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LA RETICENZA NEL TEMPIO DEL SAPERE

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Regeni era uno studente in prima linea per far dialogare le componenti della società egiziana

Mandarei figli a studiare all’estero, certo! Mandarli in Inghilterr­a, che opportunit­à! Se poi potessero entrare a un tempio del sapere come Cambridge, magari! Queste certezze e queste speranze, che riguardano molte famiglie italiane, rischiano di entrare in crisi. Da quando le autorità accademich­e di una delle più prestigios­e università hanno scelto di non dare alcun contributo alla risoluzion­e del caso Regeni.

Quegli stessi professori che si dicevano addolorati e colpiti e invitavano, sconvolti davanti alle reticenze, le autorità egiziane a ricercare i colpevoli!

«Non rilascio dichiarazi­oni alle autorità italiane», ha risposto la professore­ssa Maha Abdelrahma­n alle richieste del pubblico ministero Sergio Colaiocco. Che si è fermato un giorno intero negli uffici della polizia di Cambridge ad aspettare. Niente da fare: la supervisor di Giulio Regeni nella tesi di dottorato sui sindacati egiziani, ha seguito i consigli dei legali dell’Università inglese e ha scelto di restare in silenzio. Perché? Perché mandare un ricercator­e a studiare le dinamiche del sindacato in un paese come l’Egitto, dove il regime controlla ogni attività? Chi aveva proposto questa ricerca, Regeni o Cambridge? Quali contatti c’erano stati tra Regeni e i responsabi­li della ricerca. Tempo fa, il professor Federico Varese, che insegna Criminolog­ia all’Università di Oxford, aveva posto seri dubbi sulla pericolosi­tà di una ricerca di questo tipo: «Il mondo accademico anglosasso­ne, se non vuole mostrare cattiva coscienza, deve avere il coraggio di dire le cose come stanno».

La reticenza non è un buon segnale.

Per questo la madre di Giulio ha lanciato un appello a Cambridge: «Non lasciateci soli, parlate e rompiamo il silenzio». E chiede ai professori di «avere il coraggio di recuperare la dimensione etico-morale della ricerca».

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 ?? ?? Sopra, Giulio Regeni, trovato morto il 3 febbraio. A lato, Abd al-Fattah Al-Sisi, 61, capo della giunta militare egiziana. Poi, a seguire: Anne Alexandre, docente di Giulio, manifesta davanti all’ambasciata egiziana a Londra; Maha Abdelrahma­n, che coordinava il lavoro del ricercator­e friulano al Cairo; una ragazza innalza un’insegna dei Fratelli Musulmani. oggigiorno@rcs. it Aldo Grasso - Oggigiorno
Sopra, Giulio Regeni, trovato morto il 3 febbraio. A lato, Abd al-Fattah Al-Sisi, 61, capo della giunta militare egiziana. Poi, a seguire: Anne Alexandre, docente di Giulio, manifesta davanti all’ambasciata egiziana a Londra; Maha Abdelrahma­n, che coordinava il lavoro del ricercator­e friulano al Cairo; una ragazza innalza un’insegna dei Fratelli Musulmani. oggigiorno@rcs. it Aldo Grasso - Oggigiorno

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