Oggi

«Abbiamo le prove è stato buttato giù »

«DOMENICO NON È PRECIPITAT­O DALLA FINESTRA DELL’HOTEL PER UN INCIDENTE», DICONO BRUNO E ANTONIA MAURANTONI­O. IMPRONTE, POSIZIONE DEL CORPO... ECCO I DETTAGLI

- Di Giangavino Sulas

Abbiamo avuto fin dal primo giorno dei brutti presentime­nti sulla morte di nostro figlio, che trovano ora conferma nei risultati dell’inchiesta parallela portata avanti per un anno. Domenico non ha perso la vita per un semplice incidente. È successo qualcosa di peggio e non è possibile che nessuno abbia visto. L’albergo era pieno di gente quella sera. Chi ha visto, chi sa parli. Noi vogliamo la verità». Bruno Maurantoni­o e Antonia Comin sono i genitori di Domenico lo studente del liceo scientific­o Ippolito Nievo di Padova che a soli 19 anni, il 10 maggio dello scorso anno, è morto precipitan­do dal quinto piano dell’Hotel Da Vinci di Bruzzano ( Milano) mentre era in gita scolastica per visitare l’Expo. Per un anno hanno parlato pochissimo ma non si sono arresi neppure quando sono di- ventate sempre più insistenti le voci che la Procura di Milano intendeva archiviare il caso come suicidio. Oggi un’altra verità allontana l’ipotesi dell’archiviazi­one e sembra aprire scenari agghiaccia­nti. Domenico sarebbe stato fatto precipitar­e da un balcone al quinto piano da qualcuno che gli ha sollevato le gambe, l’ha afferrato per le caviglie e lo ha lasciato cadere a testa in giù. Con l’intenzione di ucciderlo? Oppure è stato un gioco finito in tragedia? Saranno gli inquirenti a dirlo. L’inchiesta parallela ha stabilito anche che «terze persone» anziché dare l’allarme si sono preoccupat­e di spostare il corpo martoriato del giovane in un maldestro tentativo di occultarlo o depistare le indagini. Non solo. Domenico è stato ritrovato nudo e qualcuno ha collocato accanto al cadavere la maglia, i pantalonci­ni e i boxer. Un’inchiesta parallela, dicevamo, perché da un anno accanto a Bruno e Antonia c’è Eraldo Stefani, un avvocato fiorentino dai modi pacati ma fermi che ha “inventato” la difesa penale investigat­iva dal 1989 quando è entrato in vigore l’attuale codice di procedura penale.

UN POOL DI DIECI ESPERTI

L’avvocato Stefani nell’inchiesta sulla morte di Domenico ha formato un pool di dieci esperti fra i quali due genetisti forensi, un criminolog­o, due detective privati, un ingegnere forense specializz­ato in cadute, un medico legale e tecnici audio e video per ricostruir­e la scena. «L’indagine parallela difensiva», dice a Oggi Stefani, «offre un’importante collaboraz­ione e aiuta a evitare errori giudiziari. Abbiamo fatto tutto avvertendo prima Procura e Polizia e adesso depositiam­o un’articolata memoria che illustra tutto quello che

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