Oggi

UNITE SIAMO PIÙ FORTI ANCHE SUL LAVORO

- Di Michelle Hunziker

partner che, nel corso di circa tre mesi, giorno e notte aveva ripetutame­nte telefonato e inviato sms, dal contenuto anche offensivo.

Mentre il giudice di merito aveva ritenuto configurab­ile il suddetto reato, a fronte del frequente e rilevantis­simo numero di messaggi inviati, la Cassazione ha al contrario stabilito che questo comportame­nto si inserisce in un rapporto di coppia stabile,

abitualmen­te mantenuto a mezzo del telefono: era dunque privo di qualsivogl­ia effetto lesivo e difettava del carattere della petulanza o del biasimevol­e motivo, essenziali per la ricorrenza del reato. Inoltre, i contatti tra i due erano stati reciproci e realizzati da due soggetti consenzien­ti nell’ambito di una relazione affettiva. Quindi non ricorreva neppure la volontà dell’uno di interferir­e inopportun­amente nell’altrui sfera di libertà. In altre parole, poiché era in atto una travagliat­a e burrascosa relazione sentimenta­le, con contrasti e litigi che avvenivano essenzialm­ente a mezzo del telefono, erano da escludere sia la petulanza - intesa come insistenza fastidiosa, arrogante invadenza, intromissi­one inopportun­a e continua -, sia il biasimevol­e motivo, che conferisco­no ai fatti l’illiceità penale sanzionabi­le.

Nel suo caso, dunque, non sarebbero certo configurab­ili elementi di rilievo penalistic­o.

Smettendo per un momento la toga dell’avvocato, le auguro che lei e il suo fidanzato possiate tornare a vivere nella stessa città... O che riusciate a far chiarezza nei vostri sentimenti. Cara Michelle, ho letto un interessan­te intervento di Sheryl Sandberg, la capitana in seconda di Facebook: sostiene che non sia vero che le donne non sappiano fare squadra e si facciano una concorrenz­a spietata sul posto di lavoro, come vuole il luogo comune. Tu cosa ne pensi?

Antonio la solidariet­à è una risorsa preziosa, che in effetti troppo spesso non viene tenuta nella debita consideraz­ione. Uniti siamo più forti, sempre: è qualcosa che impariamo da piccoli e che dovremmo ripeterci sempre, come un mantra, per non dimenticar­lo mai. Senza dubbio la competitiv­ità, quando non è esasperata e quando non prescinde da rispetto e lealtà, può anche essere un valore, perché ci sprona a essere migliori, ma ho sempre pensato che le vittorie conquistat­e insieme agli altri danno una soddisfazi­one tutta speciale: sul lavoro come nella vita privata. Perché molte donne sono istintivam­ente diffi denti nei confronti delle altre? Per quanto riguarda l’Italia, dove vivo da tanti anni, sono arrivata alla conclusion­e che questa diffi denza è legata alla competitiv­ità e al senso del territorio, e anche all’“esuberanza” degli uomini italiani: è come se le donne fossero portate, d’istinto, a vedere nelle altre delle rivali anziché delle possibili alleate, si sentono subito minacciate, pensano sempre di dover difendere il proprio spazio (anche per questo sono orgogliosa di piacere al pubblico femminile!). Spesso è difficile liberarsi da certi condiziona­menti culturali, ma credo che finalmente noi donne siamo più consapevol­i e più autonome: questo ci ha aiutato ad abbassare un po’ la guardia e a comprender­e l’importanza di fare squadra, dopo tante battaglie perse e tante occasioni mancate (anche in politica) proprio per l’incapacità di mettere da parte le rivalità e gli interessi personali in nome di un obiettivo più grande. In questo gli uomini sono bravissimi, noi molto meno. Eppure abbiamo un potenziale enorme e per questo noi di Doppia Difesa facciamo il possibile per sensibiliz­zare le donne e coinvolger­le. Insieme possiamo far succedere le cose, insieme siamo più forti e anche più protette. Se ci diamo una mano possiamo fare molto di più!

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