UNITE SIAMO PIÙ FORTI ANCHE SUL LAVORO
partner che, nel corso di circa tre mesi, giorno e notte aveva ripetutamente telefonato e inviato sms, dal contenuto anche offensivo.
Mentre il giudice di merito aveva ritenuto configurabile il suddetto reato, a fronte del frequente e rilevantissimo numero di messaggi inviati, la Cassazione ha al contrario stabilito che questo comportamento si inserisce in un rapporto di coppia stabile,
abitualmente mantenuto a mezzo del telefono: era dunque privo di qualsivoglia effetto lesivo e difettava del carattere della petulanza o del biasimevole motivo, essenziali per la ricorrenza del reato. Inoltre, i contatti tra i due erano stati reciproci e realizzati da due soggetti consenzienti nell’ambito di una relazione affettiva. Quindi non ricorreva neppure la volontà dell’uno di interferire inopportunamente nell’altrui sfera di libertà. In altre parole, poiché era in atto una travagliata e burrascosa relazione sentimentale, con contrasti e litigi che avvenivano essenzialmente a mezzo del telefono, erano da escludere sia la petulanza - intesa come insistenza fastidiosa, arrogante invadenza, intromissione inopportuna e continua -, sia il biasimevole motivo, che conferiscono ai fatti l’illiceità penale sanzionabile.
Nel suo caso, dunque, non sarebbero certo configurabili elementi di rilievo penalistico.
Smettendo per un momento la toga dell’avvocato, le auguro che lei e il suo fidanzato possiate tornare a vivere nella stessa città... O che riusciate a far chiarezza nei vostri sentimenti. Cara Michelle, ho letto un interessante intervento di Sheryl Sandberg, la capitana in seconda di Facebook: sostiene che non sia vero che le donne non sappiano fare squadra e si facciano una concorrenza spietata sul posto di lavoro, come vuole il luogo comune. Tu cosa ne pensi?
Antonio la solidarietà è una risorsa preziosa, che in effetti troppo spesso non viene tenuta nella debita considerazione. Uniti siamo più forti, sempre: è qualcosa che impariamo da piccoli e che dovremmo ripeterci sempre, come un mantra, per non dimenticarlo mai. Senza dubbio la competitività, quando non è esasperata e quando non prescinde da rispetto e lealtà, può anche essere un valore, perché ci sprona a essere migliori, ma ho sempre pensato che le vittorie conquistate insieme agli altri danno una soddisfazione tutta speciale: sul lavoro come nella vita privata. Perché molte donne sono istintivamente diffi denti nei confronti delle altre? Per quanto riguarda l’Italia, dove vivo da tanti anni, sono arrivata alla conclusione che questa diffi denza è legata alla competitività e al senso del territorio, e anche all’“esuberanza” degli uomini italiani: è come se le donne fossero portate, d’istinto, a vedere nelle altre delle rivali anziché delle possibili alleate, si sentono subito minacciate, pensano sempre di dover difendere il proprio spazio (anche per questo sono orgogliosa di piacere al pubblico femminile!). Spesso è difficile liberarsi da certi condizionamenti culturali, ma credo che finalmente noi donne siamo più consapevoli e più autonome: questo ci ha aiutato ad abbassare un po’ la guardia e a comprendere l’importanza di fare squadra, dopo tante battaglie perse e tante occasioni mancate (anche in politica) proprio per l’incapacità di mettere da parte le rivalità e gli interessi personali in nome di un obiettivo più grande. In questo gli uomini sono bravissimi, noi molto meno. Eppure abbiamo un potenziale enorme e per questo noi di Doppia Difesa facciamo il possibile per sensibilizzare le donne e coinvolgerle. Insieme possiamo far succedere le cose, insieme siamo più forti e anche più protette. Se ci diamo una mano possiamo fare molto di più!