Corriere della Sera - La Lettura
BARBERIS ESAGERA COME SCIASCIA
Il libro di Mauro Barberis Non c’è sicurezza senza libertà (il Mulino, pp. 136, € 13) ricorda certi interventi di Leonardo Sciascia. Lo scrittore siciliano, da posizioni rigorosamente garantiste, evidenziava gli eccessi dell’antimafia, i rischi che ne derivavano per lo Stato di diritto e i vantaggi che alcuni traevano da una lotta pur sacrosanta. Il giurista dell’Università di Trieste fa lo stesso con l’antiterrorismo: denuncia le violazioni delle libertà individuali, l’inutilità di molte misure, i grandi profitti che ne ricavano le agenzie di sicurezza, pubbliche e private, così come l’industria bellica.
Si tratta di considerazioni in gran parte condivisibili e salutari, come antidoto a una certa retorica securitaria, anche perché argomentate in termini realistici, senza nascondersi dietro petizioni di principio. Barberis ha ragione quando fustiga i provvedimenti di facciata e l’uso abnorme della detenzione senza prove, oppure quando difende il divieto assoluto della tortura rispetto a chi vorrebbe ammetterla in alcuni casi. L’antiterrorismo ha diverse ombre ed è opportuno sottolinearle.
Ciò che appare discutibile è invece il giudizio secondo cui la lotta al jihadismo sarebbe stata nel complesso fallimentare, anzi controproducente. Se i terroristi islamici di Al Qaeda non sono più in grado di compiere attentati come l’11 Settembre e la strage di Atocha, è perché la loro rete ha subito duri colpi. E anche l’Isis, dopo le azioni del Bataclan e di Bruxelles, ha segnato il passo. La minaccia jihadista resta viva, ma il fatto che in Europa si affidi soprattutto a cani sciolti dimostra che le sue capacità scemano e la difficile opera di prevenzione delle forze di sicurezza in parte funziona. Lascia interdetti la tesi di Barberis secondo cui converrebbe «aspettare che la marea si ritiri». Da sola la marea del terrore non cala, anzi potrebbe diventare uno tsunami.