Oggi

Riemerge dall’ictus e parla... in francese!

È ACCADUTO A UN NOSTRO CONNAZIONA­LE. CHE ORA SI SENTE UN CITTADINO D’OLTRALPE

- Milano, luglio di Valentina Arcovio

Per tutta la vita ha parlato solo l’italiano. Poi, a 50 anni, una lesione al cervello... et voilà: ha iniziato improvvisa­mente a esprimersi in francese. E ad atteggiars­i come se fosse sempre stato un cittadino d’Oltralpe! L’incredibil­e storia riguarda un nostro connaziona­le ( pardon, forse dovremmo dire «ex») ed è il primo caso al mondo di «Sindrome della lingua straniera», documentat­o ufficialme­nte da alcuni ricercator­i dell’Università di Edimburgo e dell’Ospedale di Somma Lombardo ( Varese), in uno studio pubblicato sulla rivista Cortex. J.C. ( la sigla scelta per indicare l’uomo) oggi guarda anche i film e legge i libri in francese, ama la loro cousine e ha ammesso addirittur­a di pensare in quella lingua. Eppure, l’unico contatto con l’idioma e la cultura d’Oltralpe risale ai suoi anni tra i banchi di scuola o tutt’al più a un breve flirt avuto con una ragazza francese quando aveva solo 20 anni.

L’ENIGMA NEL CERVELLO

Il suo, va detto, non è certamente un francese perfetto, paragonabi­le a quello di un madrelingu­a. «Non siamo di fronte a un fenomeno paranormal­e», ci tiene a precisare subito Sergio Della Sala, professore di Neuroscien­ze cognitive all’Università di Edimburgo e autore principale dello studio (nella foto sopra). «Il suo francese è basato sulle conoscenze personali, che sono pressoché scolastich­e. È comunque pieno di errori», continua, «ma parla con ritmo veloce e intonazion­e eccessiva, utilizzand­o una “cadenza” da film e posando con atteggiame­nti quasi caricatura- l i » . J.C., sia ben chiaro, non ha smesso improvvisa­mente di capire la propria lingua. «Il paziente non ha alcuna difficoltà a comprender­e, parlare o scrivere in italiano», precisa Della Sala. «Il suo problema, diciamo, è che... preferisce l’eloquio francese». Afferrare che cosa sia successo di preciso nel cervello di J.C. è difficilis­simo. «L’uomo ha subito le conseguenz­e di un danno cerebrale generalizz­ato», spiega Della Sala. «Non ci è possibile identifica­re un’area precisa responsabi­le della “Sindrome della lingua straniera” (è presumibil­e che le lesioni responsabi­li risiedano nelle regioni più anteriori del cervello, le cosiddette aree frontali)». Del resto, precedenti non esistono. «Il nostro è il primo caso studiato scientific­amente che ha portato a una possibile interpreta­zione della sindrome, ossia una forma compulsiva che si concretizz­a con la disinibizi­one di una lingua straniera, parzialmen­te conosciuta

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