MA È DAVVERO DEPRESSIONE?
CRISI, SBAGLI E ROUTINE CREANO UN MALESSERE DA NON SCAMBIARE PER MALATTIA IN DIFFICOLTÀ
Cara Maria mia figlia, invece di mettere fine come me a un’unione infelice, si è impegnata per tenerla in vita e per dare delle regole a un marito infedele e mediocre. Oggi, a 40 anni, ai problemi di cuore sono subentrati quelli dei ragazzi che crescono, dei soldi, della casa… Meritava molto di più, ma lei non lo capisce e io ci sto male a vederla sempre più spenta. La mia paura è che stia entrando in depressione: ho provato a parlargliene, ma mi dà della visionaria. Quanto a mio genero, scarica tutto sulle spalle della moglie e vive benissimo… Cosa posso fare? Rossana, Modena C’ erano una volta lo stress, la routine, la malinconia, la paura, la rabbia, il raptus… In una ennesima erosione del lessico, adesso sono stati inglobati in un solo termine: depressione. «Depressa» vale sia per la madre assassina, sia per la signora che deve aspettare tre settimane la Kelly di Hermès. E anche al maschile l’aggettivo ha fatto man bassa di modi diversi per esprimere diversi stati d’animo e reazioni. La tua lettera prova la confusione che ne è derivata: nell’impossibilità di capire si ingigantisce qualunque avvisaglia di disagio. A lume di buonsenso a me tua figlia sembra una donna demotivata e stanca.
Sposata a un uomo infedele e mediocre, ha lottato per migliorarlo invece di separarsi. Ma contenere i danni e imporre qualche regola è solo un compromesso: dove stanno gratificazioni e gioie? Sempre mediocre il marito resta. Molte donne fanno la sua stessa scelta, e con il passare del tempo come lei si spengono nella rassegnazione. Non esistono terapie perché non si tratta di malattia. Occorrerebbe il miracolo di un nuovo amore o un atto di coraggio che non si è più in grado di compiere. La depressione vera rende incapaci di reagire, di lavorare e di progettare, come se ogni attività vitale venisse spenta.
La causa scatenante è quasi sempre un grande dolore o l’infi erire inarrestabile di eventi sfortunati: l’esistenza va in tilt, ma è difficile che i famigliari se ne accorgano perché chi è davvero depresso tende a nasconderne i sintomi. Tua figlia invece non nasconde lo stato di abulia emotiva in cui è entrata e che peraltro non le impedisce di farsi carico della famiglia. Ma rifi uta di parlarne, differenziandosi da quelle che si impasticcano di ansiolitici e diffondono malesseri e sensi di colpa come spruzzi di deodorante alla lavanda. Ormai rassegnata, convive dignitosamente con la mediocrità della sua vita. Il solo aiuto che puoi darle è lasciarla in pace.