Altro che lifting, splende come nuovo
Duemila anni e non sentirli... più. Il “nuovo” Colosseo, tirato a lucido e in buona salute (almeno per quanto riguarda la facciata esterna) è stato presentato in pompa magna lo scorso 1° luglio. Presenti all’infuocata mattinata (ah, se avessero risistemato anche il velarium con cui anticamente veniva coperta la struttura nei giorni di canicola!) tutti gli attori dell’operazione. I fratelli Della Valle, mecenati da 25 milioni di euro, il presidente del Consiglio Matteo Renzi, il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini e, gongolante ma defilato, il Soprintendente dei Beni archeologici di Roma Francesco Prosperetti. Per circa un migliaio di giorni l’Anfiteatro Flavio era stato impacchettato e messo sotto i ferri, proprio come se si trattasse di un paziente bisognoso di operazione chirurgica. Anzi, varie operazioni chirurgiche. Precedute tutte da un minuzioso lavaggio delle superfici con acqua nebulizzata rilasciata da spruzzini temporizzati e dall’azione di mani armate di spazzole di saggina. Altrimenti, visto il consi- stente strato di sporco e i depositi di smog presenti ovunque, non si poteva vedere neanche dove intervenire. «Il Colosseo era particolarmente degradato e per questo necessitava di consolidamento strutturale e microstrutturale», spiega a Oggi Paola Rossi, restauratrice della Re. Co. che ha partecipato attivamente all’avventura. «Sul fronte sud ( quello che guarda verso il colle Celio, ndr) ci si è concentrati sulle opere cementizie e laterizie, abbiamo studiato i singoli mattoni, andando a verificare lo stato di conservazione di ognuno. Nella parte nord ( affacciato sulla via sacra che conduce ai Fori Imperiali, ndr) pure abbiamo riscontrato la presenza di parecchie pietre lesionate o affet-
PER I PROSSIMI 50-70 ANNI