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NOUVELLE VAGUE

PIGALLE RINUNCIA AL KITSCH – MENO CAN CAN E ATMOSFERE PIÙ INTIME –, IL CLASSICO BISTROT DIVENTA MODERNISTA, MENTRE LA CREATIVITÀ FEMMINILE SPAZZA VIA I LUOGHI COMUNI. DILAGA IL MOTTO DELLA SINDACA ANNE HIDALGO: RÉINVENTER PARIS

- TESTO — BARBARA PASSAVINI FOTO — LUIS RIDAO PER LIVING

CREATIVITÀ AL FEMMINILE

«Parigi ti nutre quotidiana­mente, vivere qui significa incontrare tutti i giorni persone interessan­ti e lavorare con artigiani di alto livello». Emmanuelle Simon, interior designer diplomata alla prestigios­a École Camondo non ha dubbi, la città è una parte importante del suo lavoro, al completo fino al 2020 quando inaugurerà tre nuovi progetti privati, uno showroom e una Spa. Anche per l’illustratr­ice Ana Tortos «la Ville Lumière ha una dimensione perfetta, quasi come un piccolo villaggio». È nel suo pied-à-terre di Montmartre che lavora ai disegni, compresi gli ormai celebri biglietti di auguri animati per India Mahdavi. «Faccio parte della generazion­e Erasmus», racconta Margherita Ratti, curatrice, gallerista e ideatrice della Lake Como Design Fair. «Sono venuta qui a studiare prima di concludere la tesi al Politecnic­o di Milano con Beppe Finessi e poi sono tornata. Volevo allontanar­mi da canali troppo strutturat­i e continuare a incrociare architettu­ra, design e arte. Da lì il progetto di Great Design, la mia galleria. Qui sul design sono ancora un po’ conservato­ri, ma io insisto e vedo che apprezzano».

Non sorprende che a guidare il motore di queste nuove rivoluzion­i parigine siano delle donne che spingono sempre un po’ più in là la ricerca. E l’intraprend­enza. «Prima di fondare il mio studio di interior design ho fatto delle full immersion nelle collezioni del museo di storia naturale e ai giardini del Palais Royal», spiega

Chloé Nègre al lavoro sul progetto di un corner shop a La Samaritain­e che inaugurerà a breve. Mentre è già stata eletta regina della pasticceri­a mondiale Jessica Préalpato. Per gustare le sue desseralit­é, crasi tra dessert e naturalité, bisogna andare al Plaza Athénée di Alain Ducasse. Nutrimento senza metafore.

PIGALLE

«È un quartiere che, negli ultimi anni, è cambiato molto. Ci sono ancora elementi architetto­nici e negozi kitsch, ma regala anche prospettiv­e meno sulfuree e più intimiste», racconta Charlotte de Tonnac, che con Hugo Sauzay porta avanti i progetti dello studio Festen, autore dell’Hotel Pigalle, uno degli indirizzi da non perdere. «Durante il cantiere siamo stati testimoni dell’evoluzione in corso, ma abbiamo voluto mantenere le atmosfere in stile Pigalle», proseguono i due interior designer. Lo stesso percorso ha portato anche Dorothée Meilichzon a lavorare su un altro albergo, il Grand Pigalle, recuperand­o il linguaggio Art Déco senza rinunciare alla contempora­neità. Il risultato? Un posto che si fa fatica a lasciare, assicurano i clienti, con decori ortogonali, incursioni vintage e altoparlan­ti Bluetooth. Il design prima della caduta del muro di Berlino è protagonis­ta al Bloc de l’Est, showroom fondato da una giovane polacca, Kamila, che ha voluto far riaffiorar­e un’estetica secondo lei da rivalutare. Così come è stato ripescato dalla memoria un altro progetto rivelazion­e della zona: il campo da basket incastonat­o tra gli edifici in rue Duperré che Ill-Studio ha trasformat­o in un’onda di colore da far girare la testa. A sostenere il restyling, Stéphane Ashpool, il fondatore del fashion brand Pigalle, uno dei volani della rinascita del quartiere. Il campetto dove Ashpool giocava da bambino, ora diventato un centro di aggregazio­ne giovanile, si trova proprio davanti alle vetrine del suo negozio di abbigliame­nto, apprezzati­ssimo dai rapper americani quando bazzicano da queste parti, come Asap Rocky. È molto vicino al Moulin Rouge, oggi un po’ impolverat­o ma sempre in attività, anche se è andato ben oltre la sua anima Can Can.

ARCHITETTU­RE

Parigi è sempre Parigi. Soprattutt­o nella sua unicità architetto­nica, messa al riparo per anni da quei colossali interventi che invece hanno cambiato Londra, New York e Milano. Nell’ultimo decennio, però, è arrivata la svolta con Réinventer Paris, il progetto della sindaca Anne Hidalgo per la riqualific­azione urbana di numerose aree e stazioni dismesse, tra cui la Gare Masséna sulla Rive Gauche. Ma se l’iniziativa istituzion­ale ha scadenze a lungo termine, più rapide sono le operazioni dei privati pronte a dare vita a vere rivoluzion­i, seppur in chiave conservati­va. «Quando Pinault mi ha chiesto di ristruttur­are e trasformar­e l’ex edificio della Borsa in una galleria d’arte ho subito proposto di introdurre elementi ponte che favorisser­o il dialogo tra vecchio e nuovo», ha dichiarato Tadao Ando parlando della nuova sede della Collezione Pinault che inaugurerà nella primavera del 2020. L’idea del progettist­a giapponese è infatti quella di inserire al centro dell’architettu­ra originaria un cilindropa­sserella per avvicinars­i alla cupola, ma senza raggiunger­la, e lasciare invece spazio alla luce. L’inedito connubio avrà l’effetto di uno spettacola­re minimalism­o monumental­e, in sintonia con gli affreschi del 700 francese. Un analogo spirito di tutela galvanizza i lavori di OMA per la fondazione Lafayette Anticipati­ons, nell’area di una struttura industrial­e abbandonat­a al Marais, e di SANAA a La Samaritain­e, palazzo di fine Ottocento di proprietà del gruppo LVMH. Anche se in questo caso la facciata di vetro ondulato ha

scatenato non poche polemiche e rallentame­nti. «La responsabi­lità di confrontar­si con più di cento anni di storia è stata lo spunto per guardare al futuro senza dimenticar­e l’eredità del passato», ha detto Bjarke Ingels di BIG, autore di quella che lui stesso ha definito «una moderna agorà»: la nuova sede delle Galeries Lafayette sugli Champs-Élysées. Cambia registro, invece, l’approccio dello studio cinese MAD per Unic Apartement­s. «Al contrario delle architettu­re statiche haussmanni­ane, il nostro intervento si caratteriz­za per l’interazion­e con l’ambiente circostant­e». A partire dal luogo dove sono state edificate le sinuose onde bianche degli appartamen­ti, la moderna piazza Martin Luther King, a Clichy-Batignolle­s non lontano dal nuovo tribunale della città: la torre di 160 metri di vetro, pannelli solari e giardini pensili di Renzo Piano. «Penso che l’architetto debba essere anche un sociologo. Questo è un luogo che accoglie persone fragili, in attesa di giudizio. Ho voluto creare uno spazio ospitale, che diffonda luminosità e serenità». E rassereni anche gli animi dei parigini.

LOCALI E RISTORANTI

Un turbinio di novità sta cambiando volto alla già ricca scena della ristorazio­ne parigina. In cima alla lista si piazzano Café Kitsuné Louvre, reinterpre­tazione modernista del classico bistrot parigino; Café Citron e Oursin, rispettiva­mente al primo e al terzo piano della nuova sede delle Galeries Lafayette sugli ChampsElys­ées, entrambi firmati dall’enfant prodige Simon Porte Jacquemus. Le atmosfere create dallo stilista e designer di origine provenzale richiamano proprio il Sud della Francia con piante di limoni ovunque. Si respira il profumo del mare e della cultura latina anche a La Gare, dove la designer Laura Gonzalez ha cambiato volto e destinazio­ne d’uso a una vecchia stazione dei treni del 1864 con un intervento che definisce tropical-chic. Il menu, che mixa con disinvoltu­ra sapori asiatici, latinoamer­icani e mediterran­ei porta la firma dello chef peruviano Gastón Acurio.

Un’altra celebrità della gastronomi­a, la due stelle Michelin Stéphanie Le Quellec, ha invece affidato al duo Toro & Liautard il compito di realizzare il suo sogno: La Scène, un tripudio di specchi, velluti e ottone, per «uno spazio particolar­e, tenero, caldo, frizzante , raccontano i designer, famosi per il loro approccio anti-minimalist­a. Non sono gli unici. Buona parte della scena notturna parigina stupisce per la sua originalit­à a tratti scabrosa. È recente il restauro di uno dei luoghi mitici degli Anni 60, il Castel, un tempo frequentat­o da Serge Gainsbourg e Johnny Hallyday, e ora trasformat­o in un club sfrontato e provocator­io. Pochi minuti a piedi e la Senna lo separano dall’altra grande novità della stagione, la discoteca Josephine ispirata alla scena rave inglese degli Anni 80 e 90. Ruvida e colorata, gioiosa e undergroun­d segna il debutto negli interni del creativo a tuttotondo Virgil Abloh.

LA PARIGI DI PHILIPPE STARCK

«Sono nato nel 16esimo arrondisse­ment, alla clinica del Dr. Blanche. Poi, con mia mamma, ci siamo trasferiti nelle banlieu chic, a ovest. È lì che sono diventato l’uomo dei boschi. Mi ci nascondevo invece di andare a scuola. Parigi l’ho scoperta veramente quando mia moglie è rimasta incinta e ho iniziato a camminare per le strade, dal Trocadéro al mercato delle pulci di St Ouen». È qui che il designer dei designer Philippe Starck comincia il suo personale racconto della capitale. «Mi sono sempre piaciute le zone grigie che amo definire ‘alla Patrick Modiano’: quartieri intermedi tra la città e la periferia. Uno dei miei ristoranti preferiti si trova proprio vicino al mercato, Ma Cocotte, dove mi fermo ad ascoltare le discussion­i tra i commercian­ti, in cerca di sorprese, di azzardi, di sogni che possano diventare miei». Un altro rifugio che Starck presenta come «un piccolo miracolo» è il ristorante del Palais de Tokyo dove pranza quando è in studio: «Al Les Grands Verres propongono una buona cucina vegetarian­a moderna, ma non caricatura­le». E la passione per il cibo biologico e i vini naturali, senza solfiti, torna quando parla del Racines, che si trova nel Passage des Panoramas, tra le più antiche promenade coperte d’Europa. Protagonis­ta nel mondo della ristorazio­ne e dell’hôtellerie Starck ha seminato piccoli splendori un po’ ovunque, dal Caffè Stern all’albergo 9 Confidenti­el, al Brach. E per il 2020 è quasi pronto per l’inaugurazi­one l’hotel MOB House, nel cuore di St Ouen. Ma assicura: «Non è l’ennesima colata di cemento, anzi, è la vita. Un enorme blocco di vita».

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A breve la Tour Eiffel sarà al centro di una rivoluzion­e urbanistic­a che trasformer­à l’area lì attorno in un grande parco pubblico
130 anni appena compiuti, una silhouette invidiabil­e e una media di 7 milioni di visitatori all’anno. A breve la Tour Eiffel sarà al centro di una rivoluzion­e urbanistic­a che trasformer­à l’area lì attorno in un grande parco pubblico
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Préalpato è stata eletta miglior pasticcier­a al mondo; l’italiana
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Great Design nel 10° arrondisse­ment; la designer Emmanuelle
Simon con l’applique della serie Raku
Yaki in ceramica giapponese (da sinistra, in senso orario)
Fa base a Parigi l’illustratr­ice Ana Tortos; al Plaza Athénée Jessica Préalpato è stata eletta miglior pasticcier­a al mondo; l’italiana Margherita Ratti ha aperto la galleria Great Design nel 10° arrondisse­ment; la designer Emmanuelle Simon con l’applique della serie Raku Yaki in ceramica giapponese (da sinistra, in senso orario)
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Aperto nel 1889 il Moulin Rouge è ancora il più famoso cabaret parigino (sotto, a sinistra).
Per l’hotel Grand Pigalle Dorothée ripropone la designer Meilichzon il motivo ortogonale tipico del quartiere (in basso, a sinistra).
Il campo di basket in technicolo­r di
Ill-Studio si trova tra i palazzi di rue
Duperré (sotto)
Design d’ispirazion­e vintage sovietica allo showroom Bloc de l’Est (sopra). Aperto nel 1889 il Moulin Rouge è ancora il più famoso cabaret parigino (sotto, a sinistra). Per l’hotel Grand Pigalle Dorothée ripropone la designer Meilichzon il motivo ortogonale tipico del quartiere (in basso, a sinistra). Il campo di basket in technicolo­r di Ill-Studio si trova tra i palazzi di rue Duperré (sotto)
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Foto Jared Chulski (a sinistra). Inaugura la prossima primavera l’attesissim­a sede della Collezione
Pinault all’interno dell’ex Borsa di
Commercio.
Progetto di Tadao
Ando. Foto Maxime
Tétard (sotto, a sinistra). Nella pagina accanto, da sinistra
Il sinuoso condominio degli architetti MAD a Clichy-Batignolle­s. Foto Jared Chulski (a sinistra). Inaugura la prossima primavera l’attesissim­a sede della Collezione Pinault all’interno dell’ex Borsa di Commercio. Progetto di Tadao Ando. Foto Maxime Tétard (sotto, a sinistra). Nella pagina accanto, da sinistra
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Si trova vicino al Palais Royal il Café (sotto). Kitsuné C’è Louvre la mano di Virgil Abloh dietro al night club
Josephine (sotto, a destra)
Laura trasformat­o stazione Gonzalez dei treni una ha nel ristorante La Gare. Foto Jérôme Galland (sopra). Ottone ossidato per le pareti di La Scène dei designer Toro & Liautard. Foto (sopra, Leny a destra). Guetta Si trova vicino al Palais Royal il Café (sotto). Kitsuné C’è Louvre la mano di Virgil Abloh dietro al night club Josephine (sotto, a destra)
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Foto Jean-Baptiste
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Si trova nel Marais l’hotel 9 Confidenti­el disegnato da
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Philippe Garcia. Il mercato delle pulci di St Ouen, foto
Getty Images
In alto, da sinistra in senso orario: il designer Philippe Starck è nato a Parigi nel 1949. Foto Jean-Baptiste Mondino. Il dehors del ristorante Les Grands Verres al Palais de Tokyo. Si trova nel Marais l’hotel 9 Confidenti­el disegnato da Starck, foto Philippe Garcia. Il mercato delle pulci di St Ouen, foto Getty Images
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