REDDITO DI CITTADINANZA A parole no nei fatti sì
RENZI È CONTRARIO. MA NEL PD MOLTI APPLICANO IL PROGETTO GRILLINO GRILLO PARLANTE
Matteo Renzi critica aspramente il reddito di cittadinanza del M5S, ma molti governatori del suo partito hanno preso iniziative simili. Nella direzione Pd del 4 luglio, il premier ha attaccato così la principale proposta elettorale del M5S: « il principio che non funziona. Io non posso aver diritto a un stipendio solo perché sono cittadino: invece ho diritto a che ci si prenda cura di me, ad avere delle opportunità». Una proposta che, come spiega il sito di Beppe Grillo, «aiuta i cittadini che stanno rimanendo indietro» e concede a «un nucleo familiare composto da una persona il diritto a percepire un reddito di 780 euro». Renzi è stato applaudito, ma molti dei presenti lo stanno contraddicendo. A partire da Debora Serracchiani, scelta da Renzi come sua vice alla guida del partito, che è stata la prima a varare, un anno fa, il reddito di cittadinanza in salsa friulana, votato anche dal M5s. Il reddito del Friuli Venezia Giulia prevede per i nuclei familiari che hanno un reddito sotto i 6 mila euro annui un’integrazione che può arrivare fino a 550 euro al mese, purché almeno uno dei componenti della famiglia sia residente nella regione da almeno 24 mesi e chi lo riceve dimostri di voler cercare un lavoro e partecipi a corsi di formazione.
UN ASSEGNO MENSILE
Anche la Basilicata, guidata dal renziano Marcello Pittella ha lanciato il “reddito minimo di inserimento”, che prevede un assegno da 400 a 550 mensile per «la partecipazione alle attività di pubblica di utilità». Dopo essere stato approvato in commissione, è pronto per il passaggio finale nel Consiglio regionale della Sardegna, guidata dal renziano Franceco Pigliaru, il testo che prevede fino a 600 euro al mese per «i nuclei familiari, le coppie di fatto in cui ci sia una convivenza da almeno sei mesi o le persone singole» che vivono sotto la soglia di povertà. A marzo il governatore pugliese Michele Emiliano (non allineato a Renzi) ha varato ReD, il reddito di dignità, che prevede un contributo da 210 euro ( per i single) a 600 euro ( per famiglie di cinque persone) in cambio della sottoscrizione di un «patto per l’inserimento lavorativo» con tirocini e lavori sociali. L’Umbria della cuperliana Catiuscia Marini a giugno ha approvato il “sostegno all’inclusione attiva”, 12 milioni di euro per un’indennità mensile per disoccupati e fasce vulnerabili che frequentano tirocini formativi. Dopo averci provato lo scorso anno senza successo, il governatore siciliano Rosario Crocetta ci riprova con una delibera di giunta che prevede 500 euro al mese per 40 mila nuclei familiari poveri. Il reddito dovrebbe essere erogato il prossimo anno.