Oggi

SINDONE Nessuno la sa copiare

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ORoma, aprile rmai è chiaro, il problema non è più dimostrare che la Sindone sia vera ma che sia falsa. Il telo conservato a Torino dal 1578 che, secondo la tradizione, avrebbe avvolto il corpo di Gesù, sarà nuovamente esposto al pubblico dal 19 aprile al 24 giugno ad appena due anni dall’ultima ostensione straordina­ria. E immancabil­mente, all’avvicinars­i della scadenza, si ravviva il dibattito tra gli studiosi. Nel 1988 tre laboratori svolsero le analisi con il Carbonio 14: Oxford, Zurigo e Tuscson (Arizona). Sembrava dimo- strato che il tessuto fosse medioevale ma l’esperiment­o sarebbe stato inficiato da problemi di contaminaz­ione. L’unica cosa finora certa è l’impossibil­ità di replicare il manufatto con tecnologie moderne. Ci ha provato anche Paolo Di Lazzaro, fisico del centro ricerche Enea di Frascati che anni fa era riuscito a ottenere la colorazion­e “simil-sindonica” di un brandello di lino usando un laser ad eccimeri (che lavora nel campo dell’ultraviole­tto). A gennaio, poi, Di

Lazzaro ha presentato i risultati di una campagna di studi condotta nell’estate 2014 su un’altra Sindone, quella di Arquata del Tronto, nelle Marche. L’oggetto è importante perché è una copia della Sindone di Torino con cui fu fatta combaciare nel 1653, allo scopo di ottenere una “santificaz­ione da contatto”. «Vi sono similitudi­ni tra la copia di Arquata e l’originale di Torino», spiega a Oggi il professor Di Lazzaro. L’immagine della Sindone di Arquata del Tronto ottenuta dal Radar topologico infrarosso, però, mostra che il contorno dell’impronta corporea, le macchie di sangue, il disegno delle false bruciature e delle lettere della scritta ( Extractum ab originali) sono dovute a sostanze penetrate all’interno dei fili del tessuto di lino della Sindone, suggerendo la loro probabile origine pittorica con un pigmento diluito che è penetrato all’interno dei fili del tessuto. «Non vedo perché ci si stupisca del fatto che non si possa riprodurre a livello microscopi­co un oggetto fatto secoli fa», commenta Andrea Nicolotti, storico del Cristianes­imo dell’Università di Torino e autore di Sindone: storia e leggenda di una reliquia controvers­a. Nicolotti dice di essersi trovato per caso a studiare la Sindone basandosi sugli unici documenti che ne attestano in maniera certa l’esistenza. Il telo “comparve” nel 1356 a Lirey in Francia, in una chiesa fatta costruire da Geoffroy de Charny.

UN PIGMENTO MOLTO DILUITO È PENETRATO ALL’INTERNO DEI FILI DEL TESSUTO

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testo e foto di Marco Merola
SULLA PRESUNTA RELIQUIA CERTEZZE NON NE ESISTONO. L’UNICA È CHE NEMMENO LE PIÙ AVANZATE TECNICHE SONO RIUSCITE A RIPRODURLA. LO CONFERMANO GLI ULTIMI STUDI CHE QUI VI PRESENTIAM­O testo e foto di Marco Merola

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