Living

NELLA NUOVA FAT TORIA

Cambiare vita è possibile. L’artista Othmar Prenner ha lasciato Monaco per la Val Venosta, dove ha ristruttur­ato un maso abbandonat­o del XIV secolo come fosse una scultura. Tutto rivestito di larice, è il rifugio dei suoi sogni, con grandi vetrate che gua

- Di Martina Hunglinger — Foto Mads Mogensen

Di quella vecchia casa colonica incastonat­a nella ripida valle del Langtaufer­s, in Alta Val Venosta, rimane l’anima antica e primitiva. Ciò che si vede oggi è merito dell’attuale proprietar­io Othmar Prenner, artista e scultore cinquanten­ne nato da queste parti, che l’ha trasformat­a in una originale residenza alpina dal segno contempora­neo, dove la tradizione artigianal­e si confronta con il linguaggio rigoroso dell’architettu­ra e del design. Per Othmar si tratta della ‘casa definitiva’. Di un sogno che diventa realtà e che lo ricongiung­e con la sua terra, dopo aver vissuto gli ultimi ventidue anni a Monaco, con una breve parentesi a New York.

A un certo punto ha sentito, fortissimo, il desiderio di ritornare a vivere tra le sue montagne e allestire lì casa e studio. Come tutte le inclinazio­ni più autentiche, anche la sua passione per l’artigianat­o e la scultura è sbocciata nell’infanzia, intorno agli

undici anni, quando era solito trascorrer­e le vacanze estive nella Valle a casa dei nonni. Dalla stanzetta sotto al soppalco collegata al laboratori­o, spiava l’incessante lavoro del nonno seduto alla panca da falegname: «D’inverno riparava diversi oggetti o creava utensili con i materiali di cui poteva disporre, legno, pietra, stagno e ceramica principalm­ente. Io ho iniziato così, imitando lui», racconta. Sono seguite la scuola di falegnamer­ia a Innsbruck e l’Accademia delle Arti Figurative a Monaco, ma le montagne non le ha mai dimenticat­e. E così eccolo qui, ad aprire per noi questa vecchia fattoria abbandonat­a al degrado e rimasta disabitata per molti anni. «Non ho fatto altro che incapsular­e la vecchia struttura in un guscio moderno», minimizza. In realtà ha riportato in vita l’intero edificio con un trasporto particolar­e, un insieme di affetto e ambizione: il risultato è questa grande casa molto accoglient­e dalla forma essenziale, semplice come la disegnereb­be un bambino, con il tetto spiovente, grandi finestre e il comignolo ben in vista. Forse, un bambino non l’avrebbe immaginata interament­e rivestita di larice, dentro e fuori: «Mi piace fare le cose nel modo in cui non si dovrebbero fare», dice ridendo. Allude al tradiziona­le portico tipico delle costruzion­i locali, di cui a casa Prenner non c’è traccia. Ha preferito adottare soluzioni creative, come le chiama lui, per risolvere esigenze pratiche: così, i fori necessari alla ventilazio­ne sono diventati parte di un progetto artistico che li vede circondati da messaggi poetici come Der Traum vom Haus im Haus (Il sogno della casa in una casa), oppure nostalgici come wenn der Berg noch ein Berg war (quando la montagna era ancora una montagna) incisi da Othmar stesso. Ci sono voluti cinque lunghi anni e l’aiuto

PIÙ TEMPO TRASCORRO QUI,

PIÙ SENTO L’ESIGENZA DI RENDERE

LE COSE SEMPLICI

Il living è il posto preferito dal padrone di casa. Sul tavolo, gli oggetti che lui stesso disegna e realizza: contenitor­i per il pane in legno di cirmolo bruciato all’esterno, ciotole, taglieri in pregiato legno di melo e coltelleri­a. Poltroncin­a Womb, Knoll, lampada Tolomeo Mega Terra, Artemide e camino sospeso Gyrofocus, Focus (a destra). Un ritratto di Othmar Prenner al lavoro nel suo atelier-laboratori­o (nella pagina accanto)

di suo fratello falegname per terminare la residenza: «Abbiamo lavorato a questo maso come fosse una scultura, con precisione e pazienza, ponderando ogni decisione e utilizzand­o materie prime locali e riciclabil­i, come il legname che arriva da una foresta poco lontana o il marmo dei bagni, recuperato da una cava vicino a Malles». L’atrio d’ingresso è nero come la pece e si apre sul soggiorno, che trabocca di luce naturale e si affaccia sulla vallata. Nel mezzo un camino di ghisa sospeso e sparse tutto intorno le sue creazioni, ciotole, utensili, vasi, che riflettono la forza della natura circostant­e: «Più tempo trascorro qui più sento l’impulso di rendere le cose semplici». E gli interni, che ha praticamen­te realizzato da solo, riflettono queste emozioni: larice ovunque, dalla cucina - spettacola­re opera di customizza­zione che in molti vorranno copiare - alla camera da letto, allestita nella vecchia stube. Poche le concession­i al colore e al design, giusto qualche storico pezzo d’autore come le poltron Womb di Eero Saarinen e le sedie di metallo Diamond di Harry Bertoia. Per il resto, la mano di Othmar è ovunque. La mattina prestissim­o ama bere il primo caffè nel living guardando le mucche al pascolo. Poi scende nel suo atelier-laboratori­o dove passerà gran parte della giornata: «È il mio rifugio ben attrezzato. Ha tre grandi finestre, mi ricordano grandi occhi spalancati sul mondo». Qui realizza i suoi utensili utilizzand­o legni pregiati, dal cirmolo al melo. Ad aprile Othmar sarà a Milano per il Salone del Mobile, con una collezione di arredi in legno bruciato.

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Ortles. Tavolo e sedie sono su disegno del padrone di casa Othmar
Prenner, come i piatti e le ciotole in legno di cirmolo. Poltroncin­a
Womb di Eero Saarinen,
Knoll, e piantana Tolomeo
Mega Terra di Michele De
Lucchi e Giancarlo Fassina per Artemide. Sullo sfondo, camino Gyrofocus disegnato nel 1968 da
Dominique Imbert, Focus (in questa foto). Uno scorcio dall’alto di casa
Prenner: un’architettu­ra semplice come la disegnereb­be un bambino (in apertura)
Il rivestito le living montagne interament­e di larice del gruppo guarda Ortles. Tavolo e sedie sono su disegno del padrone di casa Othmar Prenner, come i piatti e le ciotole in legno di cirmolo. Poltroncin­a Womb di Eero Saarinen, Knoll, e piantana Tolomeo Mega Terra di Michele De Lucchi e Giancarlo Fassina per Artemide. Sullo sfondo, camino Gyrofocus disegnato nel 1968 da Dominique Imbert, Focus (in questa foto). Uno scorcio dall’alto di casa Prenner: un’architettu­ra semplice come la disegnereb­be un bambino (in apertura)
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La camera da letto padronale è stata allestita nella vecchia stube. Tutti gli arredi, compresa la cassettier­a multicolor, sono stati realizzati da Othmar Prenner. Lampada a parete 265 di Paolo Rizzatto per Flos (nella pagina accanto)
Nell’angolo divano danese lettura, vintage, lampada a parete dal segno industrial­e e stereo Brionvega degli Anni 60 (sopra). La camera da letto padronale è stata allestita nella vecchia stube. Tutti gli arredi, compresa la cassettier­a multicolor, sono stati realizzati da Othmar Prenner. Lampada a parete 265 di Paolo Rizzatto per Flos (nella pagina accanto)
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Prenner e dal fratello: dal soffitto ai pavimenti fino all’isola di lavoro, tutto è rivestito di larice (a sinistra).
Il dehors affaccia sulle montagne altoatesin­e della Vallelunga. Sedie
Diamond di Harry
Bertoia, Knoll (nella pagina accanto)
La cucina su disegno è un prodigio custommade realizzato da Prenner e dal fratello: dal soffitto ai pavimenti fino all’isola di lavoro, tutto è rivestito di larice (a sinistra). Il dehors affaccia sulle montagne altoatesin­e della Vallelunga. Sedie Diamond di Harry Bertoia, Knoll (nella pagina accanto)
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