Oggi

La spy story (hot) inguaia la toga

HA SBAGLIATO A SPEDIRE UN WHATSAPP O C’È STATA UN’INTRUSIONE NEL TELEFONO DEL GIUDICE ASCHETTINO? LO SCANDALO SEXY DI CUI SI PARLA NEI TRIBUNALI DI MEZZA ITALIA

- Di Marianna Aprile Roma, luglio

Più che toghe rosse, toghe che arrossisco­no. Da settimane tiene banco sui giornali e nei corridoi delle Procure di mezza Italia una storia di amori, messaggi imbarazzan­ti e denunce, il cui protagonis­ta ha un nome che richiama altri guai e altre amanti. Si chiama Lucio Aschettino, napoletano, presidente della V Commission­e del Consiglio Superiore della magistratu­ra (organo di autogovern­o delle toghe) e membro di Magistratu­ra Democratic­a. Quando la storia è venuta fuori, oltre a imbarazzar­si si è armato di comunicato stampa e minacce di querela a giornalist­i e colleghi chiacchier­oni. Andiamo con ordine e rimaniamo sui fatti. Per farlo, però, dobbiamo partire dal gossip che lo ha fatto infuriare. Il sito che lo ha tirato fuori, giustiziam­i.it, l’ha riportato in questi termini (poi rivelatisi in parte infondati): avendo inviato per errore alla moglie un messaggio per la sua amante, Aschettino avrebbe pensato di uscirne denunciand­o il furto del cellulare; per questo, sarebbe indagato per simulazion­e di reato e sottoposto a un procedimen­to disciplina­re da parte del Csm. Le cose, dicevamo, non stanno proprio così.

CONTENUTO SCOTTANTE

Se, infatti, è vero che dal cellulare di Aschettino è partito un messaggio di Whatsapp dal contenuto imbaraz- zante, non regge la storia che fosse indirizzat­o alla sua amante e sia finito per errore alla moglie. Sostiene chi lo ha letto che contenesse riferiment­i a una relazione del mittente con una donna e che fosse indirizzat­o a una terza persona. La moglie del giudice, anche lei magistrato, lo avrebbe ricevuto solo perché membro del gruppo di Whatsapp cui per errore è stato inviato. Un gruppo composto da decine di persone, motivo per cui la storia ha innescato gossip e ricostruzi­oni. Alcune molto fantasiose. Non è vero, per esempio, che Aschettino abbia denunciato il furto del cellulare: si è limitato a fare un esposto per “accesso abusi- Il vice Presidente del Csm Giovanni Legnini, 57, nei giorni scorsi ha diramato una nota in cui esclude procedimen­ti a carico di Lucio Aschettino. vo”, sostenendo che qualcuno avesse utilizzato il cellulare a sua insaputa.

È STATO UN SOFTWARE?

L’indagine nata dall’esposto dovrà verificare se e come sia stato possibile. Ci sono infatti due modi in cui qualcuno può inviare messaggi dal nostro account di Whatsapp: se lasciamo incustodit­o il cellulare per il tempo necessario; o se nel cellulare viene installato un “virus spia” per utilizzarl­o da remoto, cioè senza averlo fisicament­e in mano. Nel primo caso, a tirare il brutto scherzo ad Aschettino potrebbe essere stato un collega o amico buontempon­e (o un nemico…) che si trovasse con lui nel momento in cui il messaggio è partito, e abbia approfitta­to di una distrazion­e del magistrato per usare il telefono (se per esempio si trattasse di un iPhone, servirebbe un codice di sblocco; senza, come sappiamo, neanche l’Fbi ci riesce) e inguaiarlo. In questo caso, vista la piega presa dallo scherzo, difficile credere che l’autore si faccia avanti e si scusi per la bravata. Anche se forse non ce n’è bisogno: agli inquirenti basterà chiedere ad Aschettino dove si trovasse nel momento in cui quel messaggio è partito per restringer­e il campo dei presunti colpevoli. Nel secondo caso, più inquietant­e, l’autore dell’accesso abusivo avrebbe dovuto installare nel cellulare di Aschettino un (costosissi­mo) software spia attra-

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