ERGASTOLO Ma è veramente finita?
MASSIMO BOSSETTI È STATO RITENUTO COLPEVOLE DELLA MORTE DI YARA GAMBIRASIO. MENTRE I SUOI AVVOCATI PENSANO AL PROSSIMO GRADO DI GIUDIZIO, ECCO IL PARERE DEI GIORNALISTI CHE HANNO SEGUITO IL PROCESSO SU UN RIBALTAMENTO DELLA SENTENZA
La sentenza di condanna all’ergastolo per Massimo Bossetti è stata pronunciata la sera del 1° luglio. Ma era già stata decisa (non scritta) con due mesi e mezzo di anticipo. Esattamente venerdi 22 aprile, quando Antonella Bertoja, presidente della Corte d’Assise, disse cinque volte «No» respingendo la richiesta di cinque perizie sui punti cardine del processo. Richiesta fatta una settimana prima, il 15 aprile, dai difensori di Bossetti. Una raffica di «No» accompagnata da aggettivi molto chiari: «Non decisivo», «Superfluo». Nessuna nuova analisi quindi sul Dna, sulla dinamica dell’aggressione, sul luogo dell’omicidio, sulle fibre e sulle microsfere metalliche scoperte sui leggins di Yara e sulle telecamere attorno alla palestra di Brembate. Il destino di Bossetti parve segnato. Con la lettura della sentenza si è intuito che già il 22 aprile la Corte non solo non riteneva necessari altri approfondimenti ma che gli indizi e le prove raccolte nelle 38 udienze precedenti erano sufficienti per condannare. Bastava concedere una di quelle perizie per scoprire che i giudici avevano dei dubbi. Invece, il lavoro degli inquirenti in sede di indagine per la Corte era ed è privo di errori. «Un atto di fede», lo ha definito sarcasticamente la difesa. Un atto di fede che la Cassazione in altri casi ha già respinto, a cominciare dall’assoluzione di Amanda e Raffaele. E si arriva al punto fondamentale del processo perché nei prossimi 90 giorni questa certezza la Corte la dovrà riversare in modo chiaro e convincente nelle pagine delle motivazioni per sostenere e spiegare che Massimo Bossetti è colpevole al di là di ogni ragionevole dubbio. Altrimenti rischia la sconfessione in Appello o in Cassazione. Non è stata concessa una sola «superperizia». Mai successo. Né a Cogne, né a Perugia, né a Garlasco. Eppure è lungo l’elenco delle anomalie emerse
LA CORTE NON HA RITENUTO NECESSARIE ORA SI ASPETTANO LE MOTIVAZIONI