Fame nervosa: che cosa succede nel nostro cervello?
RABBIA, ANSIA, SOLITUDINE: QUANDO NON SAPPIAMO GESTIRLE, APRIAMO IL FRIGORIFERO.
C’èUNA PSICOLOGA CI SPIEGA PERCHÉ
chi si abbuffa di pizza e patatitine, chi di dolci alla crema, quasi nessuno di bistecche. Questo succede perché i carboidrati regalano subito emozioni positive, liberando serotonina nel circuito ormonale. «In realtà», spiega Floriana Ventura, psicologa e consulente di Melarossa, «non è mai di cibo che abbiamo bisogno». Non avvertiamo lo stimolo della fame, eppure mangiamo, e non solo un quadratino di cioccolato ma una tavoletta intera: «Lo facciamo in risposta a un disagio emotivo o situazionale, cioè legato a un momento che non sappiamo affrontare», continua Ventura. Ci sentiamo soli e, anziché chiamare un amico, apriamo la scatola dei biscotti. «
La gratificazione è immeditata, certo, ma di breve durata
»: sto ancora assaporando il mio peccato di gola e sopraggiunge il senso di colpa. Questo succede anche
stati associati dentro di noi quando eravamo bambini,
fin dall’esperienza dell’allattamento. «Se nella vita adulta le due sfere non vengono separate, continuiamo a pensare che il cibo possa portarci anche una gratificazione affettiva», spiega la dottoressa. Così, quando siamo al cospetto di un’emozione che non sappiamo gestire, sia rabbia, frustrazione o senso di colpa, cerchiamo coccole nel cibo, «e le donne, in genere più esposte alle emozioni, in misura molto maggiore rispetto agli uomini, in un rapporto di 9 a 1». Il consiglio per non cedere all’abbuffata è provare a distrarsi: «Interrompere il pensiero del cibo dedicandosi a un’attività coinvolgente, anche solo per 3, 4 minuti». A quel punto saremo abbastanza padroni di noi da mettere a fuoco i nostri veri bisogni.