IL BOSCO VERTICALE
ilano dall’alto? È tutta una scoperta». E se lo dice Fabio Polosa, possiamo crederci. Lo scorso ottobre questo fotografo trentacinquenne ha immortalato la città dall’elicottero volando a un’altezza appena più alta della famosa Madonnina, la statua che sta in cima al Duomo. «L’idea era riuscire a cogliere la vita cittadina, non solo i tetti. Per questo ho scelto di scattare nel tardo pomeriggio e in alcuni casi di sabato, momenti di massimo affollamento e di movida. È anche l’ora in cui il tramonto si mescola all’illuminazione artificiale. Il risultato è una luce calda che dà maggiore risalto alle forme». E di forme, nelle 180 foto che sono confluite nel libro appena pubblicato, Milano vista dal
cielo (Fabiano Gruppo Editoriale, 49 euro), se ne possono cogliere tante. Da quella “a fiore” della Rotonda della Besana (ex lazzaretto seicentesco, ora Museo dei Bambini) ai grandi cerchi di cui Milano è prodiga: il sistema di viali alberati intorno all’Arco della Pace, la piazza Gae Aulenti racchiusa nel nuovo grattacielo avvolgente di Unicredit (diventata una delle mete cult delle domeniche milanesi) e la cupola della Galleria Vittorio Emanuele II, uno dei simboli storici del capoluogo lombardo. C’è un fil rouge curvilineo, insomma, a intrecciare passato e presente di Milano. E d’altra parte è la stessa pianta urbana a ribadire il tondo, disegnata com’è dal circuito dei Navigli, i canali navigabili che nel Duecento garantivano la distribuzione capillare delle merci a partire dall’invaso della Darsena, poi coperti (purtroppo) e trasformati in un anello stradale nei primi decenni del Novecento. «Se dovessi
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dire qual è l’orma che la città lascia sul territorio, direi una spirale, come una galassia che da un nucleo compatto si espande nel territorio», sintetizza Polosa. «E ciò che mi ha più stupito è la quantità di verde. Dall’alto si vedono tanti giardini privati che da terra non si colgono. Milano è molto meno grigia di come viene descritta ». Vero. Ora che il sogno di Expo sta per avverarsi lo possiamo ammettere: la capitale industriale d’Italia da sempre snobbata dai flussi turistici, negli ultimi cinque anni ha davvero cambiato pelle. Non che prima mancassero punti di riferimento e monumenti, perché ce ne