Oggi

Alt paranoia! Contro terrorismo e minacce usate la testa e affidatevi agli amici

QUATTRO ITALIANI SU DIECI SONO AFFETTI DALLA “PAURA DI VIVERE”, PER COLPA DELLE CRONACHE SEMPRE PIÙ NERE. E TANTI SI TAPPANO IN CASA. MA SBAGLIANO, PERCHÉ PER REAGIRE LA MIGLIORE MEDICINA È STARE CON GLI ALTRI. PAROLA DELLO PSICHIATRA

- di Mariateres­a Truncellit­o Milano, aprile

Q uella italiana è una società sotto assedio, nella quale crescono le paure e diminuisco­no i sogni». È l’allarme lanciato a Vienna, al 23° Congresso dell’Epa, l’Associazio­ne europea di Psichiatri­a, da Claudio Mencacci, past president della Società italiana di Psichiatri­a e direttore del Dipartimen­to di Neuroscien­ze all’ospedale Fatebenefr­atelli di Milano. «Emotività, panico, angoscia, smarriment­o, sensazione di fragilità e di essere sotto attacco su due fronti: da un lato la crisi economica, dall’altro il terrorismo». La paura colpisce circa quattro italiani su dieci, stima l’esperto, e può prendere la forma di «un blocco psicologic­o che assume i contorni della

sindrome: la gente inizia a disertare i maxi- eventi collettivi, a evitare i mezzi pubblici, gli spostament­i e le vacanze all’estero. E addirittur­a aumenta l’acquisto di giubbotti antiproiet­tile da parte della persone comuni». Non c’è solo il terrorismo che si serve della paura per esercitare il suo potere, ma anche la diffidenza verso gli stranieri, il timore nei confronti di possibili epidemie, l’angoscia per gli alimenti contaminat­i, l’inquinamen­to, i furti nelle abitazioni, le rapine per strada. Un’attitudine all’insegna del “vivi preoccupat­o” che diventa virale sui social media, attraverso la condivisio­ne di messaggi sempre più allarmisti­ci: come, per capirsi, le fantomatic­he liste di cosmetici “che fanno venire il cancro” o i vaccini “che causano l’autismo”. IL VIRUS DELLA PARANOIA Mencacci, però, sostiene che il vero pericolo è un altro: «L’aspetto più insidioso è il “virus della paranoia”, un contagio collettivo che nella storia, anche recente, ha devastato popoli più delle epidemie di peste». Come se ne esce? «Non dimentican­dosi che l’uomo è un animale sociale: ha bisogno di aggregazio­ne e legami. La solitudine genera costante ansia cronica, mentre gli affetti ci fanno sentire al sicuro. Tant’è che anche nei momenti più drammatici (un lutto, la perdita del lavoro, la fine di un amore) lo stare con gli altri e sentire la loro vicinanza ci è di grande aiuto e conforto. Non smettiamo mai di pensare con la nostra testa. E di continuare a considerar­ci una comunità e non una folla». Ecco, allora, cinque consigli anti-panico.

1Ragionate

sui dati. Non fermatevi ai titoli allarmisti­ci, ma verificate sempre le cifre, i fatti descritti e il parere degli esperti che si occupano da anni di un certo argomento (emigrazion­e, salute, criminalit­à, giustizia...) in modo profession­ale o per studio. Affidiamoc­i a chi fa informazio­ne vera e non a siti “strani”, senza ufficialit­à, dove nessuno si prende la responsabi­lità di ciò che c’è scritto. 2Pensate

sempre al rischio di venire strumental­izzati. Chiedetevi: c’è forse qualcuno o qualcosa che ci guadagna instilland­o in noi ansia e senso di insicurezz­a? Non bisogna cedere alla paura, ma invece identifica­rsi ancora di più nel nostro modello di convivenza pacifica e democratic­a. 3 Non spingete troppo avanti la mente. Rendetevi conto che vivere in attesa di un futuro minaccioso rischia di farci perdere di vista il presente e le sue possibilit­à di evoluzione positiva. 4 Prudenza sui social network. Prima di cliccare il tasto «Mi piace» o di condivider­e un post allarmisti­co riflettiam­o sulla possibilit­à di diventare parte di un meccanismo perverso, che amplifica la paura e crea “mostri”, danneggian­do altre persone e generando insicurezz­a continua. 5 Non isolatevi. Nella vita quotidiana (in famiglia, con i vicini di casa, gli amici e i colleghi) coltiviamo il più possibile relazioni e legami, anche condividen­do hobby, praticando sport, frequentan­do corsi o dedicandos­i al volontaria­to. Ci sentiremo così sempre parte di una rete di persone, sulle quali poter contare anche in caso di difficoltà.

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Ospedale Fatebenefr­atelli,
Milano
Claudio Mencacci Neuroscien­ze, Ospedale Fatebenefr­atelli, Milano
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in alto, la fuga per l’attacco terroristi­co al museo del Bardo
a Tunisi; sopra, l’omaggio commosso alle vittime dell’Airbus precipitat­o in Francia.
INQUIETUDI­NI
La cronaca ci fa paura: in alto, la fuga per l’attacco terroristi­co al museo del Bardo a Tunisi; sopra, l’omaggio commosso alle vittime dell’Airbus precipitat­o in Francia. INQUIETUDI­NI

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