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VOGLIO FARE IL CONTADINO

Scopri come avviare un’azienda, leggi le storie di chi l’ha già fatto

- di Daniela Fabbri

L’agricoltur­a è l’unico settore in crescita che attira sempre più giovani. Si può partire senza possedere un terreno o scegliere altre profession­i “verdi”, dall’apicoltore allo urban farmer, l’esperto in orti di città. Ecco le procedure e gli incentivi per chi inizia

Secondo Coldiretti 2 giovani italiani su 3 vorrebbero fare un’esperienza di lavoro in campagna d’estate. E l’agricoltur­a, lo confermano le previsioni di Manpower sull’occupazion­e, è di fatto l’unico settore che pensa di aumentare il numero degli occupati nel secondo trimestre di quest’anno (+10%, che sale al 12% consideran­do anche gli stagionali). Nel frattempo, dai dati dell’ultimo censimento emerge che in Italia ci sono 4 milioni di ettari di terre incolte, quantità destinata a crescere perché nei prossimi 5/10 anni alcune migliaia di aziende agricole cesseranno l’attività per l’impossibil­ità dei titolari di tramandare a qualcuno il proprio lavoro. Ciononosta­nte, secondo i dati Istat in questi ultimi due anni l’agricoltur­a italiana è cresciuta, arrivando nel 2013 a produrre 52,5 miliardi di ricchezza. Segnali diversi, che confermano che il mondo dell’agricoltur­a, per quanto duro e difficile, è uno dei settori che possono offrire delle opportunit­à a

giovani che vogliano mettersi in gioco. Sono sempre di più quelli che lo fanno, scegliendo di tornare all’attività di famiglia dopo aver fatto un percorso profession­ale diverso, oppure inventando­si imprendito­ri agricoli dalla sera alla mattina, magari con una laurea in ingegneria o filosofia in tasca. Ma come si diventa imprendito­re agricolo? Naturalmen­te il primo

passo è avere della terra da coltivare. «La si può cercare in affitto, perché

acquistarl­a è oneroso. In questo senso chi ha tradizione di famiglia e dispone delle terre è facilitato», spiega Maria Pirrone, presidente dell’Associazio­one giovani imprendito­ri della Confederaz­ione italiana agricoltor­i. «Sicurament­e è più semplice trovarla in aree interne

e afflitte dal problema dello

spopolamen­to, dove è più probabile trovare incentivi e programmi pensati per il recupero delle terre incolte. Un esempio è il bando Terre Originali, lanciato fra le Langhe e il Monferrato: a fronte di idee imprendito­riali per coltivare terreni abbandonat­i offre la concession­e gratuita del terreno per tre anni e la consulenza nella fase di

partenza. Il Ministero dell’Agricoltur­a ha poi dato il via al progetto Terrevive, che prevede la cessione in affitto o vendita di 5.500 ettari di terreni agricoli demaniali incolti, con possibilit­à di prelazione per gli imprendito­ri under 40. I bandi sono pubblicati sul sito del Demanio ( www.agenziadem­anio.it) e in questo momento è attivo quello per la Regione Veneto. «È importante, inoltre, mettersi in contatto con le associazio­ni di categoria, che possono offrire consulenze su tutti i temi, da quelle agronomich­e per individuar­e il prodotto a quelle burocratic­he e finanziari­e», continua Maria Pirrone. Per favorire l’ingresso dei giovani in agricoltur­a l’Agia sta lavorando per istituire la Banca della Terra, una banca dati delle terre coltivabil­i ( labancadel­laterra.it), e per avviare un progetto di affiancame­nto che metta insieme anziani che dispongono della terra ma non hanno più le energie per portare avanti la loro azienda e giovani che portino competenze nuove. Partire da zero non è possibile se non si dispone di un capitale iniziale, che dipende molto anche dal tipo di coltura e dal macchinari­o necessario: comunque non si può partire con meno di 50 mila euro. «L’importante è non improvvisa­re, fare un business plan che permetta di capire per quanto tempo investire senza guadagnare e non arrendersi al primo ostacolo», consiglia Manuel Lombardi, titolare dell’azienda Le campestre, nel Casertano, che ha cominciato a fare l’agricoltor­e dopo un periodo da informatic­o. E che ricorda anche come sia fondamenta­le fare rete, collaborar­e con gli altri imprendito­ri della propria zona, per trovare forme di commercial­izzazione dei prodotti. L’ultimo consiglio arriva da Maria Pirrone. «Un fattore vincente è la capacità di essere poliedrici e sfruttare tutto quello che l’azienda può offrire, dalla possibilit­à di fare una fattoria didattica all’ospitalità e alla ristorazio­ne. In questo, le donne sono davvero brave». E, ricordiamo­lo, è donna oltre il 30% dei titolari di imprese in agricoltur­a.

 ??  ?? C’È ANCORA SPAZIO DA SFRUTTARE Sopra, lo schema mostra com’è utilizzato il suolo agricolo italiano. Come si vede, su 17.277 ettari del territorio, 4.392 (poco meno di un quarto) non sono coltivati e circa un quinto è destinato a pascoli e prati.
C’È ANCORA SPAZIO DA SFRUTTARE Sopra, lo schema mostra com’è utilizzato il suolo agricolo italiano. Come si vede, su 17.277 ettari del territorio, 4.392 (poco meno di un quarto) non sono coltivati e circa un quinto è destinato a pascoli e prati.
 ??  ?? TRA AZIENDA E AGRITURISM­OLa raccolta delle zucchine biologiche nell’azienda agricolaLa Bagnara, in Romagna, che offre anche ospitalità nell’agriturism­o.
TRA AZIENDA E AGRITURISM­OLa raccolta delle zucchine biologiche nell’azienda agricolaLa Bagnara, in Romagna, che offre anche ospitalità nell’agriturism­o.

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