VOGLIO FARE IL CONTADINO
Scopri come avviare un’azienda, leggi le storie di chi l’ha già fatto
L’agricoltura è l’unico settore in crescita che attira sempre più giovani. Si può partire senza possedere un terreno o scegliere altre professioni “verdi”, dall’apicoltore allo urban farmer, l’esperto in orti di città. Ecco le procedure e gli incentivi per chi inizia
Secondo Coldiretti 2 giovani italiani su 3 vorrebbero fare un’esperienza di lavoro in campagna d’estate. E l’agricoltura, lo confermano le previsioni di Manpower sull’occupazione, è di fatto l’unico settore che pensa di aumentare il numero degli occupati nel secondo trimestre di quest’anno (+10%, che sale al 12% considerando anche gli stagionali). Nel frattempo, dai dati dell’ultimo censimento emerge che in Italia ci sono 4 milioni di ettari di terre incolte, quantità destinata a crescere perché nei prossimi 5/10 anni alcune migliaia di aziende agricole cesseranno l’attività per l’impossibilità dei titolari di tramandare a qualcuno il proprio lavoro. Ciononostante, secondo i dati Istat in questi ultimi due anni l’agricoltura italiana è cresciuta, arrivando nel 2013 a produrre 52,5 miliardi di ricchezza. Segnali diversi, che confermano che il mondo dell’agricoltura, per quanto duro e difficile, è uno dei settori che possono offrire delle opportunità a
giovani che vogliano mettersi in gioco. Sono sempre di più quelli che lo fanno, scegliendo di tornare all’attività di famiglia dopo aver fatto un percorso professionale diverso, oppure inventandosi imprenditori agricoli dalla sera alla mattina, magari con una laurea in ingegneria o filosofia in tasca. Ma come si diventa imprenditore agricolo? Naturalmente il primo
passo è avere della terra da coltivare. «La si può cercare in affitto, perché
acquistarla è oneroso. In questo senso chi ha tradizione di famiglia e dispone delle terre è facilitato», spiega Maria Pirrone, presidente dell’Associazioone giovani imprenditori della Confederazione italiana agricoltori. «Sicuramente è più semplice trovarla in aree interne
e afflitte dal problema dello
spopolamento, dove è più probabile trovare incentivi e programmi pensati per il recupero delle terre incolte. Un esempio è il bando Terre Originali, lanciato fra le Langhe e il Monferrato: a fronte di idee imprenditoriali per coltivare terreni abbandonati offre la concessione gratuita del terreno per tre anni e la consulenza nella fase di
partenza. Il Ministero dell’Agricoltura ha poi dato il via al progetto Terrevive, che prevede la cessione in affitto o vendita di 5.500 ettari di terreni agricoli demaniali incolti, con possibilità di prelazione per gli imprenditori under 40. I bandi sono pubblicati sul sito del Demanio ( www.agenziademanio.it) e in questo momento è attivo quello per la Regione Veneto. «È importante, inoltre, mettersi in contatto con le associazioni di categoria, che possono offrire consulenze su tutti i temi, da quelle agronomiche per individuare il prodotto a quelle burocratiche e finanziarie», continua Maria Pirrone. Per favorire l’ingresso dei giovani in agricoltura l’Agia sta lavorando per istituire la Banca della Terra, una banca dati delle terre coltivabili ( labancadellaterra.it), e per avviare un progetto di affiancamento che metta insieme anziani che dispongono della terra ma non hanno più le energie per portare avanti la loro azienda e giovani che portino competenze nuove. Partire da zero non è possibile se non si dispone di un capitale iniziale, che dipende molto anche dal tipo di coltura e dal macchinario necessario: comunque non si può partire con meno di 50 mila euro. «L’importante è non improvvisare, fare un business plan che permetta di capire per quanto tempo investire senza guadagnare e non arrendersi al primo ostacolo», consiglia Manuel Lombardi, titolare dell’azienda Le campestre, nel Casertano, che ha cominciato a fare l’agricoltore dopo un periodo da informatico. E che ricorda anche come sia fondamentale fare rete, collaborare con gli altri imprenditori della propria zona, per trovare forme di commercializzazione dei prodotti. L’ultimo consiglio arriva da Maria Pirrone. «Un fattore vincente è la capacità di essere poliedrici e sfruttare tutto quello che l’azienda può offrire, dalla possibilità di fare una fattoria didattica all’ospitalità e alla ristorazione. In questo, le donne sono davvero brave». E, ricordiamolo, è donna oltre il 30% dei titolari di imprese in agricoltura.