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NICOLETTA SANTORO EMAX VADUKUL

- Tommaso Basilio

La celebre coppia di creativi della moda lascia New York per Milano. Il nuovo appartamen­to è uno spazio calibrato sul bianco e nero e arredato con i classici del design. Palcosceni­co ideale per le fotografie del padrone di casa

LIBERAL, APERTA, AL PASSO CON LE GRANDI CAPITALI. DOPO 30 ANNI TRA PARIGI E MANHATTAN, IL FOTOGRAFO CHE HA PUBBLICATO SUL NEW YORKER DOPO AVEDON E LA SUPER FASHION EDITOR CAMBIANO CONTINENTE. «SE SEI UN ARTISTA HAI BISOGNO DI ESSERE LIBERO. OGGI NEGLI STATES C’È TROPPA INTOLLERAN­ZA»

Agile, scattante, nervoso, dinamico e istintivo. Come le sue foto, riconoscib­ili nella marea di immagini che nutrono le nostre esistenze. Max Vadukul, nato in Kenya da genitori indiani. Riflessiva, analitica, organizzat­a. Alle spalle una carriera sfolgorant­e nel magico mondo della moda. Nicoletta Santoro, fashion editor al fianco dei massimi autori della fotografia: Avedon, Leibovitz, Lindbergh, Roversi, Meisel, oltre che del marito Max. Coppia giramondo. Dopo sette anni a Parigi, si trasferisc­ono a New York chiamati dai lavori più eccitanti al vertice dell’editoria e del fashion business. Vi rimarranno per 23 anni. Da qualche mese sono a Milano, sarà la meta definitiva? Per una coppia così non c’è da giurarlo. Perché Milano? C’è il dato biografico di Nicoletta e dell’altro. Max non sopportava più il clima culturale di intolleran­za che si respira negli States, dove un’opinione può essere messa in discussion­e, censurata, e chi la esprime esposto al pubblico ludibrio. L’Europa per Max è più liberal, più aperta, e Milano sta al passo delle grandi capitali. In poche ore sei a Londra, Parigi, Madrid. Per Nicoletta, invece, dopo aver risolto per insoddisfa­zione la sua esperienza profession­ale a Town&Country come direttore creativo e aver avuto in eredità la casa materna in cui ha vissuto da bambina, la scelta è stata di natura affettiva: tornare a una cultura più umana e meno competitiv­a. Dove il valore più importante è avere il tempo per le proprie passioni, senza rimanere invischiat­a nei ritmi newyorkesi. Di New York Nicoletta racconta: «Il mio amico stilista Peter Speliopoul­os me

lo ha detto fin dall’inizio: ‘Questo non è un posto per persone sensibili.’ Infatti ho vissuto l’America come un ufficio». Uno splendido ufficio in cui ha collaborat­o per 5 anni con Annie Leibovitz a tutte le copertine di Vanity Fair sotto la mitica direzione di Graydon Carter. Oppure con Avedon, quando Tina Brown lo chiamò nel 1992: unico fotografo pubblicato sul New Yorker a rompere il tabù delle sole illustrazi­oni. Lo stesso New Yorker che nel 1996 coinvolse Max Vadukul come ritrattist­a di celebrità e fotoreport­er per progetti speciali. «L’America è il Paese che ha più rispetto della fotografia come forma d’arte. Molto più della Francia o del Regno Unito», afferma Max. «Ma negli ultimi 8 anni il clima è cambiato. Se sei un artista hai bisogno di essere libero. Oggi negli Stati Uniti l’intolleran­za e la paura di offendere qualche gruppo sociale pervade tutto: dal casting alla scelta delle location. Nel passato Tina Brown mi dava 20 mila dollari per andare in India a fotografar­e gli scrittori. Oggi non è più possibile». La casa milanese in zona Porta Romana è un edificio signorile degli Anni 60 affacciato sul verde. Il progetto di ristruttur­azione della casa di famiglia di Nicoletta è stato seguito dagli architetti Fiorenza Stringa e Ariela Goggi, quest’ultima antica conoscenza dei tempi di Vogue Italia. L’appartamen­to era molto borghese, con tappezzeri­e, boiserie e legni scuri. La ristruttur­azione lo ha reso contempora­neo, senza tradire l’identità originaria. I marmi del pavimento all’ingresso sono stati mantenuti ma opacizzati, i fancoil aggiornati. Lo spazio, giocato

sui contrasti del bianco e nero, è diventato un perfetto display per le foto di Max. «Il mio rapporto con il design è emotivo, come per tutto il resto», dice Nicoletta. «Se mi piace lo compro. Come con una gonna. Non mi interessa chi ha disegnato l’oggetto. Mi attrae l’emozione che suscita. Parte dei mobili e degli oggetti arriva da New York, parte erano di mia mamma, parte sono stati acquistati a Milano, come la libreria di Dieter Rams che separa l’ingresso dalla living room». L’ultima passione per Max è invece un progetto artistico autofinanz­iato, la serie Witness. Si tratta di grandi foto in bianco e nero di ambienti che rischiano il disastro ecologico. In comune hanno una grossa sfera specchiant­e in cui si riflette il fotografo. Immagini di denuncia che campeggian­o anche sulla parete del suo studio.

MAXVADUKUL.COM

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 ??  ?? Nicoletta Santoro e
Max Vadukul nella living room. Divano in pelle bianca Elan disegnato da Jasper Morrison per
Cappellini con cuscini dell’amico stilista Peter
Speliopoul­os, Peter
Speliopoul­os Projects.
Libreria Universal Shelving
System di Dieter Rams per
De Padova e lampadario composto da ganci di cristallo Giogali di Angelo
Mangiarott­i, Vistosi. Il tavolino in vetro e acciaio cromato è di Luigi Caccia
Dominioni, Azucena.
A parete, una serie di ritratti in bianco e nero di Max Vadukul
Nicoletta Santoro e Max Vadukul nella living room. Divano in pelle bianca Elan disegnato da Jasper Morrison per Cappellini con cuscini dell’amico stilista Peter Speliopoul­os, Peter Speliopoul­os Projects. Libreria Universal Shelving System di Dieter Rams per De Padova e lampadario composto da ganci di cristallo Giogali di Angelo Mangiarott­i, Vistosi. Il tavolino in vetro e acciaio cromato è di Luigi Caccia Dominioni, Azucena. A parete, una serie di ritratti in bianco e nero di Max Vadukul
 ??  ?? Uno scorcio della guest room con la poltrona Feltri di
Gaetano Pesce,
Cassina. Sospension­e vintage. Sulla mensola-scrittoio, lampada da tavolo
Anna, design Paolo
Tilche, 1962,
De Padova. Sulle pareti, foto di Max
Vadukul e Peter
Lindbergh
Uno scorcio della guest room con la poltrona Feltri di Gaetano Pesce, Cassina. Sospension­e vintage. Sulla mensola-scrittoio, lampada da tavolo Anna, design Paolo Tilche, 1962, De Padova. Sulle pareti, foto di Max Vadukul e Peter Lindbergh
 ??  ?? La cucina-dining room è arredata con un progetto su misura di Boffi, come la vetrina illuminata integrata nella parete di fronte. Sul tavolo acquistato da DDC New
York, sospension­e
Skygarden di Marcel
Wanders per Flos.
Sedie Thonet
La cucina-dining room è arredata con un progetto su misura di Boffi, come la vetrina illuminata integrata nella parete di fronte. Sul tavolo acquistato da DDC New York, sospension­e Skygarden di Marcel Wanders per Flos. Sedie Thonet
 ??  ?? Il luminosiss­imo living dell’appartamen­to, ai piani alti di un edificio Anni 60 affacciato sul giardino
Oriana Fallaci. Sulla sinistra, chaise longue LC4 di
Le Corbusier, oggi nella
Collezione Cassina I Maestri, e piantana Toio di Achille e
Pier Giacomo Castiglion­i per Flos. Divano e sedie di Jasper Morrison per Cappellini. Accanto alla porta d’ingresso, appendiabi­ti Sciangai di Zanotta e lampadario vintage in vetro smerigliat­o; libreria di De Padova.
Il pavimento in marmo è quello originale d’epoca
Il luminosiss­imo living dell’appartamen­to, ai piani alti di un edificio Anni 60 affacciato sul giardino Oriana Fallaci. Sulla sinistra, chaise longue LC4 di Le Corbusier, oggi nella Collezione Cassina I Maestri, e piantana Toio di Achille e Pier Giacomo Castiglion­i per Flos. Divano e sedie di Jasper Morrison per Cappellini. Accanto alla porta d’ingresso, appendiabi­ti Sciangai di Zanotta e lampadario vintage in vetro smerigliat­o; libreria di De Padova. Il pavimento in marmo è quello originale d’epoca
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 ??  ?? Lo studio di Max con il tavolo Lim3.0 di Bruno Fattorini per MDF Italia e la sedia da ufficio di De Sede. Libreria di
De Padova e, di fronte, una foto di Vadukul della serie Witness.
Lampadario vintage in
vetro (in questa foto).
La camera da letto è arredata con pezzi antichi: dipinti su tavola del 1850 circa e comodini napoleonic­i.
Una coppia di
Lampadina, design
Achille Castiglion­i per Flos (sotto)
Lo studio di Max con il tavolo Lim3.0 di Bruno Fattorini per MDF Italia e la sedia da ufficio di De Sede. Libreria di De Padova e, di fronte, una foto di Vadukul della serie Witness. Lampadario vintage in vetro (in questa foto). La camera da letto è arredata con pezzi antichi: dipinti su tavola del 1850 circa e comodini napoleonic­i. Una coppia di Lampadina, design Achille Castiglion­i per Flos (sotto)
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