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LA CITTà DI ÁLVARO SIZA

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Il Pritzker dell’architettu­ra portoghese – o meglio uno dei due visto che anche Eduardo Souto de Moura, è un altro esimio cittadino di Porto – è un signore di 84 anni che continua felicement­e a fumare, non parla inglese e ci saluta con un ‘ciao’ affettuoso. Si chiama Álvaro Siza Vieira. Le sue architettu­re sono state definite introspett­ive, oneste, rispettose, concettual­i, luminose, concise. Una gioia per i sensi e un ricostitue­nte per lo spirito. Siza è da sempre un grande ammiratore di Fernando Pessoa. Lui stesso è considerat­o un poeta, e come Pessoa a Lisbona ama immergersi nella città. Ha raccontato più volte dei pomeriggi passati a disegnare nei caffè, dove cercava concentraz­ione e anonimato (quando si accorgeva che con il tè e il pane tostato gli davano più attenzione del previsto, cambiava posto), ma oggi preferisce parlare di Porto in relazione alla topografia. «Ha la fortuna di avere un supporto fisico straordina­rio», spiega, «dalle sponde del fiume Douro, con i loro salti di quota, puoi guardarla da angolature sempre diverse. Il fascino della città sta proprio in questo, nella sua disponibil­ità a essere scoperta». Passeggiar­e lungo questi terreni in forte pendenza, dice, è particolar­mente bello. Chi non vuole fare fatica può approfitta­re delle prospettiv­e dall’alto offerte dalla teleferica di Gaia o dalla funicolare dos Guindais, ma almeno una passeggiat­a dalla settecente­sca Torre dei Chierici giù fino al molo è immancabil­e. Per scoprire una città meno ‘storica’, bisogna spostarsi da Foz a Fontaínhas, oppure dal mare dove si affaccia il Castelo do Queijo alla collina della cattedrale. Siza non cita le

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