VIVA IL CINEMA CHE BEN RACCONTA LA MALATTIA
SonoIL SUO TEAM Glatzer (morto il 10 marzo), con il marito Wash e le attrici Kristen Stewart, 24, e Julianne Moore, 54.
STILL ALICE,
Silvia, Milano
parecchi anni che il cinema americano dimostra impegno e sensibilità nel raccontare la malattia. Basta pensare a film coinvolgenti come Qualcuno volò sul nido del cuculo, Rain Man e Forrest Gump, per i quali le associazioni dei malati dissero che questi film avevano fatto di più di qualsiasi campagna di sensibilizzazione effettuata con i mezzi tradizionali. Sono film particolari, che giustamente sono stati inquadrati sotto il genere dei film «terapeutici», in due direzioni: perché aprono il mondo della malattia alla comprensione di un vasto pubblico, e perché nonostante tutto sono capaci di lanciare un messaggio di speranza. È il caso del film Still Alice, che costituisce un esempio finora unico perché, avendo come soggetto la lotta di una donna contro la malattia di Alzheimer, ha avuto un regista – Richard Glatzer – ammalato di sclerosi laterale amiotrofica (Sla), malattia inguaribile e progressiva, che infine l’ha portato alla morte appena tre settimane dopo l’Oscar a Julianne Moore, premiata come migliore attrice, protagonista proprio di Still Alice. La battaglia l’ha raccontata Wash Westmoreland, che era sposato con Glatzer e che ha firmato la regia insieme con lui. La diagnosi nel 2011, poi l’impetuosa avanzata del male, che però non ha impedito al regista di portare avanti le riprese: non ne ha saltata nemmeno una, pur essendo alla fine totalmente paralizzato, tanto che poteva comunicare toccando con l’alluce del piede un iPad progettato appositamente. Aveva detto di voler lasciare un «ricordo». Ha lasciato di più. Schivando i rischi della retorica, proprio grazie alla sua malattia è riuscito a immergersi nell’abisso dell’Alzheimer.