SCHIAVI 2.0 Selfie e social network ci rubano la vita vera
COL TELEFONINO CERCHIAMO UNA STRADA, MA ANCHE L’AMORE. ATTRAVERSO SELFIE E POST RACCONTIAMO A TUTTI CHI SIAMO, MA POI NON CONOSCIAMO IL NOSTRO VICINO. ECCO PERCHÉ PER QUALCUNO È ARRIVATO IL MOMENTO DI INIZIARE A PREOCCUPARCI
Avere o essere?» chiedeva pensoso Erich Fromm. «Dai Erich, ma che ti frega, vieni qui che ci scattiamo un selfie!» risponde oggi la folla, munita di smartphone. Il nuovo motto è “posto ergo sum”, e tutto orbita intorno a una foto, un commento, un tweet che confermi la nostra esistenza in vita. Un dato di realtà confermato dall’immagine qui a fianco: passa il Papa a mezzo metro? L’unica cosa da fare è voltargli le spalle per scattare l’immagine del nostro primo piano con il Pontefice come contorno.
L’ACCESO DIBATTITO TRA GLI ESPERTI
Ma la questione non è così semplice, perché sociologi e ricercatori universitari da qualche anno stanno cercando di rispondere a una precisa domanda: sono i telefonini che ci hanno trasformati in esibizionisti, oppure esibizionisti lo siamo sempre stati, e i telefonini hanno solo amplificato una naturale tendenza dell’umanità? Tiziano Bonini, ricercatore in Media studies all’Università Iulm di Milano e autore di trasmissioni radiofoniche, per spiegare il suo punto di vista ricorre a un’immagine cinematografica: «Ogni volta che appare una pistola in un film, sappiamo che quella pistola sparerà. Con gli smartphone è più o meno la stessa cosa. Se li abbiamo in mano, li useremo. Sui giornali abitualmente i commen- tatori hanno una posizione moralista nei confronti dei selfie e, in generale, del narcisismo. Il tono è un po’ quello del “dove andremo a finire...”. In pratica la tesi è che in troppi rivolgono lo sguardo verso se stessi, invece che verso il mondo. Io non la penso