Oggi

EUTANASIA: REGOLE STRETTE PER UNA SCELTA VOLONTARIA

Ma le banche italiane sono solide o no?

- Ernesto T., Latina

CARO PROFESSORE, SI CONTINUA A MORIRE SOFFRENDO. COME MAI NON SI PARLA PIÙ DELL’EUTANASIA?

Ildibattit­o politico si è fermato, ma chi ha a cuore il diritto fondamenta­le di decidere “come” morire continua la costruzion­e di regole da proporre a un’opinione pubblica che è tendenzial­mente a favore dell’eutanasia, come dimostrato da parecchi sondaggi. Senza entrare nel problema giuridico, il Comitato Etico della Fondazione Umberto Veronesi ha stilato una mozione sui profili etici dell’eutanasia.

Parliamo dei “limiti” dell’eutanasia, che devono costituire una garanzia per tutti: per chi è favorevole e per chi è contrario.

Il Comitato Etico della Fondazione ha rilevato quanto sia diventato innaturale il processo del morire, in quanto la biomedicin­a è in grado di allungare artificial­mente le fasi terminali della vita. Qui si pone il primo paletto: la persona avviata irreversib­ilmente alla morte ha il diritto imprescind­ibile di non subire le sofferenze dell’agonia. Le “cattive morti” sono evitabili, e bisogna dare legittimit­à alle azioni compassion­evoli che finora hanno tenuto l’eutanasia nella zona d’ombra delle pratiche clandestin­e. Gli oppositori sostengono che, ove legittimat­a, potrebbe diventare la modalità per “far fuori” i soggetti più deboli. Ma si tratta di idee infondate. Nei Paesi dove è legale, ci sono regole ferree per l’accertamen­to della volontarie­tà e le morti per eutanasia legale raggiungon­o l’1-2% delle morti totali. E, nella larghissim­a parte dei casi, l’accorciame­nto non supera di una settimana il naturale decorso della fine della vita. Non incombe alcun fenomeno di tipo nazista per eliminare anziani, disabili, più poveri e meno istruiti: i dati dimostrano che alla pratica legalizzat­a ricorrono soprattutt­o uomini di età media.

Regole strette: capacità d’intendere e di volere del richiedent­e; stadio terminale e sofferenze incontroll­abili; possibilit­à, sempre, di cambiare la decisione; indipenden­za del medico che decide e nessun obbligo, per nessun medico, di praticare l’eutanasia.

RENZI DICE CHE IL SISTEMA È SICURO MA HA OTTENUTO UNO “SCUDO” DA 150 MILIARDI. QUAL È LA VERITÀ?

LaRISPONDE verità è che non tutte sono solide e l’Italia è l’unica in Europa a richiedere una possibilit­à di intervento sul proprio sistema bancario.

Si suppone che farlo sia necessario, altrimenti il Governo sarebbe pazzo a chiederla. Ma c’è chi dice che il crollo dei nostri titoli bancari in Borsa sia dovuto proprio a questo grande agitarsi, mossa che ha messo in allarme i mercati finanziari, che su di noi mantengono sempre il ragionevol­e dubbio. La Brexit? Solo un pretesto.

L’altra verità è che un primo intervento è stato già concesso: viene chiamato “scudo” e ha il valore di 150 miliardi di euro.

Ma ci era praticamen­te dovuto nei limiti dei trattati europei per “circostanz­e eccezional­i”, conclamate dalla perdita della metà del valore dei titoli bancari in Borsa. Questo scudo farebbe in modo che un’obbligazio­ne sia sempre “liquida” sul mercato, qualunque sorte tocchi alla banca che la emette. La terza verità è che, grazie alla manovra di Draghi, le banche non avrebbero avuto problemi di liquidità. Ma, a quanto pare, le nostre ce l’hanno comunque. La quarta verità, forse la più importante, è che

tutta questa presunta liquidità non risolve i veri problemi delle nostre banche,

che riguardano il loro patrimonio. Per questo si sta cercando un accordo sulle ricapitali­zzazioni dei nostri istituti. Un unico tentativo c’è stato con il fondo Atlante, appena nato e già vuoto: i 4 miliardi di euro di dotazione hanno coperto le vergogne delle banche venete. Ma di miliardi ne servono molti di più. Da trovare, perché salvare le banche stavolta significa salvare i soldi di tutti.

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Umberto Veronesi -

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