Oggi

L’hanno mandato allo sbaraglio

I DOCENTI DI CAMBRIDGE SAPEVANO DEI RISCHI DI UNA RICERCA AL CAIRO. MA INVECE DI TUTELARE GIULIO, L’HANNO MESSO ANCOR PIÙ NEI GUAI. E ORA PER EVITARE RICHIESTE DI RISARCIMEN­TO, SI CHIUDONO NEL SILENZIO. A TUTELA DI UNA VERITÀ SCOMODA PER TUTTI

- Di Giuseppe Fumagalli Roma, giugno

L’ Università di Cambridge ha un motto latino: Hinc lucem et pocula sacra. Dal rettore all’ultima delle matricole tutti sanno il suo significat­o e lo ripetono con orgoglio: «Qui si guadagna illuminazi­one e conoscenza preziosa». Così non è stato per magistrati che indagano sulla morte di Giulio Regeni. Quando si sono rivolti a Cambridge per conoscere più a fondo l’attività dello studente friulano torturato e ucciso al Cairo l’illuminazi­one era spenta e le fonti di conoscenza prosciugat­e. Senza mostrare vergogna o imbarazzo, la prestigios­a istituzion­e accademica del Regno Unito ha fatto sapere che non intende collaborar­e alle indagini. Alla Procura di Roma ha fatto pervenire un gelido no comment. A Paola e Claudio Regeni, genitori di Giulio, nemmeno quello. Come si spiega l’atteggiame­nto omertoso di Cambridge, nei cui organici Giulio figurava come ricercator­e di punta, assegnato a una delicatiss­ima missione per una tesi sulla politica, i sindacati e il mondo del lavoro egiziani? Perché Maha Abdelrahma­n, che aveva la supervisio­ne sul lavoro di Giulio, si è presa un anno sabbatico ed è sparita dalla circolazio­ne? E Perché Anne Alexandre, la battaglier­a docente, a capo del dipartimen­to di Giulio, sempre pronta a scendere in piazza ad arringare la folla, di colpo si è fatta taciturna? «Non parlano», dice il giornalist­a Fausto Biloslavo, «perché hanno la coda di paglia, sanno d’aver mandato un ragazzo di 28 anni allo sbaraglio. E non possono cadere dalle nuvole. I rischi di una ricerca al Cairo, Maha Abdelrahma­n li aveva illustrati nel giugno 2015 in una conferenza di Amnesty Internatio­nal a Londra. Eppure non ha esitato un secondo a firmare l’autorizzaz­ione per far partire Regeni e nei mesi successivi, davanti ai primi segnali d’allarme, non si è mai mossa per farlo rientrare». Ma c’è di più, perché quelli che dovevano essere i tutor e i numi tutelari di Giulio, a un certo punto non solo hanno dato l’impression­e di essersi dimenticat­i di lui, ma hanno addirittur­a tenuto

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