MIX AND MATCH
A Parigi, l’interior decorator Rodolphe Parente firma un appartamento per un collezionista d’arte. Il contesto è tradizionale, l’approccio contemporaneo. «Volevamo creare un contrasto tra stili diversi, per far nascere una nuova energia dal loro incontro»
«L’idea di disegnare qualcosa alla moda non mi interessa. Ha senso probabilmente per un fashion designer ma nell’interior design c’è una tempistica completamente diversa. È come la questione del buon gusto: chi ce l’ha e chi no? Io non lo so. Per me si tratta più che altro di creare qualcosa di personalizzato e su misura». Come l’appartamento che ha da poco progettato a Parigi per un collezionista d’arte. All’interno di un classico edificio haussmanniano, nella centralissima rue Du Bac, il designer francese Rodolphe Parente ha realizzato un progetto sartoriale. «Siamo nel cuore della città, a pochi passi da Saint-Germaindes-Prés. Abbiamo lavorato molto sul contesto, volevamo mantenere lo spirito e l’atmosfera parigina. Il pavimento di legno, gli stucchi e le modanature sono tradizionali ma l’approccio non è conservativo». Gli elementi esistenti sono rimasti com’erano ma hanno assunto un aspetto contemporaneo grazie all’uso del colore. «A Parigi la luce non è così brillante, quindi ho lavorato su una serie di tonalità che cambiano durante la giornata. Sono tutti colori ‘falsi’, a metà tra due toni più definiti. Per me era molto importante mantenere una sorta di incertezza riguardo ai colori e dare l’idea di una continua trasformazione. Mi piaceva che la gente potesse domandarsi se alle pareti c’è un rosa o un grigio e che si percepisse la sensazione del cambiamento attraverso le diverse fasi della giornata: così quello che la mattina sembra un cipria, verso sera assume una sfumatura più tabacco». Lo stesso equilibrio tra antico e contemporaneo si trova nel delicato bilanciamento tra arredi e opere d’arte. Si va da pezzi come la cassettiera dell’Ottocento o la poltrona Anni 60 di Joe Colombo a quelli realizzati su misura da Parente, come il tavolo da pranzo in marmo, o la testata del letto, realizzata da un artigiano francese: «pensata come uno schermo pieghevole, è per metà rivestita in lana e per metà in ottone lucidato». Quanto alle opere d’arte, racconta, «il proprietario aveva diversi quadri antichi e una bellissima collezione di ceramiche di Picasso. Abbiamo cercato di instaurare un dialogo tra i suoi pezzi e una serie di elementi nuovi come la gigantesca opera sul camino. Volevamo creare un mix tra i differenti stili, tra le epoche ma anche tra le finiture, accostando superfici brillanti ad altre opache, per far sì che dal contrasto potesse nascere un’energia nuova, una nuova visione di ciascun pezzo attraverso il dialogo con gli altri». Così, i due dipinti nel soggiorno, disposti ad angolo, acquistano tutto un altro valore
QUELLO CHE LA MATTINA È UN
CIPRIA, VERSO SERA ACQUISISCE
UNA SFUMATURA TABACCO. SONO
TUTTI COLORI ‘ FALSI’, A METÀ
TRA DUE TONALITÀ DEFINITE
Rodolphe Parente
e le ceramiche di Pia Camil traggono nuova forza dal confronto con quelle di Picasso. «La mia passione per l’arte», racconta il padrone di casa, «è nata quando ancora ero un ragazzo. Viaggiavo molto e ho avuto l’opportunità di visitare splendidi interni. Accanto alla mia attività principale, ho avuto la fortuna di avere un negozio di antiquariato per dieci anni, che mi ha permesso di dare sfogo ai miei gusti e ai miei desideri». Da circa un anno vive l’appartamento come un pied-à-terre, dividendosi tra la Francia e la Svizzera. «Ho subito avuto una buona sensazione. Tra tutte le case in cui ho vissuto, è sicuramente la più riuscita. Ho dato carta bianca a Rodolphe Parente perché avevo piena fiducia nel suo lavoro. Siamo riusciti a intenderci come se ci conoscessimo da anni. E il risultato è bellissimo». Tra i progettisti più in vista in Francia, Parente al momento sta seguendo diversi appartamenti tra Parigi e New York, oltre a un grande progetto con Herzog
& de Meuron, una banca privata a Ginevra. I suoi interni fanno tendenza eppure non ne vuole sapere di parlare di mode. «Per fare un bel lavoro, quello che è importante è avere ben in mente i riferimenti giusti. In Italia avete i migliori: Carlo Scarpa, per esempio. Prendi un libro su di lui, uno su Pierre Chareau, poi Peter Zumthor, Jean-Michel Frank e Gio Ponti. Non serve altro. Cinque buoni libri e puoi fare tutto quello che vuoi».
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