SINGOLARE MASCHILE
«Un modello di sobrietà milanese, ma non troppo borghese». Gordon Guillaumier rimodula gli interni dell’appartamento di un giovane single. Con arredi dal taglio sartoriale, boiserie laccate nere, specchi fumé e grandi classici del design
Il living riflesso nella porta a specchio che scherma la zona notte. Poltroncina LC1 di Le Corbusier-Perriand-Jeanneret, sedie Capitol Complex Office Chair, design Pierre Jeanneret, e divano Toot di Piero Lissoni, tutto Cassina. Tavolini con top in marmo TS di GamFratesi per Gubi; lampada Parentesi di Castiglioni e Manzù, Flos; sgabelli Pinocchio e Vitae di Riva 1920. Il tappeto di Daniele Innamorato è un pezzo unico. Sul fondo, dipinto su tela di Federica Perazzoli
Milano, via San Giovanni sul Muro. Dal quarto piano di un palazzo Anni 60 progettato da Marco Zanuso, Gordon Guillaumier osserva il lento viavai di questa strada del centro un po’ defilata che sbocca proprio davanti al Teatro dal Verme. Designer, art director e architetto d’interni maltese, ma milanese d’adozione, ci apre le porte dell’appartamento che ha ristrutturato e arredato per il figlio di una coppia di amici: Lorenzo, un giovane professionista del mondo della finanza tornato a vivere a Milano dopo un periodo all’estero. «Sono circa 100 mq. Li abbiamo dovuti rifare da cima a fondo», spiega Guillaumier. «Prima gli interni avevano un taglio molto classico, ‘da famiglia’: corridoi, corridoietti, molte camere. Io ho cercato di ritagliare nuovi spazi sulle esigenze di un trentenne single: un grande living e stanze comunicanti per un vissuto più informale». La zona pranzo, ad esempio, è stata studiata come un ambiente passante, tutt’uno con l’ingresso e il living, schermata da una grande libreria 606 di Dieter Rams. «L’idea era di creare un filtro tra la zona giorno, la cucina e i bagni. Abbiamo posato un pavimento in cemento resina e, per amplificare il senso di intimità, ho optato per una soluzione
SCEGLIERE PEZZI CHE RESISTONO ALLA PROVA DEL TEMPO È LA MIA IDEA DI SOSTENIBILITÀ
Gordon Guillaumier
total black: un soffitto ribassato dipinto di nero, così come le armadiature e le boiserie su misura che rivestono tutte le superfici. Mentre all’altro capo del corridoio, l’effetto teatrale della ‘scatola nera’ è esasperato da una pesante tenda in velluto verde che chiude la cabina armadio». Luce e buio, chiaro e scuro: il gioco di contrasti si intuisce non solo da materiali e finiture, ma anche da dettagli più sottili, come la porta a specchio che divide il living dalla zona notte. «Anche quella ha una parte in vetro normale e una in vetro fumé», fa notare il designer. «Lo specchio è un ottimo espediente per manipolare la prospettiva e dilatare gli spazi. In questo caso riesce addirittura a nascondere un’intera stanza». Il trucco aggiunge profondità e luminosità al soggiorno, già rischiarato da grandi vetrate a piena altezza, e moltiplica la presenza di pochi, selezionatissimi pezzi scelti insieme al padrone di casa: «Innanzitutto, non volevamo sovraccaricare la casa di mobili e oggetti. Allo stesso tempo mi piaceva l’idea di creare sensazioni diverse attraverso cromie e materiali contrastanti. Abbiamo messo insieme un bel mix di arredi storici e contemporanei, sia italiani che internazionali, all’insegna di una certa sobrietà milanese. Mobili dalle linee pulite e dall’impronta maschile, ma non troppo borghesi».
Attorno a un grande tappeto grafico in bianco e nero si raccolgono alcuni ‘evergreen’, come la poltrona LC1 di Le Corbusier-Perriand-Jeanneret e dello stesso Jeanneret una coppia di Office Chair. Poco più in là, una Superleggera di Ponti rielaborata in multicolor da Guillaumier per la galleria Martina Simeti di Milano. «Per me è importante che un progetto invecchi bene, sia esso un oggetto o un interno. Non abbiamo introdotto nulla di legato alle mode del momento, ma pezzi contemporanei che, mi auguro, possano funzionare ancora tra dieci, venti, trent’anni. Resistere alla prova del tempo è la mia idea di sostenibilità». Se nella zona giorno la scala cromatica contempla i toni del grigio, della sabbia e del legno – fatta eccezione per i dipinti su tela – in cucina e in bagno le pareti sfoggiano un verde pistacchio e un azzurro più decisi. Guillaumier pensa al futuro:
«Sono le uniche concessioni al colore. Delle tinte più brillanti sarebbero state troppo vincolanti. Ho realizzato un contenitore più neutro possibile che, nei prossimi anni, Lorenzo potrà personalizzare con nuovi arredi, luci e opere d’arte».