SOS: GENITORI IN ALTO MARE
LA VICENDA DEL BAMBINO GIAPPONESE CI INTERROGA: COSA FARE CON I FIGLI DIFFICILI? SEGNO DI VITTORIA
Cara Maria io e mio marito in che cosa abbiamo mancato per ritrovarci con un figlio quindicenne rissoso, inconcludente e bullo? È stato uno sbaglio cambiargli asilo perché la maestra lo aveva definito (a 3 anni!) ipercinetico e incapace di socializzare? Siamo stati concreti o nefasti rispettando la sua natura piuttosto che reprimerla con severità e castighi? Sicuramente mai avremmo potuto ricorrere a punizioni terrificanti come l’abbandonare un bambino in una foresta… Però ci sentiamo falliti e non troviamo risposte. Wilma, e-mail on c’è stato soltanto il caso del piccolo bullo giapponese, di cui
parla a pagina 56, ma anche quello di due genitori italiani accusati di aver portato al suicidio la figlia adolescente con i loro metodi restrittivi: tutte le famiglie si sentono coinvolte. Innanzitutto, ritengo di dover ridimensionare le responsabilità dei padri e delle madri in questione. I severi “samurai” erano tornati tre ore dopo a riprendersi il bambino, che però nel frattempo era scomparso. Quanto alla coppia sotto accusa, la causa scatenante del suicidio era stato il rifiuto di mandare in Cina per un anno la figlia adolescente.
Sia chiaro: solo un’abissale ignoranza o una folle incoscienza possono spingere a scaricare un bambino ai margini di una foresta, anche se per poche ore e anche se colpevole di aver preso a pietrate automobili e persone. E, pur certa che nessun genitore concederebbe a una ragazzina di trasferirsi in un altro continente senza alcun controllo, ritengo esecrabile un’educazione che nega ogni libertà e ogni permesso, paralizzando la crescita dei figli. Ma, ciò detto, contesto con forza l’impietosa strumentalizzazione che si sta facendo di questi casi di cronaca.
Il bullismo degli adolescenti è diventato una piaga sociale. E siccome le istituzioni sono incapaci di trovare rimedi concreti, si spara a zero contro il bersaglio più sensibile: le famiglie. Mancano strutture e spazi di aggregazione, le scuole vanno non solo metaforicamente a pezzi e i figli, che crescendo avrebbero bisogno di regole e di punti di riferimento alternativi, toccano con mano che la prepotenza vince, il merito non paga e i furbi se la cavano sempre. E i buoni genitori, spiazzati da opinionisti che come la peggior tifoseria sono divisi tra duri castighi e amorosa comprensione, si pongono come te e tuo marito domande senza risposta. Mi dispiace, non ne ho neppure io…