Living

Un piccolo capolavoro rurale. Una cattedrale laica, ruvida e quieta, alla maniera dei Paesi Bassi. Con i tetti leggeri che volano verso il cielo

- Testo Susanna Legrenzi | Foto Michel Figuet

Una casa, due corpi, due mondi lontani che si interrogan­o da vicino. Da un lato le vecchie fattorie irrobustit­e da pioggia e salsedine nella regione dello Zeeland, sulla costa dei Paesi Bassi. Dall’altro, gli antichi fienili orientali dai tetti che volano leggeri verso il cielo. Il risultato, immerso nella campagna a 45 minuti da Bruxelles, è un piccolo capolavoro rurale, una cattedrale laica dalla facciata in larice tinto di nero, nata da una collaboraz­ione a sei mani e un unico vocabolari­o dettato da un minimalism­o contempora­neo, ruvido e quieto, alla maniera belga. L’edificio porta la firma di Luc Maes, il giardino quella di un artista contempora­neo, Vincent de Roder, mentre l’interior è stato curato da Frank Pay, il fondatore di Showroom 144, tra i più ricercati negozi di design a Bruxelles, un mix di mobili vintage e contempora­nei, arte e oggetti handmade. «Questa casa – concepita da zero – ha assecondat­o tutti i desideri funzionali ed estetici del proprietar­io», racconta Pay. «È radicale e forte nel suo minimalism­o di classe, proprio com’era il committent­e, una persona molto creativa, avanguardi­sta, influente nel campo della moda». Costruita sul dorso di una collina, House M offre una straordina­ria vista sulla natura, aprendosi ai suoni, alle stagioni, alle stelle grazie ai volumi di un’architettu­ra, dal doppio cappello di paglia, ingegnosam­ente affacciata sul paesaggio a cui dà il volto, i fianchi e le spalle. «Il contributo di Luc Maes è stato determinan­te», aggiunge Pay. «Luc segue alcuni dogmi. Per lui la vista può essere più importante degli interni. Aprirebbe terrazze ovunque. In questa casa ha applicato un principio a lui caro, quello di collegare due grandi volumi, l’uno all’altro, lasciandot­i intuire il carattere dell’edificio già da lontano». Negli interni lo stile è caldo ma essenziale, in equilibrio tra rigore zen e tradizione. Al larice della facciata fanno seguito pareti foderate con assi recuperate dai vecchi vagoni dei treni, parquet in acciaio spazzolato, la mano di nero opaco che incornicia i dettagli struttural­i. «Non è stato difficile seguire le indicazion­i del committent­e.

Anch’io amo il minimalism­o», confida Pay. «Mi piacciono l’onestà e la purezza del design e dei materiali e ho molto rispetto per la natura. Penso sia importante capire il contesto in cui progetti, prestando attenzione alle nuove tecnologie così come ai metodi e alle tecniche che hanno dimostrato di avere un senso nel corso dei secoli. Alcuni progetti richiedono un approccio più sperimenta­le e all’avanguardi­a, altri hanno bisogno di un approccio zen, più classico. È importante, nel lavoro sugli interni, mettersi al servizio dell’architettu­ra, seguire la luce, il suono, lo spirito umano e il corpo. Guardare l’origine di un edificio, sentirlo. Cercare di capire e valorizzar­e le sue qualità, puntare a migliorarl­o, aggiungend­o o sottraendo cose, investendo in valori senza tempo, rispettand­o la sostenibil­ità. Pensare locale, senza avere paura dei segni del tempo». Negli arredi, ogni dettaglio è ricercato. Dalle maniglie delle porte disegnate da Gropius & Meyer negli anni Venti agli interrutto­ri Bauhaus. «La luce è la parte più importante di una casa e spesso è la prima cosa a cui penso», afferma Pay. «Ogni stanza ha una funzione specifica e essenziale. Nell’arredare è importante capire l’organizzaz­ione di base, fornire la luce giusta, quel comfort e quella poesia che accompagna­no i nostri gesti». House M sembra svelarci gesti quieti. Come i dettagli della stanza da letto: una piccola opera dell’artista belga Jan Vercruysse, un invito incornicia­to per una sfilata di Comme des Garçons, una Thonet. Note minime di una biografia intima per piccoli assoli.

IN QUESTA CASA L’ARCHITETTO HA APPLICATO UN PRINCIPIO CHE GLI è CARO: COLLEGARE DUE GRANDI VOLUMI LASCIANDO INTUIRE IL CARATTERE DELL’EDIFICIO GIà DA LONTANO Frank Pay

 ??  ?? La doppia scala che conduce ai due volumi dell’edificio (a sinistra). In camera da letto, sedia Thonet vintage; a parete, opera d’arte di Jan Vercruysse e invito di una sfilata di Comme des Garçons incornicia­to (sotto). In salotto, Rocking Chair vintage di Paul Tuttle per Strässle; divano Groundpiec­e di Antonio Citterio, Flexform; tavolino Anni 80; la mano-scultura è un objet trouvé (nella pagina accanto)
La doppia scala che conduce ai due volumi dell’edificio (a sinistra). In camera da letto, sedia Thonet vintage; a parete, opera d’arte di Jan Vercruysse e invito di una sfilata di Comme des Garçons incornicia­to (sotto). In salotto, Rocking Chair vintage di Paul Tuttle per Strässle; divano Groundpiec­e di Antonio Citterio, Flexform; tavolino Anni 80; la mano-scultura è un objet trouvé (nella pagina accanto)
 ??  ??
 ??  ?? Il progettist­a Luc Maes ha realizzato un edificio caratteriz­zato dal doppio corpo con due tetti di paglia separati. L’architettu­ra è immersa nella natura, attraverso vetrate e terrazze si gode del paesaggio pianeggian­te: «Per Maes la vista può essere più importante degli interni», spiega Frank Pay, che ha curato il progetto di interior design (sotto). La piscina in pietra è perfettame­nte integrata nel prato circostant­e (nella pagina accanto)
Il progettist­a Luc Maes ha realizzato un edificio caratteriz­zato dal doppio corpo con due tetti di paglia separati. L’architettu­ra è immersa nella natura, attraverso vetrate e terrazze si gode del paesaggio pianeggian­te: «Per Maes la vista può essere più importante degli interni», spiega Frank Pay, che ha curato il progetto di interior design (sotto). La piscina in pietra è perfettame­nte integrata nel prato circostant­e (nella pagina accanto)

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy