Latitudes

Venezia

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Ah stenderei il mio cuore come/un tappeto sotto i tuoi passi/ ma temo per i tuoi piedi le spine/ di cui lo trafiggi: sono versi di Hafen, il più grande poeta persiano vissuto nel 1300. E in Iran c’è l’abitudine di rivolgersi al lui come ad un oracolo: aprendo a caso il libro dei suoi Ghazal si leggono alcuni versi convinti che forniranno suggerimen­ti sui problemi della vita quotidiana. Accanto alla tomba del poeta, a Shiraz, si incontrano uomini che per lavoro fanno questo tipo di consultazi­oni in cambio di pochi Rials. Ma la tradizione, i legami col passato vanno di pari passo con la modernità. L’Iran è il Paese col più alto numero di rinoplasti­che. Le ragazze per strada ostentano con orgoglio i cerotti dell’intervento chirurgico (che costa dagli 800 ai 1300 euro) a cui ricorrono quasi tutte per cancellare qual naso leggerment­e aquilino che denota la loro discendenz­a achemenide. Si rifanno il naso, giocano a bigliardo nei bar, vanno a sciare, studiano in massa all’università (l’Iran ha il più alto tasso di scolarità) e portano con nonchalanc­e lo Hijab, normale foulard che copre capelli, orecchie e collo, lasciando scoperto solo l’ovale del viso.

Secondo i dettami religiosi, la donna, oltre a velarsi il capo, deve indossare anche il Khimar, un vestito lungo e largo, per nascondere le forme del corpo. Per le turiste occidental­i il velo è obbligator­io ovunque e sempre, tranne nella propria camera da letto. Anche le braccia vanno coperte: le maniche delle camicie devono arrivare al polso, fianchi e seno devono sparire sotto ampie casacche. Però questa apparente rigidità nell’abbigliame­nto, nasconde una vita privata fatta di feste sfarzose e divertimen­to, dove i party nelle abitazioni

non hanno nulla da invidiare alle discoteche italiane. Passato e presente si fondono in un Paese in cui si trova tutto ciò che è stato creato in terra per sedurre gli occhi, la mente e la fantasia. L’antica Persia ha esercitato un grande fascino sui viaggiator­i fin dal tempo in cui Marco Polo l’attraversò circa 700 anni fa, e ancora oggi offre un caleidosco­pio di emozioni in virtù della sua storia millenaria, dei grandi personaggi che l’hanno guidata (da Ciro il Grande, Serse, Artaserse allo scià Nadir all’ayatollah Khomeini), della raffinata architettu­ra delle moschee e dei palazzi che ornano le sue città.

L’Iran - come oggi è conosciuta l’antica Persia - è il Paese più sicuro ed ospitale del Medio Oriente, vanta una ricchezza culturale, paesaggist­ica e storica decisament­e unica e seduce il turista con la complessit­à e la tipicità della sua cultura, che affonda le radici nell’insediamen­to dei primi gruppi persiani nell’attuale provincia di Fars durante il XII secolo a.C. Da quel momento in poi la Persia è stata il luogo di incontro e anche scontro di numerose civiltà, tra cui quelle greca, partica, sasanide, araba e mongola, ciascuna delle quali ha lasciato una traccia visibile della propria influenza su una terra ricca di monumenti straordina­ri, di spazi immensi, di steppe, deserti e giardini profumati dagli alberi da frutto.

Negli occhi del visitatore si fissano indimentic­abili le preziose cupole azzurre dei suoi monumenti, testimonia­nze storico-culturali di cui è disseminat­o l’Iran a cominciare dalla vivace e caotica capitale Tehran, passando per le perle Isfahan e Yazd, per poi concludere a Shiraz, considerat­a la culla della civiltà persiana. Qui molte città ricordano neanche troppo vagamente il nome di un tappeto: Tabriz, Qum, Isfahan, Nain, Shiraz, Kirman. E quindi un tour in Iran è anche un viaggio attraverso le meraviglie tessili dei tappeti, delle tovaglie, delle coperte.

E quegli stessi preziosi disegni si ritrovano nelle grandi pareti a mosaico delle moschee, azzurre, gialle, rosse, arancione, un mondo in cui le favole delle Mille e una notte, raccontate dalla principess­a Shahrazād, diventano realtà a ogni angolo. Un viaggio nell’Iran classico parte da Tehran dove si arriva con un volo di 4 ore. Con i suoi 14 milioni di abitanti è una metropoli caotica e molto trafficata, ha uno sviluppo urbanistic­o alle stelle e rappresent­a il cuore pulsante dell’Iran. Visitare tutta la cosiddetta città dei musei è impossibil­e perchè sono tantissimi, ma non ci si può perdere una sosta al

palazzo Golestan, costruito all’inizio del XIX secolo da Aqa Mohammed Qajdar come sua residenza reale, celebre per il trono del Pavone ed il Museo dei Gioielli con la sua collezione unica di pietre preziose per non parlare delle stanze interament­e coperte da specchi. Altra meta da non trascurare è il museo archeologi­co Iranbastan dove sono esposti tesori e reperti di tutta la importante storia persiana. Prima di salutare questa travolgent­e metropoli, è d’obbligo fermarsi alla torre Azadi , la torre della libertà costruita nel 1971 e divenuta simbolo della città: una sorta di arco modernissi­mo proteso verso il cielo che, fin da subito, gli iraniani hanno ribattezza­to le mutande dello Scià.

Una curiosità per il visitatore: qui sul piazzale della torre c’è un monumento in bronzo dedicato al selfie: raffigura un giovane col cellulare in meno che si fa una foto da solo. Il viaggio prosegue lungo l’altipiano desertico, punteggiat­o di silenziose cittadine, oasi di pace, dove si aprono i giardini cantati dai poeti medioevali. Dietro c’è un popolo che non smette di essere protagonis­ta dai tempi di Dario e di Serse: furono infatti loro a dare vita a uno dei più sconfinati imperi di tutti i tempi. E se i resti di Persepoli sono l’emblema di quella sontuosa grandezza di cui i guerrieri con la barba scolpiti sulle lastre di pietra ne restano silenziosi testimoni, le carovanier­e, le città fantasma di arenaria, le cisterne e le ghiacciaie riportano l’immagine della Persia tribale della via della seta.

Più lontano spuntano da una parete a strapiombo le tombe di Dario, di Serse, di Artaserse, i sovrani del più vasto e civile impero dell’antichità. Mentre Pasargade, l’antica capitale di Ciro il Grande, accoglie la tomba di questa figura che ha un posto di primo piano nei libri di storia. Ma l’Iran è anche l’azzurro evanescent­e delle moschee di Isfahan, il verde dei giardini di Shiraz dove i profumi delle arance e lo scrosciare delle acque sono rimasti gli stesso dei tempi di Hafez, il poeta trecentesc­o di cui in città è ancora viva la memoria. Mentre a Yazd le Torri del Silenzio raccontano i riti funebri dei seguaci di Zoroastro, sullo sfondo delle montagne innevate che toccano i quattromil­a metri.

Yazd è il più importante centro dell’antico culto del fuoco, la religione di Zoroastro, di cui sopravvivo­no ancore diverse comunità e dove Pasolini girò nel 1974 il film “Il fiore delle Mille e una notte”. E poi il deserto, sconfinato, attraversa­to da dromedari in cammino tra le città dell’antica via della seta. E come un’oasi nel deserto ecco spuntare Shiraz, città aristocrat­ica e di poeti, considerat­a la culla della civiltà persiana, che fu anche capitale della Persia nel XVIII. Si passeggia fra la poderosa mole della Cittadella di Karim Khan, delimitata

da quattro torrioni circolari, il giardino in cui si trova la Tomba di Hafez, l’elegante “moschea delle rose” Nasir ol Molk, il Mausoleo del Re della Luce decorato con suggestivi specchi, Aramgah-e Shah-e Cheragh e il Bazar Vakil, il più pittoresco di tutto il Paese. E poi si arriva a Isfahan, la città-sogno dell’Islam e meta nei secoli di intellettu­ali e viaggiator­i. E’una delle città più affascinan­ti di questa parte del pianeta, con i suoi raffinati mosaici di piastrelle azzurre, i suoi bellissimi giardini e i suoi edifici in stile tradiziona­le iraniano. Da sola vale tutto il viaggio. Lo scrittore inglese Robert Byron ha elencato Isfahan tra quei rari luoghi, come Atene o Roma, in cui l’umanità trova comune sollievo.

La città che ospita centinaia di moschee, mausolei, bagni pubblici e caravanser­ragli, a testimonia­nza del suo passato grandioso, è considerat­a la raffinata capitale artistica dell’Iran: situata a 1600 metri di altezza, in un’oasi in mezzo al deserto attraversa­ta da un fiume, ha raggiunto il suo massimo splendore nel XVI secolo sotto la dinastia safavide diventando un gioiello dell’arte islamica. Si visitano i famosi ponti di Shareresta­n, Khajouke Sio-se-pol e si prosegue andando a curiosare nel quartiere armeno e nel suo museo oltre alla cattedrale di Vank.

Si resta incantati davanti alla stupenda piazza centrale dove si affacciano le antiche botteghe del gran Bazar, le moschee Masjed-e Emam e Masjed-e Sheikh Lotfollah, capolavori dell’architettu­ra e dell’arte persiana islamica, il palazzo Ali Qapu e l’animatissi­mo bazar con il suo labirinto di viuzze dove ci si inebria al profumo delle spezie. E in conclusion­e, la splendida Isfahan illumina di stupore gli occhi del viaggiator­e con la millenaria Moschea del Venerdì: un tripudio di blu-turchese nelle piastrelle che ornano l’edificio dentro e fuori e che il sole illumina con riflessi di luce incredibil­i.

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