— Adrian Gaut
Portland, 1981 Ti presenti?
Mi divido tra New York e Springs, nell’East End di Long Island, dove vivo. Ma soprattutto viaggio e fotografo architetture, interni e persone. Il mio portafortuna è un Rolex Explorer vintage da cui raramente mi separo. Tra gli ultimi lavori, ho scattato per Armani, Roman and Williams, West Elm e
Anthropologie Home. In questo momento sto girando una serie di film d’artista per il Metropolitan Museum. Com’è la tua casa? È un’ariosa villa Mid-Century circondata da due acri di terreno vicino a una baia a sud di Long Island. All’interno, una collezione di mobili del Novecento sempre in progress. Che stile nelle stanze?
Le camere sono ampie, con un mix di arredi italiani e mobili handmade. La mia preferita è il soggiorno, che integra anche la sala da pranzo. C’è un caminetto semplice e moderno con accanto una sedia africana intagliata a mano. Al centro il pezzo forte, il day bed Barcelona di Mies van der Rohe. Cosa c’è alle pareti?
Mi piace appendere l’arte, raramente la mia. Qual è il rapporto tra luce, foto, architettura e design?
Per me è tutto connesso e la luce è fondamentale. Penso più alla luce che a qualsiasi altra cosa e man mano che acquisisco esperienza mi rendo conto che un buon design sembra cattivo con una cattiva luce e viceversa. C’è un posto dove sogni di vivere?
Maiorca. Chi segui su Instagram?
Tra gli altri: Colin King, Miso Studios, Passeu Passeu, Sheena
Miyake, Beau Traps, Alex. P. White, Alexander Design Build. La tua casa in un’immagine?
Il soggiorno, con la libreria e il tavolo da lavoro su disegno. Come saranno le abitazioni nel 2030?
Più craft e con la tecnologia invisibile.