L’hanno mandato allo sbaraglio
I DOCENTI DI CAMBRIDGE SAPEVANO DEI RISCHI DI UNA RICERCA AL CAIRO. MA INVECE DI TUTELARE GIULIO, L’HANNO MESSO ANCOR PIÙ NEI GUAI. E ORA PER EVITARE RICHIESTE DI RISARCIMENTO, SI CHIUDONO NEL SILENZIO. A TUTELA DI UNA VERITÀ SCOMODA PER TUTTI
L’ Università di Cambridge ha un motto latino: Hinc lucem et pocula sacra. Dal rettore all’ultima delle matricole tutti sanno il suo significato e lo ripetono con orgoglio: «Qui si guadagna illuminazione e conoscenza preziosa». Così non è stato per magistrati che indagano sulla morte di Giulio Regeni. Quando si sono rivolti a Cambridge per conoscere più a fondo l’attività dello studente friulano torturato e ucciso al Cairo l’illuminazione era spenta e le fonti di conoscenza prosciugate. Senza mostrare vergogna o imbarazzo, la prestigiosa istituzione accademica del Regno Unito ha fatto sapere che non intende collaborare alle indagini. Alla Procura di Roma ha fatto pervenire un gelido no comment. A Paola e Claudio Regeni, genitori di Giulio, nemmeno quello. Come si spiega l’atteggiamento omertoso di Cambridge, nei cui organici Giulio figurava come ricercatore di punta, assegnato a una delicatissima missione per una tesi sulla politica, i sindacati e il mondo del lavoro egiziani? Perché Maha Abdelrahman, che aveva la supervisione sul lavoro di Giulio, si è presa un anno sabbatico ed è sparita dalla circolazione? E Perché Anne Alexandre, la battagliera docente, a capo del dipartimento di Giulio, sempre pronta a scendere in piazza ad arringare la folla, di colpo si è fatta taciturna? «Non parlano», dice il giornalista Fausto Biloslavo, «perché hanno la coda di paglia, sanno d’aver mandato un ragazzo di 28 anni allo sbaraglio. E non possono cadere dalle nuvole. I rischi di una ricerca al Cairo, Maha Abdelrahman li aveva illustrati nel giugno 2015 in una conferenza di Amnesty International a Londra. Eppure non ha esitato un secondo a firmare l’autorizzazione per far partire Regeni e nei mesi successivi, davanti ai primi segnali d’allarme, non si è mai mossa per farlo rientrare». Ma c’è di più, perché quelli che dovevano essere i tutor e i numi tutelari di Giulio, a un certo punto non solo hanno dato l’impressione di essersi dimenticati di lui, ma hanno addirittura tenuto