sempre a proposito di fatalità, anche la ricostruzi­one della vita e delle ultime ore di Mata Hari. In uno dei suoi servizi televisivi, Angela portò a testimonia­re i soldati che eseguirono la sentenza di morte comminata alla celebre spia (quasi tutti i membri del plotone d’esecuzione spararono a lato, Mata Hari fu raggiunta da tre sole pallottole, di cui una, mortale, al cuore). Angela ha preferito insistere sui ritardi italiani nella trasmissio­ne e divulgazio­ne del sapere, campi nei quali si è battuto quasi in solitudine. Sarebbe stato un ottimo superminis­tro della scuola. È stato di più, è stato l’Alberto Manzi (il maestro elementare della television­e, l’ultimo eroe risorgimen­tale che abbiamo avuto) degli istituti medi superiori, dei licei e dell’università. Un padre della patria formato piccolo schermo.

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Piero Angela (Torino, 1928)

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