EUTANASIA: REGOLE STRETTE PER UNA SCELTA VOLONTARIA
Ma le banche italiane sono solide o no?
CARO PROFESSORE, SI CONTINUA A MORIRE SOFFRENDO. COME MAI NON SI PARLA PIÙ DELL’EUTANASIA?
Ildibattito politico si è fermato, ma chi ha a cuore il diritto fondamentale di decidere “come” morire continua la costruzione di regole da proporre a un’opinione pubblica che è tendenzialmente a favore dell’eutanasia, come dimostrato da parecchi sondaggi. Senza entrare nel problema giuridico, il Comitato Etico della Fondazione Umberto Veronesi ha stilato una mozione sui profili etici dell’eutanasia.
Parliamo dei “limiti” dell’eutanasia, che devono costituire una garanzia per tutti: per chi è favorevole e per chi è contrario.
Il Comitato Etico della Fondazione ha rilevato quanto sia diventato innaturale il processo del morire, in quanto la biomedicina è in grado di allungare artificialmente le fasi terminali della vita. Qui si pone il primo paletto: la persona avviata irreversibilmente alla morte ha il diritto imprescindibile di non subire le sofferenze dell’agonia. Le “cattive morti” sono evitabili, e bisogna dare legittimità alle azioni compassionevoli che finora hanno tenuto l’eutanasia nella zona d’ombra delle pratiche clandestine. Gli oppositori sostengono che, ove legittimata, potrebbe diventare la modalità per “far fuori” i soggetti più deboli. Ma si tratta di idee infondate. Nei Paesi dove è legale, ci sono regole ferree per l’accertamento della volontarietà e le morti per eutanasia legale raggiungono l’1-2% delle morti totali. E, nella larghissima parte dei casi, l’accorciamento non supera di una settimana il naturale decorso della fine della vita. Non incombe alcun fenomeno di tipo nazista per eliminare anziani, disabili, più poveri e meno istruiti: i dati dimostrano che alla pratica legalizzata ricorrono soprattutto uomini di età media.
Regole strette: capacità d’intendere e di volere del richiedente; stadio terminale e sofferenze incontrollabili; possibilità, sempre, di cambiare la decisione; indipendenza del medico che decide e nessun obbligo, per nessun medico, di praticare l’eutanasia.
RENZI DICE CHE IL SISTEMA È SICURO MA HA OTTENUTO UNO “SCUDO” DA 150 MILIARDI. QUAL È LA VERITÀ?
LaRISPONDE verità è che non tutte sono solide e l’Italia è l’unica in Europa a richiedere una possibilità di intervento sul proprio sistema bancario.
Si suppone che farlo sia necessario, altrimenti il Governo sarebbe pazzo a chiederla. Ma c’è chi dice che il crollo dei nostri titoli bancari in Borsa sia dovuto proprio a questo grande agitarsi, mossa che ha messo in allarme i mercati finanziari, che su di noi mantengono sempre il ragionevole dubbio. La Brexit? Solo un pretesto.
L’altra verità è che un primo intervento è stato già concesso: viene chiamato “scudo” e ha il valore di 150 miliardi di euro.
Ma ci era praticamente dovuto nei limiti dei trattati europei per “circostanze eccezionali”, conclamate dalla perdita della metà del valore dei titoli bancari in Borsa. Questo scudo farebbe in modo che un’obbligazione sia sempre “liquida” sul mercato, qualunque sorte tocchi alla banca che la emette. La terza verità è che, grazie alla manovra di Draghi, le banche non avrebbero avuto problemi di liquidità. Ma, a quanto pare, le nostre ce l’hanno comunque. La quarta verità, forse la più importante, è che
tutta questa presunta liquidità non risolve i veri problemi delle nostre banche,
che riguardano il loro patrimonio. Per questo si sta cercando un accordo sulle ricapitalizzazioni dei nostri istituti. Un unico tentativo c’è stato con il fondo Atlante, appena nato e già vuoto: i 4 miliardi di euro di dotazione hanno coperto le vergogne delle banche venete. Ma di miliardi ne servono molti di più. Da trovare, perché salvare le banche stavolta significa salvare i soldi di tutti.