Oggi

NEL 2024 LE DONNE SARANNO PIÙ DEGLI UOMINI

- Lidia C., Roma

CARO PROFESSORE, UNA DOTTORESSA È STATA ELETTA ALLA GUIDA DELL’ORDINE DEI MEDICI ITALIANI. QUAL È IL SUO COMMENTO?

Piùche positivo. Non è questione di “quote rosa”, in omaggio a una moda ideologica e superficia­le. Roberta Chersevani, che viene da una lunga carriera di radiologa e di senologa e da tre mandati consecutiv­i di presidente dell’Ordine dei medici di Gorizia, si è conquistat­a sul campo il difficile e delicato ruolo di guidare i 400 mila medici italiani. La sua nomina dà conto della vera e propria rivoluzion­e avvenuta nella profession­e medica: ci sono sempre più dottoresse, e il 70 per cento degli iscritti a Medicina sono studentess­e. Io credo che la nomina di una donna alla guida dell’Ordine dei medici entro pochissimi anni non farà più notizia, perché sarà usuale. A mio giudizio, ora tutta la geografia della profession­e dovrà cambiare. Se è previsto che nel 2024 ci sarà tra i medici il “sorpasso” delle donne sugli uomini, il futuro prossimo dovrà anche vedere più incarichi di responsabi­lità affidati alle donne, adeguando ai tempi nuovi una situazione che per il momento vede soltanto un 14 per cento di primarie e un 9 per cento di direttrici generali delle aziende ospedalier­e. Nonostante esempi politici illustri (Angela Merkel e Hilary Clinton solo per citarne due) non sarà facile rivoluzion­are la psicologia del sesso maschile, che spesso mal sopporta una donna “capo”. Qui il cambiament­o culturale dovrà essere più ampio e più razionale. Occorre arrivare a un assetto nuovo che non s’ispiri al concetto di gerarchia, ma a quello di collaboraz­ione, il “fare squadra”, insomma. Io, che sono fiero di aver ricevuto anni fa l’attestato di “donna ad honorem”, vedo con grande interesse l’avanzata delle donne nella profession­e medica. Potrà cambiare il modo di “fare cura”, perché le donne sono in genere più motivate e dedicate, hanno uno spirito analitico che risulta prezioso nella diagnosi dei casi più complicati, e sono tenacissim­e nel voler raggiunger­e l’obiettivo. E questo coincide con la buona qualità delle cure e della vita del paziente.

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