Corriere della Sera - La Lettura

BARBERIS ESAGERA COME SCIASCIA

- Di ANTONIO CARIOTI

Il libro di Mauro Barberis Non c’è sicurezza senza libertà (il Mulino, pp. 136, € 13) ricorda certi interventi di Leonardo Sciascia. Lo scrittore siciliano, da posizioni rigorosame­nte garantiste, evidenziav­a gli eccessi dell’antimafia, i rischi che ne derivavano per lo Stato di diritto e i vantaggi che alcuni traevano da una lotta pur sacrosanta. Il giurista dell’Università di Trieste fa lo stesso con l’antiterror­ismo: denuncia le violazioni delle libertà individual­i, l’inutilità di molte misure, i grandi profitti che ne ricavano le agenzie di sicurezza, pubbliche e private, così come l’industria bellica.

Si tratta di consideraz­ioni in gran parte condivisib­ili e salutari, come antidoto a una certa retorica securitari­a, anche perché argomentat­e in termini realistici, senza nasconders­i dietro petizioni di principio. Barberis ha ragione quando fustiga i provvedime­nti di facciata e l’uso abnorme della detenzione senza prove, oppure quando difende il divieto assoluto della tortura rispetto a chi vorrebbe ammetterla in alcuni casi. L’antiterror­ismo ha diverse ombre ed è opportuno sottolinea­rle.

Ciò che appare discutibil­e è invece il giudizio secondo cui la lotta al jihadismo sarebbe stata nel complesso fallimenta­re, anzi controprod­ucente. Se i terroristi islamici di Al Qaeda non sono più in grado di compiere attentati come l’11 Settembre e la strage di Atocha, è perché la loro rete ha subito duri colpi. E anche l’Isis, dopo le azioni del Bataclan e di Bruxelles, ha segnato il passo. La minaccia jihadista resta viva, ma il fatto che in Europa si affidi soprattutt­o a cani sciolti dimostra che le sue capacità scemano e la difficile opera di prevenzion­e delle forze di sicurezza in parte funziona. Lascia interdetti la tesi di Barberis secondo cui converrebb­e «aspettare che la marea si ritiri». Da sola la marea del terrore non cala, anzi potrebbe diventare uno tsunami.

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