«CARI MARITI, ONESTÀ NON
FA RIMA CON CRUDELTÀ»
Immaginiamo che un lettore 40enne, tale Raoul di Roma, scriva alla mia rubrica per raccontare la sua storia: è sposato con una 39enne e per oltre dieci anni è stato un marito e un padre perfetto. Ma da tempo, ben prima di innamorarsi di una giovanissima collega, l’unione era in crisi ormai irreparabile: tenere ipocritamente in vita un matrimonio solo di facciata oppure dare coraggiosamente il taglio netto? Ed ecco la mia risposta: sei davvero sicuro, Raoul, che il matrimonio fosse finito prima di incontrare l’altra? Dopo tredici anni di matrimonio chi è più innamorato, se per amore si intendono notti di sesso sfrenato e farfalle nello stomaco ogni volta che lei (lui) ti sfiora una mano? Qualunque sia l’evolversi del disamoramento, concordo con te: tenere in vita un rapporto finito provoca soltanto infelicità e tensioni: anche ai figli. Ma la separazione di fatto dovrà avvenire gradualmente. Non puoi, caro lettore, trasferirti in una nuova casa con la ragazza che ami prima che moglie e figli abbiano elaborato il dolore della perdita. E sbaglieresti di grosso vedendo in questa scelta un addio a compromessi e finzioni. È quanto direi a Raoul Bova. Che, dopo essere comparso a Sanremo con la sua Rocío durante l’evento canoro più paparazzato d’Italia, ha scelto di aprire il cuore a un magazine patinato. In concomitanza con l’uscita del suo ultimo film. Vestito Giorgio Armani, fotografo Marc Hom, autodifesa intrisa di sofferenza. Boh. Malizia a parte, credo al suo disagio. Non è una colpa smettere di amare, ma sicuramente crea problemi - non solo economicamente guerreschi – l’aver lasciato una buona moglie come Chiara: a quanto so, non riteneva affatto insanabili le crisi di cui Raoul parla.