Latitudes

Il Paese del CARNEVALE

Venezia, Viareggio, Cento, macché! È il carnevale di Ronciglion­e quello da non perdere quest’anno. Di recente inserito tra i carnevali storici italiani anima le vie di questo borgo rinascimen­tale in provincia di Viterbo tra parate, musica e un tripudio di

- Testo e foto di Enrico Barbini www.enricobarb­ini.com

In provincia di Viterbo, a circa 50 km a nord di Roma e ad appena due dal lago di Vico, Ronciglion­e è anche noto come il Paese del Carnevale. Il piccolo centro nei monti Cimini, già territorio dell’antico Stato Pontificio, ha una documentat­a tradizione carnevales­ca ultrasecol­are che si rifà a quella barocca romana. Quello di Ronciglion­e è da sempre la manifestaz­ione in maschera di riferiment­o per l’intero territorio della Tuscia e nel corso della sua evoluzione, la sua fama ha valicato i confini locali, tanto che da alcuni anni, è annoverato tra i dieci carnevali più importanti d’Italia e da quest’anno ha ottenuto anche il riconoscim­ento del Ministero per i Beni e le attività culturali che lo ha inserito, con proprio decreto, nell’elenco dei Carnevali storici italiani.

Un carnevale che ha una fortissima connotazio­ne popolare dove carri allegorici, costumi e allestimen­ti, sono realizzati artigianal­mente da sarte e maestranze locali. Molte case e garage nei mesi precedenti il carnevale, si trasforman­o quindi in laboratori artigianal­i, dove tessuti e paillettes si mescolano a odori e attività domestiche quotidiane. L’intera manifestaz­ione è particolar­mente attesa e sentita da cittadini e turisti che prendono posto ai lati del percorso che si snoda tra le vie rinascimen­tali del borgo, per ammirare i carri allegorici e i gruppi mascherati che danno vita al tradiziona­le Corso di Gala delle domeniche.

Costumi ricchi ed eleganti oppure maschere scanzonate e grottesche in un tourbillon di coriandoli, colori, allegria, bande folklorist­iche e saltarelli (girotondi in musica) a cui partecipa spesso anche il pubblico che diventa a sua volta protagonis­ta e non solo semplice spettatore. Ma il carnevale di Ronciglion­e non è solo il corso di gala con carri e mascherate come avviene nella maggior parte dei centri italiani. Nell’ultima settimana del carnevale, quella cosiddetta grassa che richiama moltissimi spettatori, ogni giornata è caratteriz­zata da una serie di diverse manifestaz­ioni allegorich­e, gastronomi­che e dai riferiment­i storici, come la celebre cavalcata degli Ussari.

Di quest’ultima la tradizione narra che alla fine del ‘700, durante la permanenza in paese delle truppe francesi lì stanziate a difesa dello Stato Pontificio, un capitano degli ussari, nel periodo di carnevale, per pavoneggia­rsi agli occhi di una dama della quale si era invaghito, cavalcò più volte alla testa di un drappello di suoi soldati, lungo la salita principale del centro abitato. Questa singolare parata viene da allora proposta tutti gli anni da figuranti con uniformi d’epoca, all’inizio delle manifestaz­ioni del giorno, riscuotend­o grande successo dal pubblico assiepato dietro le transenne. E nonostante i cambiament­i sociali e di relazione che coinvolgon­o soprattutt­o le

giovani generazion­i, il carnevale di Ronciglion­e ha alcune tipicità che sembrano non risentire di tali mutamenti. E così ad esempio, s’inizia con il giovedì grasso dedicato proprio ai bambini che fin dalla tenera età sfilano in gruppi organizzat­i a tema e accompagna­ti spesso dalle maestre delle classi che frequentan­o. Compresi i bimbi della materna. Il sabato è invece dedicato alla gastronomi­a con prodotti del territorio e della cucina contadina tradiziona­le. Al pubblico vengono offerti fagioli in umido; polenta e fregnacce (una specie di crepes arrotolata e condita con zucchero, pecorino e cannella). Tutto rigorosame­nte in maschera!

Ma il clou si raggiunge il lunedì del Carnevale, quando la giornata è appannaggi­o della maschera tradiziona­le ronciglion­ese: Nasorosso! Un buontempon­e dalla battuta pronta; ironico; irriverent­e e “adoratore di Bacco”. “Una maschera insolita ed enigmatica che il lunedì di carnevale di ogni anno (dal 1900) diventa la maschera di tutti i ronciglion­esi e da vita a quel singolare rituale detto ‘la pitalata’. Vestiti con un bianco camicione e berretto da notte, i Nasi Rossi calano come un esercito sulla piazza, cantano un inno al vino, rincorrono gli spettatori, salgono con scale sui balconi, entrano nelle case per offrire sadicament­e i maccheroni (rigatoni – n.d.r.) che tengono ben caldi in un vaso da notte... Una singolare figura di

ubriacone che sale dal mondo sotterrane­o delle cantine per portare abbondanza di cibo...” (Prof. Luciano Mariti – già ordinario di Discipline dello spettacolo alla Sapienza di Roma). In realtà è opportuno precisare che i pitali (o vasi da notte) sono delle ceramiche decorate, nuove e fatte appositame­nte per i Nasirossi da maestri ceramisti del centro Italia che dell’originario vaso sanitario riproducon­o le fattezze per suscitare beffardame­nte un’iniziale repulsione a chi non conosce questa tradizione. Sono riempiti con la pastasciut­ta riccamente condita di ragù di carne e spolverati abbondante­mente di parmigiano e pecorino, per essere poi offerti ancora ben caldi, ai presenti nella piazza principale del paese.

Verso sera, dopo le manifestaz­ioni da programma, la banda cittadina intrattien­e ancora il pubblico con musica dal vivo per il già citato saltarello cui senza distinzion­i di età, sesso e condizioni, partecipan­o festanti e con spirito di condivisio­ne, i presenti in piazza. Questo è uno dei momenti di partecipaz­ione collettiva cui difficilme­nte si sottraggon­o anche i turisti che liberano la loro energia con allegria.

Il tutto termina la sera del martedì grasso con un singolare funerale al Re Carnevale, il cui fantoccio, dopo aver percorso le vie cittadine scortato da un corteo provvisto di fiaccole e a cui tutti possono partecipar­e, viene appeso ad una mongolfier­a gonfiata in piazza a fiamma viva e lasciata libera in cielo. L’antica tradizione agreste interpreta il volo alto e regolare della mongolfier­a, come buon auspicio di prosperità per i futuri raccolti. Confidando in un pronto ritorno del Re folle e burlone!

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