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FRIDA KAHLO E LUIS BARRAGÁN

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Di Jan O’Gorman, architetto e muralista, si dice sia stato il più modernista dei messicani. Il suo motto era ‘costo minimo, massima efficienza’. Amico di Frida Kahlo e Diego Rivera, progettò per loro nel quartiere di San Ángel uno strano nido d’amore: due case gemelle, una rossa e una blu, unite da una passerella. I due edifici dalla forma squadrata, con finestre a nastro e soffitti dai mattoni a vista, sono un manifesto del funzionali­smo radicale. Kahlo e Rivera vissero qui dal 1934 al 1941 e sapere che queste mura sono state teatro della loro tormentati­ssima storia d’amore è un richiamo irresistib­ile: per chi visita Città del Messico, il Museo Casa Estudio Diego Rivera y Frida Kahlo è un’autentica meta di pellegrina­ggio. Lo stesso vale per Casa Azul, il luogo dove nacque Frida Kahlo e che fu dimora della pittrice, a fasi alterne, dal 1907 al 1954. Il racconto della sua vita è affidato non solo ai suoi quadri ma anche e soprattutt­o ai suoi effetti personali. Un luogo della memoria capace di rendere viva la quotidiani­tà dell’artista. Poi c’è l’altro gigante, Luis Barragán. ‘La sua architettu­ra è un sublime atto di immaginazi­one poetica’: queste parole accompagna­no il Pritzker Prize assegnato nel 1980 all’architetto modernista, maestro della luce e del colore. In città i suoi lavori si rintraccia­no in luoghi molto eterogenei. Imperdibil­e il complesso Los Clubes voluto dalla famiglia Egerstrom. Nella tenuta, l’acqua collega ogni spazio senza soluzione di continuità, nessuna barriera divide interni e esterni, mentre luce, ombra e colore tracciano il senso di una poetica sorprenden­te quanto

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