2016. Un pattern di elementi architettonici creato per illustrare i volumi della trilogia cyberpunk di William Gibson (nella pagina accanto)
Partiamo da una cifra: 12 milioni. Sono gli spettatori che a fine aprile hanno assistito al concerto virtuale Astronomical del rapper americano Travis Scott sulla piattaforma di gioco Fortnite. Un evento di portata storica che ci dà un’idea del boom del digitale nei mesi del lockdown. Insieme a musei e gallerie, l’industria dell’intrattenimento infatti è stata tra le prime a doversi reinventare sul web moltiplicando il numero di Webinar, dirette Instagram e raduni virtuali. «Non sarà mai più come prima. La quarantena ci ha costretto a dipendere da tecnologie che prima eravamo troppo pigri o impegnati per imparare», dice da Londra il guru della digital art Daniel Brown, programmatore specializzato in opere interattive e generative che si animano tramite sistemi computerizzati. Con il mouse al posto del pennello e una tavolozza di algoritmi, Brown crea applicazioni, siti web e installazioni per marchi di lusso, oltre a opere d’arte per musei e collezioni private. Con la sua agenzia Play-Create, fa consulenza ad aziende, tv e riviste e collabora con artisti del calibro di KanyeWest e del fotografo inglese Nick Knight, uno dei primi a scommettere su di lui: «Penso che sia arrivato il momento di nuove forme d’espressione che non includano più fotografi, musicisti e cineasti, ma persone come Danny che scrivono