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GIALLO DELLA FONDERIA IL CLAMOROSO RISULTATO DI UNA PERIZIA «L’operaio trovato morto in montagna fu prima drogato e poi avvelenato col cianuro »

LE INDAGINI SONO FERME: CHE FINE HA FATTO MARIO BOZZOLI? E COME È MORTO IL SUO OPERAIO GIUSEPPE GHIRARDINI? GLI ESAMI DI UN TOSSICOLOG­O SVELANO UNA NUOVA “VERITÀ”. TERRIBILE

- Di Giangavino Sulas Marcheno (Brescia), ottobre

Prima la droga da stupro per annullare le sue difese e impedirne qualunque reazione, poi due capsule di cianuro per ucciderlo. Due, perché la prima non si aprì. Rimase intatta nello stomaco come scoprì l’autopsia. Gli assassini se ne resero conto vedendo che non sopraggiun­geva la morte. Dovettero farne inghiottir­e una seconda che, dissolta dagli acidi dello stomaco, provocò la morte dell’uomo (gli effetti tossici del cianuro infatti si manifestan­o entro mezz’ora dall’ingestione). Così è stato assassinat­o un anno fa, il 18 ottobre 2015, sulle rive di un torrente a Ponte di Legno, Giuseppe Ghirardini, operaio dell’acciaieria Bozzoli di Marcheno in Valtrompia. Lo ha scoperto una consulenza tossicolog­ica voluta dalle sorelle. Ghirardini lavorava nella stessa acciaieria nella quale dieci giorni prima era scomparso nel nulla Mario Bozzoli, uno dei conti- tolari. L’altro era il fratello Adelio. Esclusa l’ipotesi di un rapimento o di una fuga volontaria, la Procura di Brescia è convinta che Mario Bozzoli sia stato gettato in un altoforno, ma le indagini sono a un punto morto anche se sono iscritti sul registro degli indagati due operai e due nipoti, Alex e Giacomo, figli di Adelio. Ma Giuseppe Ghirardini, operaio di fiducia della Bozzoli, uno dei cin- il Roberto Stefana, portavoce delle sorelle di Ghirardini: «Non è morto di infarto», dice.

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