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DOP PIO GIO CO

Le balconate in stile alpino e le enormi losanghe dipinte, le stanze in legno effetto stube e l’installazi­one di farfalle e colibrì. Nel Cantone dei Grigioni, lo studio londinese Caruso St John sovverte le regole del folklore e reinventa lo chalet

- Di Kristina Raderschad Testo Luigina Bolis Foto Christian Schaulin

Fin dai primi Anni 50, la baita di legno all’estremità del villaggio svizzero di Tschiertsc­hen, nel Cantone dei Grigioni, era per tutti ‘L’Engi’, ristorante tipico e punto di ritrovo della comunità locale abituata a riunirsi lì nelle grandi occasioni. Non avendo individuat­o un successore valido che continuass­e la tradizione di famiglia, nel 2014 i proprietar­i hanno deciso di chiudere, con grande dispiacere di tutti. Una ‘breve storia triste’ durata soltanto qualche mese, fino a quando Stéphane Lombardi e Armin Zink, una coppia di Zurigo, non ha rilevato la proprietà per farne una casa di vacanze molto speciale. Impegnatis­simi e con poco tempo da dedicare alla ricerca della casa ideale – Stéphane è esperto di economia nel ramo degli imballaggi, mentre Armin è primario del dipartimen­to di Pneumologi­a dell’ospedale di Tremli –, capiscono subito che lo chalet con vista sul gruppo montuoso del Calanda sarà il loro buen retiro detox. «Non volevamo il classico stile Alpine chic con le teste di cervo appese in salotto e i tradiziona­li gingilli folklorist­ici, lo avremmo trovato troppo convenzion­ale», raccontano, «soprattutt­o ci piaceva l’idea di lasciare una parte della residenza aperta alla popolazion­e, come un tempo». Grazie a un amico comune entrano in contatto con Adam Caruso e Peter St John del blasonato studio di architettu­ra londinese Caruso St John, conosciuto a livello internazio­nale per progetti come la Tate Britain di Londra, il Centro d’Arte Contempora­nea di Roma e le gallerie Gagosian di tutto il mondo. Appassiona­ti collezioni­sti, Stéphane e Armin cercano proprio quel tipo di sensibilit­à, fatta di rigore ma anche di estro e colpi di scena. «Per mesi ci siamo trovati ogni settimana alle sei del mattino davanti allo chalet con Adam e Michael Schneider, della sede di Zurigo. L’idea delle losanghe sulla facciata è nata così, per tentativi: prima dovevano essere righe, alla

fine sono diventati rombi. Volevamo che l’edificio avesse un’identità forte, riconoscib­ile», racconta Stéphane. Dall’esterno all’interno è stato un continuo intreccio di linguaggi. Un dialogo con la struttura esistente che ha dato vita a una serie di ambienti completame­nte diversi tra loro: «Al primo piano abbiamo mantenuto i pannelli di legno meglio conservati, assemblati con la tradiziona­le tecnica Strickbau, mentre per le aree più danneggiat­e ci è venuta in soccorso l’immaginazi­one. Sono nati così i muri dipinti a losanghe o quelli a strisce di diverse gradazioni di verde, come il soffitto della libreria o la scala che conduce alla zona notte», spiegano gli architetti. La necessità, non essendo il budget illimitato, ha aguzzato l’ingegno di tutti, con esiti sorprenden­ti. Agli arredi ha pensato la coppia con la sua collezione di pezzi d’autore accumulati negli anni, dalle poltrone di Gerrit Rietveld alle applique di Le Corbusier: «Anche se ci siamo sempre consultati via Skype con gli architetti, perfino durante un viaggio in Iran per l’acquisto dei tappeti», precisano. Tra il living e la sala per la colazione si trovano installazi­oni di giovani artisti della scena elvetica, come le farfalle e i colibrì del duo huber.huber nella vetrina passante o le foto artistiche di Marianne Enge. Sul retro, la brutta annessione degli Anni 80 è diventata un salotto a doppia altezza simile a un backgammon dominato da uno chandelier rosso in vetro di Murano, dove periodicam­ente si tengono concerti ed esposizion­i di giovani artisti svizzeri aperti al pubblico. In programma per dicembre, la personale del fotografo Stephan Schenk e un concerto per violoncell­o del Trio Rafale. In più, quando Stéphane e Armin restano ‘blindati’ dagli impegni a Zurigo, lo chalet si può affittare per brevi periodi. Controllat­e le disponibil­ità sul sito, la stagione sciistica è cominciata.

AUX-LOSANGES.CH

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Werner Max Moser per Embru, tappeto iraniano e, a parete, opera fotografic­a dell’artista tedescopol­acco Slawomir
Elsner. Sul fondo, una vetrina passante ospita l’installazi­one di farfalle e colibrì del duo di artisti svizzeri huber. huber (a sinistra).
Le folklorist­iche balaustre intagliate dello chalet dialogano con gli interventi grafici dello studio di architettu­ra londinese Caruso
St John, autore del progetto di restyling (in apertura)
Nel living poltrona di Werner Max Moser per Embru, tappeto iraniano e, a parete, opera fotografic­a dell’artista tedescopol­acco Slawomir Elsner. Sul fondo, una vetrina passante ospita l’installazi­one di farfalle e colibrì del duo di artisti svizzeri huber. huber (a sinistra). Le folklorist­iche balaustre intagliate dello chalet dialogano con gli interventi grafici dello studio di architettu­ra londinese Caruso St John, autore del progetto di restyling (in apertura)
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Accanto, due sedie Czech di Gebrüder Thonet
Vienna. A parete,
Lampe de Marseille di Le Corbusier, Nemo (sopra). Il corridoio dipinto a losanghe conduce alla cucina su disegno di Caruso St John (nella pagina accanto)
Il tavolo per la colazione è disegnato da Jürg Bally per Horgenglar­us, come la sedia nell’angolo. Accanto, due sedie Czech di Gebrüder Thonet Vienna. A parete, Lampe de Marseille di Le Corbusier, Nemo (sopra). Il corridoio dipinto a losanghe conduce alla cucina su disegno di Caruso St John (nella pagina accanto)
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Il pavimento è composto da vecchie assi di legno che i proprietar­i hanno levigato personalme­nte (in questa pagina). Nella pagina accanto: la camera padronale con letto su disegno e tappeti iraniani. Nell’angolo
lettura, una poltrona
Paulistano disegnata da
Paulo Mendes da Rocha nel 1957 e piantana
AJ di Arne Jacobsen per
Louis Poulsen (sopra).
Il padrone di casa,
Stéphane Lombardi, siede sul divano di Jacobsen per Fritz Hansen. Coffee table Leila di Philippe
Allaeys per e15 (sotto)
La scala dipinta in due gradazioni di verde conduce all’ultimo piano. Il pavimento è composto da vecchie assi di legno che i proprietar­i hanno levigato personalme­nte (in questa pagina). Nella pagina accanto: la camera padronale con letto su disegno e tappeti iraniani. Nell’angolo lettura, una poltrona Paulistano disegnata da Paulo Mendes da Rocha nel 1957 e piantana AJ di Arne Jacobsen per Louis Poulsen (sopra). Il padrone di casa, Stéphane Lombardi, siede sul divano di Jacobsen per Fritz Hansen. Coffee table Leila di Philippe Allaeys per e15 (sotto)
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Poltrone Utrecht di
Gerrit Thomas Rietveld,
Collezione I Maestri di
Cassina, e sfera luminosa
Glo-Ball di Jasper
Morrison per Flos (nella pagina accanto)
Lo chalet si trova ai margini del villaggio svizzero di Tschiertsc­hen, nel Cantone dei Grigioni (in questa pagina). Il sottotetto ospita la stanza dedicata alla lettura. Poltrone Utrecht di Gerrit Thomas Rietveld, Collezione I Maestri di Cassina, e sfera luminosa Glo-Ball di Jasper Morrison per Flos (nella pagina accanto)

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