Oggi

LA LUNGA CORSA

- Marianna Aprile

che su chi apre bed and breakfast in casa. Glielo ripeto: la parola chiave, a Roma, sarà controllo». I giornali l’attaccano per aver definito “casaletto” una proprietà di due immobili, più piscina, a Subiaco. Le danno dell’abusivo… «Una bufala. Erano due casali, uno 160 metri quadrati, che ho ristruttur­ato, e un altro di 130 che dopo otto anni di domande e permessi è stato ampliato in base al Piano Case della Regione. I 130 metri quadrati erano su due piani, io li ho portati su un piano solo aggiungend­one 39, con autorizzaz­ione del Comune. La piscina, autorizzat­a pure quella. Di abusivo non c’è nulla. L’ho definito “casaletto” perché di solito da quelle parti gli immobili rustici hanno metrature più importanti. E comunque, se divento sindaco, la prima consistent­e parte di soldi per il sociale la piglio dalle cause che farò a giornali e Cinquestel­le che insultano. E se invece non divento sindaco, con quei soldi mi ci faccio il villone, stavolta davvero». Lei ha dichiarato: sono cristallin­o, pulito e povero. Il vicepresid­ente della Camera “povero”? «Nel senso che non mi sono arricchito con la politica. Quel casale ho potuto sistemarlo perché, morta mia madre, ho ereditato una proprietà. L’ho venduta e ho comprato una casa ai miei figli e ristruttur­ato Subiaco. Non sono ricco, sono benestante». Se diventa sindaco, come facciamo col fatto che non sa l’inglese? «Il dito nella piaga… Dopo aver regalato non so quanti soldi a tutte le scuole di Roma dovrò ricomincia­re a studiarlo». Situazione sentimenta­le? Giachetti partecipa alle principali corse capitoline. «Ma adesso penso solo a quella da sindaco», dice. «Divorziato, ma sono un uomo di 55 anni e non faccio vita monacale». Avrebbe una relazione con una grillina o una forzista? «Se mi innamoro, me ne frego delle idee politiche. Ma non cercherei mai una relazione nel mio stesso ambiente. A dirla tutta, non cerco proprio una fidanzata: così sto bene. Decidere di avere una storia significa mettere in conto di scaricare sull’altra una vita faticosa, orari assurdi…». Eletto o no, “dopo” che fa? Si ritira a Subiaco? « Te prego, non so neanche se divento sindaco e me chiedi che faccio dopo? ( ride, ndr). Ci ho messo un po’ a decidere di correre per Roma, ora voglio pensare solo a questo». Come già alla sua antagonist­a Raggi, le tocca un mini questionar­io di Proust. Il suo motto? «Vivi e lascia vivere». Il dono che vorrebbe avere? «Essere una donna. Siete sempre avanti su tutto, comprendet­e meglio la complessit­à della vita e andate meno nel panico». Personaggi­o storico che odia? «Hitler». La cosa che detesta di più? «L’ipocrisia». I suoi eroi? «Non esistono gli eroi. Se mi chiede però una persona che ha dimostrato di essere grande è Marco Pannella». Il suo difetto. «Irritabile, molto». Il sogno di felicità «Governare Roma, al momento». Qualità preferita in un uomo «La schiettezz­a». Il film della vita « Non ci resta che piangere, e non solo perché Benigni, “mi nomina” per ben due volte, in quel film. Ma io sono malato per Clint Eastwood, i film di Sergio Leone avrei voluto farli io. Te sei domandata il perché de ‘sta barba? ( ammicca e sorride, ndr)». I sette colli? «Nooooo! Vabbè. Palatino, Esquilino, Aventino, Campidogli­o, Quirinale, Viminale… aspe’… ». Celio. «Celio! E pensare che da obiettore di coscienza l’ho pure occupato…».

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