La spy story (hot) inguaia la toga
HA SBAGLIATO A SPEDIRE UN WHATSAPP O C’È STATA UN’INTRUSIONE NEL TELEFONO DEL GIUDICE ASCHETTINO? LO SCANDALO SEXY DI CUI SI PARLA NEI TRIBUNALI DI MEZZA ITALIA
Più che toghe rosse, toghe che arrossiscono. Da settimane tiene banco sui giornali e nei corridoi delle Procure di mezza Italia una storia di amori, messaggi imbarazzanti e denunce, il cui protagonista ha un nome che richiama altri guai e altre amanti. Si chiama Lucio Aschettino, napoletano, presidente della V Commissione del Consiglio Superiore della magistratura (organo di autogoverno delle toghe) e membro di Magistratura Democratica. Quando la storia è venuta fuori, oltre a imbarazzarsi si è armato di comunicato stampa e minacce di querela a giornalisti e colleghi chiacchieroni. Andiamo con ordine e rimaniamo sui fatti. Per farlo, però, dobbiamo partire dal gossip che lo ha fatto infuriare. Il sito che lo ha tirato fuori, giustiziami.it, l’ha riportato in questi termini (poi rivelatisi in parte infondati): avendo inviato per errore alla moglie un messaggio per la sua amante, Aschettino avrebbe pensato di uscirne denunciando il furto del cellulare; per questo, sarebbe indagato per simulazione di reato e sottoposto a un procedimento disciplinare da parte del Csm. Le cose, dicevamo, non stanno proprio così.
CONTENUTO SCOTTANTE
Se, infatti, è vero che dal cellulare di Aschettino è partito un messaggio di Whatsapp dal contenuto imbaraz- zante, non regge la storia che fosse indirizzato alla sua amante e sia finito per errore alla moglie. Sostiene chi lo ha letto che contenesse riferimenti a una relazione del mittente con una donna e che fosse indirizzato a una terza persona. La moglie del giudice, anche lei magistrato, lo avrebbe ricevuto solo perché membro del gruppo di Whatsapp cui per errore è stato inviato. Un gruppo composto da decine di persone, motivo per cui la storia ha innescato gossip e ricostruzioni. Alcune molto fantasiose. Non è vero, per esempio, che Aschettino abbia denunciato il furto del cellulare: si è limitato a fare un esposto per “accesso abusi- Il vice Presidente del Csm Giovanni Legnini, 57, nei giorni scorsi ha diramato una nota in cui esclude procedimenti a carico di Lucio Aschettino. vo”, sostenendo che qualcuno avesse utilizzato il cellulare a sua insaputa.
È STATO UN SOFTWARE?
L’indagine nata dall’esposto dovrà verificare se e come sia stato possibile. Ci sono infatti due modi in cui qualcuno può inviare messaggi dal nostro account di Whatsapp: se lasciamo incustodito il cellulare per il tempo necessario; o se nel cellulare viene installato un “virus spia” per utilizzarlo da remoto, cioè senza averlo fisicamente in mano. Nel primo caso, a tirare il brutto scherzo ad Aschettino potrebbe essere stato un collega o amico buontempone (o un nemico…) che si trovasse con lui nel momento in cui il messaggio è partito, e abbia approfittato di una distrazione del magistrato per usare il telefono (se per esempio si trattasse di un iPhone, servirebbe un codice di sblocco; senza, come sappiamo, neanche l’Fbi ci riesce) e inguaiarlo. In questo caso, vista la piega presa dallo scherzo, difficile credere che l’autore si faccia avanti e si scusi per la bravata. Anche se forse non ce n’è bisogno: agli inquirenti basterà chiedere ad Aschettino dove si trovasse nel momento in cui quel messaggio è partito per restringere il campo dei presunti colpevoli. Nel secondo caso, più inquietante, l’autore dell’accesso abusivo avrebbe dovuto installare nel cellulare di Aschettino un (costosissimo) software spia attra-