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OLTRE IL GIARDINO

MUSEI CUBISTI, ARTE TRA I CAMPI DA GOLF, HOTEL À LA PAGE, UN NETWORK DI ARTIGIANI CHE RIPENSANO LA TRADIZIONE. LA CITTÀ IMPERIALE SI SCOPRE MODERNA ED è TUTTA UN’ALTRA STORIA

- TESTO — KRISTINA RADERSCHAD FOTO — CHRISTIAN SCHAULIN PER LIVING

ARTE E MUSEI

L’odierno panorama artistico marocchino è assai vivace, con musei allestiti in edifici storici – come il palazzo dell’ex Pasha Dar El Bacha che da quest’anno ospita il Musée des Confluence­s –, prestigios­e gallerie e artisti di fama internazio­nale. Il fotografo Hassan Hajjaj, per esempio, conosciuto come l’‘AndyWarhol di Marrakech’, vive e lavora tra Londra e la località marocchina, dove il suo magnifico riad riunisce abitazione, studio e atelier. E non è solo durante la Marrakech Biennale, il festival artistico ideato da Vanessa Branson e Abel Damoussi nel 2005, che vale la pena visitare le gallerie cittadine. Alcune di esse, come la Voice Gallery del napoletano Rocco Orlacchio, sono ospitate negli spazi enormi degli ex stabilimen­ti industrial­i nel sobborgo di Sidi Ghanem, e possono proporre con lo stesso entusiasmo collezioni internazio­nali e africane così come opere fatte in Kenya da un artista giapponese che vive in Marocco. Non stupisce, per la posizione geografica e la ricca miscela di culture, il Paese solleva interessan­ti questioni di identità, che convergono qui. Ma al momento a Marrakech tutto ruota intorno a Yves Saint Laurent. E certamente il nuovo museo a

lui dedicato, di fronte al Jardin Majorelle, progettato dallo Studio KO, è uno squisito esempio di architettu­ra museale contempora­nea, nonché ottimo pretesto per visitare la Ville Rose. Terrazzo alla veneziana e un’elaborata texture in mattoni definiscon­o l’edificio basso e allungato, che riprende lo schema cromatico tipico della zona, rispettand­o anche la tradizione locale di schermare le facciate sul fronte strada. All’interno, il visitatore ripercorre la vita e il lavoro del grande couturier francese in tutte le sue sfaccettat­ure, compresi 50 dei suoi abiti haute couture più memorabili. Il museo ospita anche un ottimo ristorante, Café Le Studio, mentre il fornitissi­mo shop ricorda YSL Rive Gauche, la prima boutique parigina dello stilista. Chiunque acquisti qui il volume Letters to Yves di Pierre Bergé e legga del profumo intenso delle buganville­e, delle magnifiche amaryllis e del frusciare delle palme, non potrà non visitare il famoso Jardin Majorelle. Bergé e Saint Laurent trascorser­o gli anni più felici proprio qui, nella loro ‘casa blu’. In città si facevano condurre in calesse per i vicoli della Medina, e insieme ai loro amici – da AndyWarhol a Catherine Deneuve, musa di Saint Laurent, ovunque evocata dentro il museo – colleziona­vano e creavano arte.

LA MARRAKECH DI STUDIO KO

Gli architetti Olivier Marty e Karl Fournier sono i due soci fondatori di Studio KO, responsabi­li del Musée Yves Saint Laurent, inaugurato nell’ottobre 2017. Per quanto attivissim­i a Parigi, i due profession­isti hanno fatto di Marrakech la loro seconda casa, dove trascorron­o almeno una settimana al mese. «Qui abbiamo molti amici che sono diventati la nostra famiglia», afferma Karl Fournier, «e anche se abbiamo una fantastica squadra di circa 20 collaborat­ori nel nostro studio in città, per noi è importante venirci per incontrare clienti, fornitori, artigiani, e controllar­e campioni e prototipi». Quali sono i vostri posti preferiti? «Potrebbe sembrare autorefere­nziale, ma ci piace soprattutt­o il Grand Café de la Poste», riprende Fournier, «e non solo perché lo abbiamo ridisegnat­o noi: la posizione è perfetta, e la clientela molto variegata. A Gueliz il nostro negozio del cuore è Lalla, dove Laetitia Trouillet vende borse e accessori magnifici. Ci si trova quello che non si cerca, che secondo me è quanto di meglio un negozio possa offrire. Il luogo ideale per un fine settimana e per staccare davvero la spina è il Berber Lodge, gestito da Romain Michel Menière. Ci piace anche visitare il Jardin Majorelle, una vera oasi in quella che è ormai diventata una città frenetica. E per finire, il posto che ci è più caro, il riad Dar Rbaa Laroub. Qui abbiamo incontrato molte persone tuttora importanti nella nostra vita profession­ale e personale, soprattutt­o il proprietar­io, Jean-Noël Schoeffer: ci ha fatto conoscere il suo Marocco, che è poi diventato anche un po’ nostro».

GIARDINI

Dall’aereo, il colpo d’occhio sulla lussurregg­iante cintura verde che circonda la Ville Rose è perfetto. Si vedono parchi come gli Agdal Gardens, a sud, le riserve di palme Jardins de la Menara, vicino all’aeroporto, e grandi uliveti quali l’Oliveraie Bab Jdid. E anche in città spuntano ovunque giardini nascosti e piccole oasi. L’ultima, Le Jardin Secret, dietro le porte di un antico palazzo, offre aree di quiete e riposo al riparo dal costante brusio della Medina. Le origini del complesso risalgono alla secentesca dinastia saadita. Ricostruit­o a metà dell’Ottocento e recentemen­te restaurato, Le Jardin Secret fa parte della grande tradizione architetto­nica dei palazzi arabo-andalusi e marocchini. Completame­nte diverso il progetto Al Maaden Sculpture Park, all’interno del golf resort nella zona residenzia­le di Al Maaden. Tra le diciotto buche del green si trovano sculture provenient­i da Marocco, Cina, Canada, India, Egitto e Argentina, realizzate da artisti comeWang Keping, Antonio Segui e Hassan Darsi, tutte site specific. Il giardino fa parte del MACAAL, un museo di arte contempora­nea indipenden­te e senza scopo di lucro. È uno dei primi esempi di questo tipo nel continente, dedicato alla promozione artistica africana, ampiamente rappresent­ata nella collezione permanente e nelle ambiziose mostre temporanee, come Africa Is No Island, appena conclusa. L’enfant terrible austriaco André Heller è invece la mente creativa dietro Anima, un rigoglioso giardino botanico di due ettari a 27 km da Marrakech, nella valle dell’Ourika. Al suo interno i visitatori si spostano lungo sentieri ombreggiat­i, tra piante imponenti e arbusti, fioriture e sorprese odorose, padiglioni e sculture, con viste mozzafiato sulla catena dell’Atlante e le sue vertiginos­e cime, tra cui il monte Toubkal che tocca i 4.167 metri di altezza.

HOTEL E RIAD

Da fondatrice e presidente della Marrakech Biennale, Vanessa Branson (sorella di Richard, il magnate di Virgin Group) ha ideato l’unico festival trilingue nordafrica­no che riunisce arti visive, letteratur­a e cinema, e ospita celebri artisti marocchini e internazio­nali. Nel suo boutique hotel nella Medina Vanessa Branson espone parte della propria collezione contempora­nea, una delle più rinomate del Marocco. El Fenn coniuga lusso e tradizione sotto lo stesso tetto: un resort à la page e sette tipiche case a corte. Caratteriz­zati da uno schema cromatico di grande vivacità, gli interni delle 23 camere e i tre appartamen­ti sono arredati in stile marocchino, ma con spunti contempora­nei e vintage. La magnifica terrazza di 650 mq con vista sulla moschea Koutoubia è l’ambientazi­one ideale per la colazione, il pranzo e il relax al tramonto. Il ristorante e il concept store al piano terra sono aperti al pubblico. Un’altra gemma nascosta nel dedalo di vicoli nei pressi di piazza Jemaa el-Fnaa è il Riad Nashira, con la sua tecnologic­a Spa. Costruito in stile moresco, l’hotel cinque stelle Sahara Palace Marrakech si trova in un’oasi rigogliosa appena fuori città. L’unico design hotel del posto, il luminoso Riad AnaYela, con tre camere e due suite, si è aggiudicat­o il premio Soul Experience dei World Hotel Awards per ben quattro volte. Decisament­e intrigante è la storia d’amore che si è consumata dietro le sue porte: un tempo una sedicenne e il suo innamorato si incontrava­no segretamen­te nella torre del Tappeto Volante. Un manoscritt­o che inizia con le parole ‘Sono Yela’, rinvenuto in una stanza segreta durante la ricostruzi­one del riad, è stato poi inciso in lettere d’argento sulle porte della casa da un famoso calligrafo.

SHOPPING

Chi visita Marrakech e è appassiona­to di oggettisti­ca contempora­nea o di moda con un tocco etnico-tradiziona­le farebbe bene a lasciare parecchio spazio in valigia. I concept store come Some offrono un’ampia selezione di oggetti moderni realizzati da produttori locali. Tappeti e tessuti per la casa, borse, gioielli e ceramiche molto diversi dal marasma di articoli kitsch che affollano i mercati del posto. Marche come Marrakshi Life o LRNCE riprendono i motivi più richiesti sulle ceramiche e le declinano in creazioni irrinuncia­bili, dai tessuti ai capi di abbigliame­nto. LRNCE è il lifestyle brand lanciato nel 2013 a Marrakech dalla belga Laurence Leenaert, che si concentra sui complement­i d’arredo reinterpre­tando tecniche tradiziona­li, reimpiegan­do materiali, abbinando elementi diversi per realizzare articoli di design esclusivi. La produzione circoscrit­ta all’area nordafrica­na permette a LRNCE di far leva sullo spirito handmade così da coniugare creatività e sperimenta­zione. Anche Chabi Chic propone originali ceramiche nel piccolo ma magnifico negozio collocato nel seminterra­to del ristorante Nomad, poco distante da Rahba Lakdima, la famosa piazza delle spezie di Marrakech. Popham Design progetta e produce piastrelle in cemento realizzate manualment­e e esportate in tutto il mondo per decorare hotel, ristoranti e residenze private da San Francisco a Sydney. Il brand degli americani Caitlin e Samuel Dowe-Sandes intende salvaguard­are l’artigianal­ità dei piastrelli­fici tradiziona­li, iniettando­la di modernità e abbinament­i cromatici intensi. L’anima del punto vendita Max & Jan nella Medina sono invece un designer svizzero e uno belga, la cui missione è collaborar­e con giovani designer marocchini per far conoscere la moda locale in tutto il mondo. Con la recente apertura del ristorante sul rooftop, il concept store è ormai diventato un hub di stile.

 ??  ?? Progettato dall’artista francese Jacques Majorelle nel 1931, comprato e ristruttur­ato negli Anni 80 dallo stilista Yves Saint Laurent, il Jardin Majorelle è uno dei luoghi più visitati del Marocco: oasi di cactus e banani con una casamuseo interament­e dipinta di blu
Progettato dall’artista francese Jacques Majorelle nel 1931, comprato e ristruttur­ato negli Anni 80 dallo stilista Yves Saint Laurent, il Jardin Majorelle è uno dei luoghi più visitati del Marocco: oasi di cactus e banani con una casamuseo interament­e dipinta di blu
 ??  ?? L’opera fotografic­a V.B.F. di Hassan Hajjaj, considerat­o l’Andy Warhol di Marrakech. Courtesy Third Line Gallery, Dubai, U.A.E. (sopra)
L’opera fotografic­a V.B.F. di Hassan Hajjaj, considerat­o l’Andy Warhol di Marrakech. Courtesy Third Line Gallery, Dubai, U.A.E. (sopra)
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All’interno del bellissimo palazzo Dar El Bacha c’è il nuovoMusée des Confluence­s (al centro). Rivestito in mattoni di terracotta, il Musée Yves Saint Laurent è stato inaugurato nel 2017 su progetto di Studio KO (in alto). La collezione Flowers dell’artista gabonese Owanto alla Voice Gallery (sopra)
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 ??  ?? Stuart Church (sopra, a destra). Sapore artigianal­e in stile contempora­neo per gli interni dell’hotel El Fenn (sotto)
Stuart Church (sopra, a destra). Sapore artigianal­e in stile contempora­neo per gli interni dell’hotel El Fenn (sotto)
 ??  ?? Vicino a piazza Jemaa el-Fnaa, il riad con Spa tecnologic­a Nashira (sopra). Fasti moreschi all’hotel Sahara Palace dell’architetto
Vicino a piazza Jemaa el-Fnaa, il riad con Spa tecnologic­a Nashira (sopra). Fasti moreschi all’hotel Sahara Palace dell’architetto
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