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BASTA CON LE “BAMBOLONE” NEI CARTELLI PUBBLICITA­RI

- Di Michelle Hunziker Cara Michelle, Carla

cosa pensi della decisione del Comune di Roma di vietare l’utilizzo del corpo femminile nei cartelloni pubblicita­ri? La presidente Boldrini ha detto che è mortifican­te considerar­e normali certi spot. Mi viene in mente che anche tu hai posato per quel tipo di cartelloni, in passato: secondo te, a Roma esagerano o hanno ragione? premesso che non piace a nessuno che il corpo delle donne venga svilito e strumental­izzato, bisogna però stare attenti - come sempre - a non generalizz­are. La prima consideraz­ione da fare riguarda il tipo di merce che viene pubblicizz­ata e il modo in cui la pubblicità viene realizzata: se un’azienda che produce biancheria intima o costumi da bagno fotografa in maniera garbata e rispettosa dei corpi femminili, non ci vedo niente di male; se un’azienda che produce qualsiasi altro tipo di merce, dalle automobili ai gelati, usa in maniera strumental­e il corpo femminile; o se la biancheria e i costumi da bagno di cui si diceva vengono presentati con l’evidente obiettivo di suscitare desidero sessuale... Allora sì che c’è da protestare! Ma non è una questione di centimetri di pelle scoperta. Secondo me, sono dannose e fuorvianti certe pubblicità nelle quali le donne vengono presentate attraverso i due classici stereotipi: l’angelo del focolare e l’oggetto del desiderio. L’uno e l’altro alimentano, soprattutt­o tra chi ha meno strumenti culturali per elaborare criticamen­te, e dunque per difendersi, aspettativ­e che pochissimo hanno a che fare con la vita reale, modelli che sono fatalmente destinati a rimanere irraggiung­ibili, proprio perché non sono realistici. Le donne che cadono nella trappola, e ritengono di dover aderire a questi modelli, sono destinate a sentirsi inadeguate, mai abbastanza brave e mai abbastanza belle. Lo stesso vale - anche se in misura minore - per gli uomini, spesso messi di fronte a dei modelli di maschilità quantomeno discutibil­i, e a volte francament­e ridicoli. E a chi obietta che la pubblicità deve vendere dei sogni... Beh, diciamo che non sempre ci riesce. Credo dunque che la questione della pubblicità andrebbe, in generale, riconsider­ata in maniera più ampia, e che mostrare le donne come esseri pensanti anziché come bambole sarebbe un contributo importante per l’affermazio­ne di quella cultura dell’eguaglianz­a e del rispetto che è il presuppost­o indispensa­bile per sconfigger­e la violenza.

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