In breve, la passione non basta, ma aiuta
Nato e cresciuto nella provincia di Bari, Alex è sempre stato un grande appassionato di cinema fin dall'infanzia, sognando da sempre Hollywood. Sebbene la vita lo abbia portato in un'altra direzione per un po', non ha mai smesso di pensare a quel mondo, al mondo del cinema. Si sa, la vera passione non può essere soppressa, ed è così che un giorno, mentre si trovava al cinema, un pensiero improvviso ha dato vita a un'idea. I cortometraggi!
La missione? Creare una piattaforma in chiave moderna a 360 gradi per chi vuole farsi conoscere atraverso l‘arte del cortometraggi. È cosi che nel 2020 nasce WeShort. Ma le cose non accadano per magia, dietro ci sono sacrifici e duro lavoro.
Perché i cortometraggi?
“Da quando ero bambino, il cinema è stato sempre la mia passione e ho sempre sognato di fare cinema. WeShort è il risultato della mia passione e la voglia di portare sul mercato un brand che rappresenta il cinema breve. In grande. In grande vuol dire potendosi misurare con i grandi player. La storia del cinema è iniziata con i cortometraggi e quello è stato l'incipit di WeShort.
Con oltre 600 milioni che ruotano intorno all’indotto, l’industria del cortometraggio, dai festival alla produzione, dalla distribuzione ai ricavi per la fruizione in streaming, abbonamenti e pubblicità, sicuramente ha del potenziale. Senza considerare poi gli investimenti nella trasformazione di un cortometraggio in un lungometraggio. Quindi questo è un mercato che sembra una nicchia, ma in realtà muove capitali importanti.”
“Siamo in un momento importante di riscrittura completa del paradigma del futuro dell'intrattenimento.’’
Un’idea di business sicuramente un po’ nuova per Italia. Raccontaci come hai iniziato.
“È stato sicuramente un percorso impegnativo. La creazione di un'azienda è tutt'altro che facile. All'inizio, ho fatto affidamento sulle mie capacità, sulla passione per il cinema e sulla forza di volontà che mi ha guidato in questa avventura. Per fortuna i primissimi soci e collaboratori credevano nel mio progetto e, pur di portarlo avanti, hanno accettato di non essere retribuiti. I primi due anni sono stati intensi, non ho preso neanche una vacanza e ho messo il lavoro davanti a tutto, compresa la mia vita privata.”
“’Per me avere una startup è stato come avere un figlio. Respingere investitori troppo aggressivi che potrebbero cambiare la natura del business e la sua visione di lungo periodo, non è facile. Da una parte si deve difendere il futuro della propria creazione, allo stesso tempo si deve rimanere aperti ad apprendere da consulenti, mentori e partner che ti aiutano a crescere anche quando le loro idee non rispecchiano la tua visione iniziale. Bisogna rimanere flessibili, credo che ciò sia sintomo di intelligenza.’’
“Ho investito non solo il mio tempo e impegno, ma anche tutti i miei risparmi, abbassando il mio tenore di vita al minimo e sospendendo persino il mutuo. Quindi, se mi chiedi se è stato difficile, la risposta è sì. Ma rifarei tutto senza esitare.”
Qual è stato il fattore scatenante che ti ha portato a dire: “lo devo fare assolutamente”
“Ho iniziato le prime ricerche un anno prima, nel 2019. Ricerche sia cognitive che neuroscientifiche sul livello di attenzione delle persone - che come sappiamo sta prendendo la forma di una funzione decrescente -, oltre che sui meccanismi scientifici di associazione e scelta del consumatore. Insomma, è una scienza inesatta che mi ha portato a una conclusione.
Oggi è il momento giusto per puntare sul breve. Quell’intuizione si è rivelata l’opportunità: ancora non esisteva in Italia un piataforma specializzata nella produzione e distribuzione dei cortometraggi. È li che ho pensato, cavolo, la faccio io. Perché sono convito che siamo in un momento importante di riscrittura completa del paradigma del futuro dell'intrattenimento, che sarà molto più basato sulla persona e non su quello che scelgono le major di farti guardare.
Ricordiamoci che i registi più blasonati, hanno iniziato proprio dalla produzione di corti. I cortometraggi sono la quintessenza del cinema indipendente e quindi è importante creare un bridge che va da una scuola di cinema qualsiasi al mondo di Hollywood e delle grandi produzioni internazionali. “
“Per raggiungere la libertà dobbiamo guadagnarcela, dobbiamo sudarcela, dobbiamo pensare in grande e dobbiamo volerla.”
Se dovessi rappresentare la storia di WeShort sia con un film che con un cortometraggio, quali sarebbero?
“Le ali della libertà” perché mi sono rivisto molto nella scena in cui il protagonista scava dalla prigione questo buco nel muro che poi apre la via per evadere. Solo che per scappare deve strisciare per 500 metri nei liquami in un canale molto stretto.
E quella è un po' una metafora della vita, perché per raggiungere la libertà dobbiamo guadagnarcela, dobbiamo sudarcela, dobbiamo pensare in grande e dobbiamo volerla.”
“Se noi rimaniamo in quella cella fredda di prigione che può essere la nostra mente, può essere la nostra routine, può essere l'accettare di non poter realizzare determinati sogni, rischiamo di rimanere imprigionati per sempre.
Invece i sogni vanno coltivati, vanno realizzati.
La storia in realtà io la vedo come la storia di tutti quei corti che raccontano il viaggio dell'eroe, dove c'è sempre un wingman, e quel wingman è WeShort. L'eroe è il filmmaker che realizza il corto.”