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CARTELLONI SELVAGGI

LE OPERE DELL’ARTISTA FRANCESE IRROMPONO NEL PAESAGGIO URBANO. TRASFORMAN­O I BILLBOARD PUBBLICITA­RI IN TELE D’AUTORE E LE CITTÀ IN MUSEI

- Margherita Helzel

A colpi di affissioni ‘abusive’ l’artista francese OX trasforma i billboards pubblicita­ri in quadri e le città in musei. La creatività come antidoto all’inquinamen­to visivo

Si firma OX, due lettere maiuscole, le più simmetrich­e dell’alfabeto. È francese, vive a Bagnolet, alle porte di Parigi, e lavora in un grande studio dove dipinge poster di quattro metri per tre usando un pannello su ruote e un grande tavolo dedicato al taglio delle strisce di carta. Lo fa prevalente­mente da solo ma non perde l’occasione di condivider­e progetti e ospitare artisti in visita. I suoi interventi sono spesso abusivi: strisce di carta da un metro per tre, scala, spazzolone, secchio, colla e aria profession­ale. A nessuno verrebbe in mente di fermarlo, anche perché alcuni spazi sono vuoti. E poi la proposta è decisament­e site specific, termine molto abusato di questi tempi, ma non nel caso di OX che con i suoi billboard riqualific­a il contesto e la visione urbana. Sono interventi temporanei, durano sino all’affisione successiva. Ox li fotografa tutti e rimangono dirompenti anche su pellicola. Classe ’63, una monografia uscita nel 2015 e un curriculum di tutto rispetto che lo vede tra i fondatori del collettivo artistico

Les Frères Ripoulin, attivo dall’84 all’88 tra Parigi e New

York, e associato al nascente movimento dei Graffiti sebbene si esprimesse con le affissioni piuttosto che con i murali. «Avevamo lo stesso desiderio di liberarci da vincoli concettual­i e strutture

artistiche, visivament­e ci sentivamo vicini agli artisti della Free Figuration come Antonio Di Rosa, e affascinat­i dai pittori americani dell’epoca. Eravamo ricchi di cultura popolare, tv, fumetti, pubblicità, stampa; avevamo uno spirito iconoclast­a e una buona dose di cattivo gusto.

Il nostro linguaggio ci ha avvicinato agli artisti che lavoravano nello spazio urbano come Speedy Graphito, Keith Haring e i primi graffitari. Ci chiamavano Médias Peintres, ma non c’era mai una definizion­e abbastanza convincent­e. All’inizio con i Ripoulin ero ancora ispirato dai fumetti, rappresent­avo soggetti come l’omino Michelin o disegni infantili. Con la fine del gruppo ho iniziato a ricercare un linguaggio più personale, spogliando le immagini commercial­i di tutti gli elementi figurativi per mantenere solo la struttura astratta del layout. Sono arrivato a un approccio più minimale e quando sono tornato in strada ho cominciato ad attingere dal contesto urbano per arricchire questi codici grafici così spogli. Mi piace l’idea di shock estetico in forma ironica». Workshop, festival, foto, installazi­oni per istituzion­i, eventi pubblici o privati sono le sue fonti di reddito. «Vendere quadri non è abbastanza per finanziare il mio lavoro nello spazio pubblico. Inoltre i miei estimatori non sempre percepisco­no la continuità con la mia produzione per la vendita. Sto ancora cercando un modo coerente per mostrare cosa sto facendo al di fuori dei miei collage». Anche se quella delle affissioni è proprio una fissazione, ammette OX. Opere a tempo determinat­o, destinate a essere ricoperte

da un’altra pubblicità e che nel frattempo costringon­o a riflettere sull’invadenza del messaggio commercial­e. «C’è una sorta di magia effimera nel trasformar­e, anche se solo per alcuni giorni, il luogo della pubblicità in un’altra cosa. A volte basta un solo elemento incongruo. Questo mi stimola enormement­e: anche quando sto pensando ad altro, in strada c’è sempre un segno che attira la mia attenzione. Lo vedo come un gioco, cerco di trovare la risposta migliore alla domanda che mi pone il paesaggio urbano. E quando accade è come un lampo, una visione che dipende propio da quel billboard, una specie in procinto di scomparire. Negli anni Ottanta c’era pubblicità ad ogni angolo di strada anche centri storici. Ora i cartelloni sono sempre meno e spesso relegati in zone di traffico automobili­stico, eppure molte persone continuano a sentire la loro onnipresen­za aggressiva. Sarà per questo che quando capita di interagire con i passanti, le reazioni sono sempre molto positive anche se la mia proposta sembra loro assurda». Niente è lasciato al caso: che sia il soggetto a ispirarlo o il contesto, l’intervento artistico di OX migliora sempre la relazione con i passanti. «Sto preparando installazi­oni temporanee per diverse città francesi e parteciper­ò anche al festival Stenograff­ia di Ekaterinbu­rg. Sto ancora aspettando proposte dall’Italia dove ho fatto una piccola mostra e alcuni collage tra Roma, la Sicilia e la Calabria. In Italia avete ancora tanti billboard, vero? Sì, la mia è una vera dipendenza».

 ??  ?? L’installazi­one Le Canyon Ville de Paris, 2014, per L’Été du Canal a Bobygny, nella regione della Île-de-France. La monografia dell’artista OX: Public Posters è edita da Internatio­nal Neighborho­od Verlag
L’installazi­one Le Canyon Ville de Paris, 2014, per L’Été du Canal a Bobygny, nella regione della Île-de-France. La monografia dell’artista OX: Public Posters è edita da Internatio­nal Neighborho­od Verlag
 ??  ?? Tra gli interventi più noti, il poster del 2010 a Noisy-le-Sec, Île-de-France (sopra). Lo scorso 2019 nelle strade di Pantin, alle porte di Parigi, un billboard vuoto si fa quadro. Le opere di OX aprono una riflession­e sull’inquinamen­to visivo e sull’interazion­e tra arte e paesaggio (sotto)
Tra gli interventi più noti, il poster del 2010 a Noisy-le-Sec, Île-de-France (sopra). Lo scorso 2019 nelle strade di Pantin, alle porte di Parigi, un billboard vuoto si fa quadro. Le opere di OX aprono una riflession­e sull’inquinamen­to visivo e sull’interazion­e tra arte e paesaggio (sotto)
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 ??  ?? OX a Parigi, nel 2014, si fa beffe della pubblicità incollando­ci sopra i suoi poster.
Foto Rosalie Loew (sopra). I temi dei soggetti grafici di OX partono spesso dal contesto urbano. Due esempi: a Dammarie-les-Lys, 2013 (sotto), e a Créteil, 2018 (in basso)
OX a Parigi, nel 2014, si fa beffe della pubblicità incollando­ci sopra i suoi poster. Foto Rosalie Loew (sopra). I temi dei soggetti grafici di OX partono spesso dal contesto urbano. Due esempi: a Dammarie-les-Lys, 2013 (sotto), e a Créteil, 2018 (in basso)
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Sa essere astratto, ironico o decorativo, come nell’intervento del 2017 a Parigi (sopra).
Classe 1963, OX firma le sue ‘affissioni selvagge’ da un trentennio. Foto Stéphanie Lemoine (sotto). L’installazi­one Drive In per l’evento MS Artville ad Amburgo, 2018 (in basso)
Per la sua arte di strada OX usa colori piatti e campiture ampie con un linguaggio che cita il Pop. Sa essere astratto, ironico o decorativo, come nell’intervento del 2017 a Parigi (sopra). Classe 1963, OX firma le sue ‘affissioni selvagge’ da un trentennio. Foto Stéphanie Lemoine (sotto). L’installazi­one Drive In per l’evento MS Artville ad Amburgo, 2018 (in basso)
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