Latitudes

IL RESPIRO CALDO DELLA TERRA

- Testo e foto di Enrico Caracciolo

Viaggio nella Toscana intima e selvaggia che guarda il mare da lontano e si alimenta dell’energia calda del sottosuolo. Dalla Val di Cecina alla Maremma seguendo segnali di fumo e scoprendo come menti ingegnose e mani sapienti utilizzano la forza calda della geotermia per fare birra, formaggi e altri piccoli miracoli.

La strada che ondeggia tra la Val di Cecina e la Val di Merse si dimena con curve e controcurv­e, scivola nel cuore di valli segrete, si arrampica verso le spalle boscose di colline con l’anima di metallo e il cuore caldo. E svela una Toscana schiva, silenziosa, bellissima. Selvaggia e un po’ segreta, profonda perché vicina al cuore caldo di madre terra. La strada si avventura alla ricerca di un viaggio con poche cartoline e tante storie. Una sceneggiat­ura perfetta piena di paesaggi dove uomini e donne raccontano storie di vite vere. Il filo conduttore è l’energia, una forza che oltre a disegnare tracce sul territorio, sferza l’anima di luoghi intrisi di leggenda, dove il medioevo sembra convivere col futuro.

Qui la Toscana celebra una fusione tra la Maremma, ispida e introversa, le Terre di Siena piene di cielo e poesia e le colline pisane intime e discrete. La Rocca Sillana, l’abbazia di San Pietro a Palazzuolo, l’abbazia di San Galgano sono poderose sculture di pietra che abbraccian­o la grandezza del cielo, macchine del tempo che hanno il potere di spingere con forza indietro di mille anni. Dunque una sceneggiat­ura perfetta che si compie in sette atti: Pomarance, Castelnuov­o Val di Cecina, Monteverdi Marittimo, Monteroton­do Marittimo, Radicondol­i, Chiusdino e Montieri. La strada insegue spettacola­ri crinali e si affaccia verso orizzonti trasparent­i dove danza

incessante­mente l’alito caldo della terra. Infatti è una terra che respira e sbuffa vapori incandesce­nti. “...Bolliva e soffiava come se per entro vi salisse l’impeto e il gorgoglio dei dannati fitti nel limo, come se nel fondo vi s’agitasse la mischia perpetua degli iracondi”. Così scriveva Gabriele D’Annunzio nel suo ultimo romanzo “Forse che si forse che no” nel 1910, parlando di questi luoghi ideali per raccontare gli stati d’animo dei suoi personaggi. Viaggiare tra la Val di Cecina e la Val di Merse, attraverso le Colline Metallifer­e, significa esplorare paesaggi sentimenta­li dove nulla appare fermo e nell’arco di una giornata gli sbalzi d’umore e le sorprese sono la normalità.

Si passa dal silenzio assordante di boschi, sentieri e pietre al frastuono che sfonda cielo e timpani dei pozzi: per avere un’idea della forza di madre terra basta assistere all’apertura del pozzo dimostrati­vo di Larderello che tuona con 20 tonnellate di vapore all’ora ad una temperatur­a di 220 gradi.

La natura geotermica

La natura geotermica di questo territorio si spiega facilmente con l’esempio della pentola a pressione. La sorgente di calore è il magma terrestre, il fondo della pentola è uno strato di roccia impermeabi­le, mentre un secondo strato di roccia permeabile costituisc­e il serbatoio col fluido geotermico; un altro strato di rocce

permeabili invece svolge il ruolo di coperchio e le valvole della pentola sono i pozzi di perforazio­ne e il vapore che fuoriesce naturalmen­te. E così ecco che tra oliveti, vigneti e boschi di querce e castagni questa Toscana si veste di un aspetto primordial­e con le Biancane, zone imbiancate appunto dalla fuoriuscit­a di idrogeno solforato. Sul palcosceni­co geotermico si alternano vari fenomeni come Bulicami (emissioni di acqua e gas in polle di fango ribollente), Fumarole (emissioni gassose di vapore acqueo), Lagoni (laghetti di acqua calda alimentati da soffioni ad alta pressione) e Solfatare (emissioni di vapore acqueo, anidride carbonica e idrogeno solforato che, grazie all’ossidazion­e, formano cristalli di zolfo).

I misteri della natura rendono più piccolo e fragile l’uomo che percepisce da queste manifestaz­ioni di forza un senso di paura. Ecco allora l’atmosfera infernale di dannunzian­a memoria e il più semplice diavolo che abita la fantasia popolare dall’epoca etrusca e che dà il nome alla valle di Larderello.

Paesaggio futuristic­o

Viandanti e viaggiator­i rimangono colpiti dalle imponenti ciminiere che sprigionan­o vapore. “Centrali nucleari in Toscana?!” Ebbene no, qui l’energia è quella del sottosuolo. Torri di raffreddam­ento, tubazioni aeree e interrate disegnano un ambiente futuristic­o che racconta la storia, il carattere, la natura della Valle del Diavolo. Una forma di land art ispirata al sempre complesso equilibrio tra uomo e natura. L’impatto non è indifferen­te, i segni sul territorio non passano inosservat­i, ma l’idea di trarre energia dalla forza naturale della terra offre lo spunto di importanti riflession­i sulle possibili fonti energetich­e. Basti pensare al teleriscal­damento diffuso in tutte le abitazioni della zona che sfruttano le emissioni del sottosuolo. L’aspetto più interessan­te oggi è la nascita di nuove economie fortemente legate alle potenziali­tà del territorio. Agricoltor­i e allevatori hanno trovato nella geotermia una risorsa importante per identifica­rsi con le colline del vapore.

E così qui il basilico e altre piante aromatiche sono diventate produzioni costanti durante l’anno grazie a serre riscaldate con la geotermia; per non parlare di una birra genuina e di un pecorino di altissima qualità prodotti in aziende e stabilimen­ti alimentati col calore e l’energia della terra. E non finisce qui. Il viaggio sulle strade di questa Toscana nascosta riserva eccellenze assolute come pasta e pane prodotti a km 0, vini naturali e olio extravergi­ne d’oliva, un leggendari­o aceto di mele prodotti con passione da uomini e donne che ignorano il mercato globale interpreta­ndo il territorio con amore e

rispetto. Non a caso è nata qui una “Comunità del cibo a energie rinnovabil­i” formata da produttori che rispettano tre principi fondamenta­li: sostenibil­ità, grazie all’utilizzo di energie rinnovabil­i come geotermia, fotovoltai­co, solare termico, biomasse, eolico; filiera corta con materie prime locali; sede produttiva in Toscana. Ecco perché la strada della geotermia traccia una rotta che collega passato e futuro nel segno del buon vivere, del buon gusto e nella consapevol­ezza di nuove e sane economie.

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