DONARE UN RENE: UN ATTO D’AMORE CHE NON CI DANNEGGIA

IL CASO

CARO PROFESSORE, PUÒ SPIEGARMI IN TERMINI SEMPLICI LA DONAZIONE “SAMARITANA” CHE HA FINITO PER AVVIARE UNA CATENA DI CINQUE TRAPIANTI DI RENE? E POI: CHE RISCHI COMPORTA?

Perla prima volta in Italia (è anche uno dei pochissimi casi in Europa), una donatrice che ha espresso la volontà di restare anonima ha offerto un rene non a un congiunto o al coniuge, ma a un malato che le resterà sconosciuto (e pure lui rigorosamente anonimo). La “samaritana”, cioè l’anonima donatrice di Pavia, ha compiuto un gesto di straordinaria generosità, sottoponendosi a un intervento chirurgico che, secondo gli studi più recenti, non la danneggerà. Un gesto che, comunque, richiede coraggio e altruismo. E che ha messo in moto una catena di trapianti incrociati di rene. Com’è stato possibile? Prima di spiegarlo, bisogna fare una premessa. Siamo nel campo del trapianto di rene tra viventi: tra madre e figlio, tra padre e figlio, tra fratelli, tra coniugi, tra persone legate da un rapporto di affetto. Condizione indispensabile è che ci sia tra il donatore e il ricevente la compatibilità immunologica e del gruppo sanguigno. Una compatibilità totale c’è solo tra gemelli identici, ma anche una compatibilità un po’ inferiore permette, con l’aiuto dei farmaci anti-rigetto, l’attecchimento del rene. Ma che cosa succede se la generosa disponibilità a donare un rene si scontra con l’ostacolo insormontabile dell’incompatibilità biologica? Ecco la «donazione incrociata». I medici selezionano alcune coppie di potenziali riceventi/ donatori, e si avvia la “catena”. Il rene del donatore B, che nella coppia A-B non andava bene per A, diventa valido per la coppia C-D, e va a beneficio del ricevente C, mentre il rene del donatore D va a beneficio del ricevente A. La modalità si ripete uguale per le successive coppie, fino ad arrivare alla meravigliosa concertazione tecnico-scientifica di cinque-sei trapianti di rene che avvengono in contemporanea.