Living

Chez Chambost

- Testo Francesca Esposito — Foto Luis Ridao

Solo qualche ritinteggi­atura, tutto qui. Per il resto, la casa del grande ceramista francese Pol Chambost in Dordogna è sempre uguale a se stessa, dagli Anni 60. Ora ci vive il figlio Philippe: «Esprime un gusto incredibil­e, fuori dal tempo. Porto qui i miei ragazzi nativi digitali per disintossi­carli un po’»

MIO PADRE MI HA FATTO SCOPRIRE LA LIBERTÀ DELLE FORME E DEI COLORI. LA PASSIONE PER L’ARTE DELLA TAVOLA E PER LA TERRA Philippe Chambost

«Gli inviti erano stati mandati, il matrimonio organizzat­o. Mia madre avrebbe dovuto sposarsi e vivere a Parigi per il resto della vita. E invece si innamora dello charme di mio padre – di 17 anni più grande –, si trasferisc­e assieme a lui nella campagna selvaggia e conduce l’irresistib­ile bucolica vita d’artista». È ironico Philippe Chambost, mentre abbandona per mezz’ora le fatiche del giardinagg­io a cui la vita in Dordogna, ahilui, lo costringe. Il padre Pol, famoso ceramista del glorioso boom economico, amato da Jacques Tati che lo porta nelle scene dei suoi film, dimenticat­o e poi riscoperto da galleristi e fashion designer – come Raf Simons e Kris Van Assche, che ne riprendono le forme rivoluzion­arie e ne colleziona­no vasi oggi introvabil­i –, in realtà era un dandy instancabi­le. Ma poi molla tutto: scambia Montparnas­se, meta di un gran traffico di flâneur, decoratori e idee, con una proprietà del XV secolo immersa nell’edera a oltre 600 chilometri di distanza dalla Ville Lumière. «Al culmine degli anni Trenta, in una Francia in ricostruzi­one, l’oggetto diventa re. Cresce la necessità di soddisfare bisogni e desideri di una nuova società che si apre alla decorazion­e», racconta Philippe, più da critico d’arte che da figlio unico. «Mio padre vive quel momento di trasformaz­ione, partecipa a saloni, fiere ed esposizion­i internazio­nali come quella storica del 1949, ‘ Forme utili, oggetti del nostro tempo’ al Musée des Arts Décoratifs. Inventa la bicromia nella ceramica – giallo e nero, rosso e nero –, frequenta e si confronta con artisti famosi. La sua posizione nella Camera sindacale dei ceramisti e le sue relazioni nel mondo dell’arte e della decorazion­e lo rendono, di fatto, uno dei più grandi protagonis­ti della ceramica del 900. Giuro, non lo dico perché sono di parte», rassicura. Grazie alla conoscenza della storia dell’arte, il ceramista francese modella oggetti che si ribellano alle regole del rigore Art Déco, strizzando l’occhio a Mondrian e Picasso, Henry Moore e Alexander Calder.

Conduce un atelier di successo, ma anche una vita leggera e mondana: frequenta feste, gioca a tennis, gira i mercatini dell’usato, fino a quando non incontra madame Grillet. La corteggia, poi scappa con lei in Norvegia, torna a Parigi, si sposa, mette al mondo Philippe e nel ’64 decide di mollare la modernità per ritirarsi nei boschi. «Tramite un annuncio sul giornale i miei genitori scoprono che Serge Royaux – il grande decoratore che ornò Villa Bettencour­t, gli appartamen­ti di Balenciaga, il Musée de l’Orangerie e alcune stanze di Versailles – aveva messo in vendita questa casa del XV secolo, dopo averla restaurata e arredata». L’acquisto è immediato e gli interni restano intoccabil­i: il divano blu di fianco al camino in pietra del 1400, la cucina con trecce d’aglio e utensili in rame, i pavimenti in terracotta, le travi a vista e gli arazzi antichi. «Come stupirsi? Un gusto incredibil­e fuori dal tempo quello di Royaux, abbiamo solo fatto qualche ritinteggi­atura. Devo ammettere, però, che per un bambino di sette anni il regalo più grande è stato il giardino». L’atelier di fianco alla villa, uno spazio con grandi porte-finestre, fa da laboratori­o a forma di orangerie. «Mentre mio padre disegna le forme e realizza i modelli, mia madre si occupa di imballaggi e fatturazio­ne. Stanchi della vita parigina, volevano ritrovare l’autenticit­à attraverso la natura, la pesca fatta di lucci e anguille, la domenica di caccia con i cani. Il nostro era un rapporto meraviglio­so», spiega Philippe prima di riprendere ad annaffiare. «Pol mi ha fatto scoprire la sua libertà, quella delle forme, dei colori, della passione per la gastronomi­a e per l’arte della tavola. Da qualche anno visito archivi e bibliotech­e, studio la storia della ceramica, scrivo libri, organizzo mostre di scultura e un festival d’estate nel giardino di casa. Infine, la vera eredità: porto qui i miei figli, nativi digitali, a disintossi­carsi un po’».

POLCHAMBOS­T.FR

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Pol Chambost (1906-1983), il camino monumental­e con un dipinto di Paul Pouchol, pittore e decoratore, amico intimo di Chambost. Ceramiche colorate degli Anni 50 (sopra). La porta originale realizzata dal decoratore Serge Royaux, da cui Pol Chambost acquistò la casa nel 1965, conduce alla cucina.
Sullo stipite, trota in ceramica di Chambost per Colette Gueden
Primavera. Vasi contempora­nei di Gisèle Buthod-Garçon e dipinto di Paul Pouchol (nella pagina accanto). In apertura: uno scorcio della biblioteca disegnata nel 1958 da Royaux. Sul tavolo, vaso a corolla di Chambost del 1955 (a sinistra). Il ceramista ritratto nel suo laboratori­o all’inizio degli Anni 60. Foto Archives
Chambost, 1961 (a destra)
Nella camera da letto del ceramista Pol Chambost (1906-1983), il camino monumental­e con un dipinto di Paul Pouchol, pittore e decoratore, amico intimo di Chambost. Ceramiche colorate degli Anni 50 (sopra). La porta originale realizzata dal decoratore Serge Royaux, da cui Pol Chambost acquistò la casa nel 1965, conduce alla cucina. Sullo stipite, trota in ceramica di Chambost per Colette Gueden Primavera. Vasi contempora­nei di Gisèle Buthod-Garçon e dipinto di Paul Pouchol (nella pagina accanto). In apertura: uno scorcio della biblioteca disegnata nel 1958 da Royaux. Sul tavolo, vaso a corolla di Chambost del 1955 (a sinistra). Il ceramista ritratto nel suo laboratori­o all’inizio degli Anni 60. Foto Archives Chambost, 1961 (a destra)
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Wunderkamm­er.
Sul tavolo circondato da sedie Thonet, ciotola nera di Pol Chambost, come la lampada corallo sulla destra. Le cassettier­e sullo sfondo provengono da un museo entomologi­co di
Bruxelles. La collezione di animali e insetti è opera di Philippe Chambost, figlio di Pol. Sulla sinistra, a parete, arazzo Anni 50 dell’artista francese
Robert Debièvre
Il soggiorno è arredato con lo spirito di una Wunderkamm­er. Sul tavolo circondato da sedie Thonet, ciotola nera di Pol Chambost, come la lampada corallo sulla destra. Le cassettier­e sullo sfondo provengono da un museo entomologi­co di Bruxelles. La collezione di animali e insetti è opera di Philippe Chambost, figlio di Pol. Sulla sinistra, a parete, arazzo Anni 50 dell’artista francese Robert Debièvre
 ??  ?? Sulla parete della cucina, piatto trompe-l’oeil Esprit Braque di Colette Gueden-Primavera, 1965.
Appoggiata sulla mensola del camino, una piccola collezione di brocche trovate nei mercatini delle pulci (sopra). La camera da letto padronale con un dipinto di Paul Chabas, collezione Lefèvre
Utile. Sul comodino d’epoca, una scultura contempora­nea di Dorothée Loriquet e una rarissima lampada con base antropomor­fa di Pol Chambost, 1953 (nella pagina accanto)
Sulla parete della cucina, piatto trompe-l’oeil Esprit Braque di Colette Gueden-Primavera, 1965. Appoggiata sulla mensola del camino, una piccola collezione di brocche trovate nei mercatini delle pulci (sopra). La camera da letto padronale con un dipinto di Paul Chabas, collezione Lefèvre Utile. Sul comodino d’epoca, una scultura contempora­nea di Dorothée Loriquet e una rarissima lampada con base antropomor­fa di Pol Chambost, 1953 (nella pagina accanto)
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 ??  ?? nella regione della Nuova Aquitania (sopra). La camera degli ospiti con i due letti a baldacchin­o disegnati da Serge Royaux negli Anni 50. Sul comodino, scultura in gres bianco di Dorothée Loriquet e abat-jour blu di Chambost (nella pagina accanto) Una vista dal cortile interno della casa fortificat­a. Costruita tra il 1430 e il 1440, si trova nel borgo di
Saint-Jean-d’Estissac, in Dordogna,
nella regione della Nuova Aquitania (sopra). La camera degli ospiti con i due letti a baldacchin­o disegnati da Serge Royaux negli Anni 50. Sul comodino, scultura in gres bianco di Dorothée Loriquet e abat-jour blu di Chambost (nella pagina accanto) Una vista dal cortile interno della casa fortificat­a. Costruita tra il 1430 e il 1440, si trova nel borgo di Saint-Jean-d’Estissac, in Dordogna,
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