Corriere della Sera - La Lettura
Il teatro delle donne
«Èstrano nel 2017 dover ancora parlare di dare spazio alle donne. Ma le differenze esistono, il tema è di attualità nel nostro Paese e anche all’estero». Esordisce così il neodirettore della Biennale Teatro di Venezia (che si terrà quest’anno dal 25 luglio al 12 agosto), il regista napoletano Antonio Latella.
«Volevamo mettere in mostra la regia — prosegue Latella in questa conversazione con “la Lettura” — e, in un periodo in cui si dice che essa è morta con i grandi maestri del Novecento, abbiamo scoperto che non è così. Anzi. C’è una grande forza nuova, in buona parte fatta da donne che stanno riportando la regia in un luogo di discussione». Spesso alle registe donne, sostiene Latella, non basta essere brave. «Devono avere qualcosa in più, qualcosa dato dalla ricerca di nuovi linguaggi che fondono la tradizione e si muovono in nuovi territori. Le registe che abbiamo invitato in questa edizione, la prima da me diretta, hanno questo valore».
L’accostamento di spettacoli, e quindi la creazione di mini personali, ha evidenziato, prosegue il regista, «che soprattut-
La Biennale di Venezia propone per la prima volta i lavori di nove registe. Il direttore Antonio Latella: «Voci diverse per discutere di creatività». Tre pagine dedicate alla rassegna
to nelle registe donne è più facile, anche in un breve tempo, intravedere la nascita, o meglio, l’evoluzione della poetica, e ovviamente questo ci ha stimolato a dare, per questa nostra prima Biennale, per questa nostra apertura di porte su un quadriennio, il passo di entrata alle registe donne. Molte di loro capaci di evolvere con grande naturalezza, ma al contempo con profondo senso critico, l’unione dei linguaggi che fanno da ponte tra il secolo scorso e questo».
È proprio nella concentrazione di una ricerca di nuovi alfabeti che, «soprattutto nelle registe donne, abbiamo riscontrato un’esigenza, una necessità mai gratuita, mai legata a un bisogno puramente carrieristico, ma una sincera urgenza creativa ». Ognuna di loro, nove in tutto ,« racconta un astoria diversa, dal postmoderno alla capacità dimettere le grammatiche del Novecento nella modernità. Penso a Maria Grazia Cipriani, la prima regista italiana a segnare un nuovo linguaggio con cui si è fatta conoscere in tutto il mondo, emarginata dal teatro istituzionale italiano. Vederla alla Biennale con un trittico ( Biancaneve e Pinocchio, primo agosto; Le mille e una notte, 2 e 3 ago- sto) è importante. Penso anche allo straordinario repertorio musicale della Mahler, che lavora su lirica e teatro; o alla francese Béasse, la regista che ha meno paura della poesia».
Lungo l’arco del festival, una installazione di Katrin Brack, figura importante della scenografia europea e Leone d’oro alla carriera, sarà nel foyer del Teatro alle Tese. «È la prima volta che un riconoscimento così importante viene attribuito a una scenografa e non a una regista. Brack è la dimostrazione che la scenografia è scrittura, non un accessorio. Nel corso della valutazione dei candidati al Leone d’oro, ho scoperto che tutti i nomi erano in qualche modo collegati a lei», ricorda il direttore.
Ma come è nata, Latella, la scelta di questo gruppo di agguerrite narratrici del presente? «È un lavoro che ho fatto insieme a Federico Bellini, il mio drammaturgo. Alcune le conoscevamo già, altre sono state lunghe ricerche notturne e poi viaggi per vederle sul territorio, per vedere il loro rapporto col pubblico. Abbiamo cercato artiste che non fossero mai state in Italia per offrire qualcosa di nuovo».