Ma possibile che siano stati tutti assolti?
IL CASO
NEL GIRO DI POCHI GIORNI, UN DRAPPELLO DI POLITICI FINITI PER MESI NEL MIRINO DELLA MAGISTRATURA (E DEI GIORNALI) SONO USCITI A TESTA ALTA (O QUASI) DALLE RISPETTIVE INCHIESTE. ECCO COS’È SUCCESSO
TuttiRISPONDE
assolti direi di no. A Roma sono stati rinviati a giudizio tre collaboratori di Ignazio Marino. A Torino sono stati condannati 10 consiglieri regionali. E per Mafi a Capitale sono già sotto processo una settantina fra politici, amministratori, imprenditori e faccendieri. Indagini e processi si fanno per questo: accertato un fatto che può essere reato, si deve appurare se lo è davvero, chi l’ha commesso e se le prove bastano per condannarlo.
In Mafi a Capitale, è fi siologico che, su 180 indagati, per 110 non si siano trovati elementi suffi cienti per un giudizio.
Ma vediamo i due assolti eccellenti che fanno discutere. I fatti erano le spese private, pagate con soldi pubblici, dell’ex sindaco di Roma, Marino (circa 20 mila euro di pranzi e cene), e dell’ex governatore del Piemonte, Cota (25 mila euro di acquisti a Boston, comprese le famigerate mutande verdi). Il reato ipotizzato era il peculato che, come tutti i delitti volontari, presuppone il “dolo”: cioè l’intenzione di violare la legge.
Marino e Cota non hanno negato che quelle spese le abbiano pagate i cittadini
(infatti Marino ha restituito 20 mila euro al Comune), ma hanno negato di esserne consapevoli:
sarebbe stato un errore dei rispettivi collaboratori, a loro insaputa.
E i Pm non sono riusciti a dimostrare il contrario. Di qui l’assoluzione. Che non cancella i fatti né le responsabilità politiche e morali dei due. E non signifi ca che un sindaco o un governatore possano cenare o fare shopping a spese nostre. Anche se Marino e Cota (i loro segretari si vedrà) escono dal processo penale, c’è comunque un danno erariale da rifondere. E
c’è il loro grave errore. Che, per i politici, può essere anche peggio di un reato.